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#199132 Archeologia

Dal Collezionismo alla storia. Vito Capialbi e i Brettii a Vibo Valentia.

Author:
Publisher: ETS.
Date of publ.:
Series: Coll.Agri e chorai tra Magna Grecia e Etruria (6).
Details: cm.17x24, pp.258, 19 tavv.a col.ft. brossura cop.fig.a col. Coll.Agri e chorai tra Magna Grecia e Etruria (6).

Abstract: C’è un solo punto dal quale è possibile, oggi come ieri, il controllo del litorale tirrenico dell’odierna Calabria centro-meridionale: la città di Vibo Valentia. Il possesso e l’organizzazione militare ed insediativa di Hipponion-Vibo Valentia in età greca, brettia e romana e la complessa stratificazione della città, che documenta una tenace continuità di frequentazione dell’altura, sono leggibili solo attraverso esili tracce.Nei primi anni dell’Ottocento, per un ricercatore attento e permeato dall’inarrestabile curiosità per la storia e l’archeologia, com’era il conte Vito Capialbi, quelle tracce hanno rappresentato il punto fermo da cui partire per l’approfondimento dei suoi studi e per la stessa costituzione della sua rinomata collezione archeologica, oltre che dell’annessa ricca biblioteca.Un particolare gruppo di reperti archeologici della collezione Capialbi, rinvenuti nella città e nel suo territorio (la ceramica a vernice nera), consente ora, sottoposto ad analisi, di accertare, attraverso la rilettura dei suoi scritti - grazie al raffronto con tutto il materiale presente nella collezione - che lo studioso aveva eseguito scavi ‘programmatici’ e ‘in estensione’ in un fondo di sua proprietà, ubicato sulla cima del colle, il Cofinello, sede di una necropoli non però di età classica, com’è stato generalmente ritenuto: la peculiarità del rituale funerario consente in effetti di inquadrarla tra la seconda metà del IV e la fine del III secolo a.C.“Ricucendo” il legame tra i materiali della collezione e gli scritti del conte, la fase italica della necropoli al Cofinello (e non solo) conferma sia il mantenimento da parte della città di una spiccata vivacità commerciale in età brettia, che un’abile quanto peculiare strategia insediativa italica, attenta ai rapporti di convivenza con l’elemento italiota: il tutto grazie agli inediti tasselli offerti alla ricostruzione storica dall’ illuminato studioso dell’Ottocento.

EAN: 9788846740908
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Traduzione di Enrica e Giuseppe Ciocia. Milano, Arnoldo Mondadori Ed. 1965, cm.11x18,5, pp.218, tascabile, copertina figurata a colori. Coll.Gli Oscar Settimanali,11.
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Note: Segni d' uso sulla coperta.
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Prefazioni, trad.e note di Demetrio Vittorini. Introduzione di N.D'Agostino. Testo inglese a fronte. Milano, Garzanti Ed. 2008, cm.11,5x19, pp.XLVI,222, brossura cop.fig.a col. Coll.I Grandi Libri. "Il racconto d'inverno", scritto probabilmente nel 1611, insieme a "La Tempesta", trae ispirazione da un romanzo d'intrigo e d'avventura che da vent'anni continuava a riscuotere grande successo: Pandosto. Eliminando le parti cupe e sinistre e portando in primo piano i temi a lui cari della perdita e del ritrovamento, della restaurazione dell'innocenza calunniata, del perdono, il genio di Shakespeare ne fa uno spettacolo popolare di altrettanto successo, una sorta di fiaba-commedia "adatta alle lunghe serate d'inverno, che s'estende su un periodo di molti anni e viaggia per molti paesi, una storia malinconica, triste, commovente, ma - scrive Demetrio Vittorini nella prefazione - che fa anche ridere e che tiene in sospeso l'ascoltatore fino all'ultimo e poi gli dà una sorpresa e un lieto fine".

EAN: 9788811364368
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Photographies de Fumio Takashima. Rancilio, Editions du Felin 1983 cm.23x28, pp.170, ill.bn.nt. legatura editoriale, sopraccoperta figurata a colori.
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Note: Autograph by Wolfram Mehring
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