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#108102 Arte Pittura

Manet. Considerato, di volta in volta, l'ultimo dei classici o il primo dei rivoluzionari, difensore della tradizione o precursore della pittura pura, Manet è in grado di magnetizzare, nell'ostilità e nell'entusiasmo, la vita artistica del suo tempo. Si è discusso se si debba preferire il pittore dei primi anni, ammiratore dei Veneti, degli Spagnoli e di Franz Hals, o se egli abbia trovato la sua strada quando, su suggestione di Monet, si converte al plei-air. In realtà egli ha guardato a molti, antichi e moderni, ma si tiene stretta una sua visione della natura e del mondo, suo costante assillo è di " essere del proprio tempo, dipingere la propria emozione". Con l'abolizione della plasticità dei volumi, della prospettiva e del chiaroscuro, sostituito dal contrasto e dal rapporto fra i toni, Manet fu il protagonista di una rivoluzione pittorica di vastissima portata; dalle sue opere Colazione sull'erba e Olympia si suole infatti datare l'inizio di8 un profondo rinnovamento che ebbe come primo frutto l'impressionismo e diede l'avvio all'arte moderna. Attraverso un cospicuo numero di dipinti e opere grafiche, la monografia - che accompagna la nuova mostra romana - intende evidenziare l'audacia e il carisma di un artista che, pur non avendo mai partecipato alle mostre degli amici impressionisti è, per naturale designazione, uno dei capiscuola. .

Author:
Curator: Roma, Complesso del Vittoriano, 7 ottobre 2005 - 12 febbraio 2006.
Publisher: Skira Ed.
Date of publ.:
Details: cm.24x28, pp.344, 131 ill.e tavv.a col.nt.e ft. brossura con bandelle, in cofanetto in mz.tela, piatti figg.a col.

EAN: 9788876244728
Note: volume e cofanetto con mende.
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Milano, Skira 2017, cm.17x21, pp.192, ill.a colori. brossura copertina figurata a colori. Coll.Skira Masters. “Ah, scusate, vi credevo colossale, e cercavo da ogni parte un viso stravolto e patibolare.” In “Manet al Salon” del 1866, Zola racconta l'aneddoto sintomatico della meraviglia di un giornalista cui viene presentato il pittore, “che sta seduto con modestia e occupa uno spazio piccolo piccolo”. Il cliché che si era costituito nell'immaginario comune, dopo gli scandali suscitati da “Le déjeuner sur l'herbe”, i dipinti religiosi e “Olympia”, era appunto quello di una specie di reietto della società, di uomo tormentato e addirittura pericoloso. Al contrario, Manet non aveva mai rinnegato la sua estrazione alto borghese e, come dimostra la scelta di restare sei anni presso Couture, nonostante lo disapprovasse, aveva ogni intenzione di conquistare il successo all'interno del sistema ufficiale dell'arte. La determinazione nel presentarsi per tutta la vita alla giuria del Salon, il rifiuto di unirsi al gruppo dei realisti e, in seguito, di esporre con gli amici impressionisti, indicano come egli fosse l'esatto contrario di un dissidente, o di un sobillatore. Manet era peraltro ben conscio del proprio ruolo di innovatore e voleva anzi esplicitamente imprimere una svolta alla pittura francese, ma non aveva alcuna intenzione di farlo rinnegando la tradizione." (dal saggio di Federica Armiraglio)

EAN: 9788857235677
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London, Thames & Hudson 1996, cm.15x21, pp.208, 185 ill. 30 in colour. brossura copertina figurata. Coll.Worls of Art.

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