Il velocifero.

Milano, Banco Ambrosiano 1978, cm.24x31, pp.178, 54 tavv.bn.e a col.nt. legatura ed.in tutta tela. Coll.Fontes Ambrosiani in Lucem editi cura et studio Bibliothecae Ambrosianae,LIX.

Milano, Mondadori Ed. 1971, cm.14x22, pp.214, legatura ed., sopracop.fig.a col. Coll.Scrittori Italiani e Stranieri. Prima edizione.

Milano, Mondadori Ed. 1967, cm.11,5x19,5 pp.230, legatura ed. sopraccop.fig.a col. Coll.Narratori Italiani,160.

Bergamo, Grafica e Arte 1982, cm.40x34, pp.44, 95 figg.a col. in una sez. a parte n.n. legatura ed.tutta tela, soprac.fig.col. Cofanetto.

Firenze, Olschki Ed. 1969, cm.18x25,5, pp.IV,314, brossura. Coll. Biblioteca dell'«Archivum Romanicum» - Serie I: Storia, Letteratura, Paleografia, 102.

Naples-Turin, Emile Pellerano - J.-B.Paravia 1882, cm.12x19, pp.XXXV,504, rilegatura coeva in mz.pelle, piatti in carta francese, titoli e filetti in oro al dorso. Interni ingialliti e con sporadiche fioriture.

Firenze, Olschki 2016, cm.17x24, pp.XII,248, brossura Biblioteca dell'Archivum Romanicum. Mallarmé tende a manipolare il tempo della natura, sottopone i fenomeni fisici a paradossali distorsioni. Le sue poesie offrono un insieme di scene cosmiche alterate. Interrompere, ritardare, modificare, rimodulare i ruoli degli attori del "mito solare": sono queste le operazioni che il poeta predilige. Tramite un'ampia gamma di infrazioni al corso naturale degli eventi, Mallarmé immagina di poter rimuovere le origini dei suoi dolori: il lutto, l'assenza, l'amore mancato.