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Catalogo degli incunaboli della Biblioteca Antoniana di Padova.

Author:
Curator: Presentazione di Carlo Carena. Introduzione di Alberto Fanton.
Publisher: Olschki Ed.
Date of publ.:
Details: cm 17 x 24, xl-256 pp. con 12 figg. n.t. e 16 tavv. f.t. a colori. Biblioteca di bibliografia italiana, 196.

Abstract: La Biblioteca Antoniana di Padova, «custode della memoria» di uno dei più importanti insediamenti dell’Ordine francescano, conserva oltre duecento incunaboli, quale testimonianza di un attento interesse per la nascente e rivoluzionaria arte della stampa. Vista come nuova via per la diffusione del sapere, i frati si fecero promotori tramite la cura delle edizioni, la decorazione con miniature in taluni casi e – come successe a Venezia – lavorando al torchio. / The Biblioteca Antoniana of Padova, “guardian of the memory” of one of the most important settlements of the Franciscan Order, contains more than 200 incunabula that testify a keen interest in the emerging and revolutionary art of print. Considered a new tool for the circulation of knowledge, the friars promoted it through editions, illuminations and sometimes, as it happened in Venice, with their direct work at the press.

EAN: 9788822262226
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Trad.di S.Rivolta. Torino, Bollati Boringhieri Ed. 1992, cm.15x22, pp.270, brossura cop.fig.a col. Coll.L'Esperienza Psicologica e Medica.

EAN: 9788833906959
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A cura di Anna Lenzuni. Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, 4/5-30/6/1992. Cinisello Balsamo, Silvana Ed. 1992, cm.25x27, pp.190, num.ill.e tavv.bn.e a col.nt. legatura ed. sopracop.fig.a col.
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#309430 Arte Musei
Daimon 1976, cm.14x21, pp.216 ill.bn. brossura Colleccion Tesoros de Los Grandes Museos.
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#330542 Firenze
Firenze, Bonechi Ed. 1994, cm.15x23, pp.174, alcune ill.bn.nt. legatura editoriale cartonata. Tutti conoscono il Tabernacolo delle Fonticine, posto in Via Nazionale, molti hanno osservato quelle minuscole lapide Ile angolari al Canto di Candeli in Borgo Pinti o a quello della Mela in Via Ghibellina, ma pochi, penso, hanno individuato in questi segni i ricordi tangibili del mondo affascinante ma del tutto inedito delle Potenze fiorentine. Erano questi piccoli potentati, da qui il nome, che avevano i loro dominii all'interno delle mura cittadine ed erano formati da quella moltitudine di "subpositi" alle Arti che con il loro lavoro fecero la fortuna di Firenze. Questi lavoratori, afflitti dalla miseria, dalla fame, dalle pestilenze, ebbero come unica risorsa per sopportare i disagi di una vita così dura quella di riunirsi in gruppi, solitamente per mestiere e partecipare alle "allegrezze" cittadine, decretate per celebrare il Santo Patrono, la nascita di un Principe o l'elezione di un Papa. In queste occasioni le Potenze, o Signorie Festeggianti, si "risentivano" e gli ascritti alle varie brigate si esibivano in parate, ognuno con una propria livrea, si affrontavano nelle "armeggerie" e in cruente sassaiole; la sera poi concludevano con una generale sbicchierata, dimenticando per un giorno le misere condizioni di sfruttati. Ogni Potenza era organizzata come un vero e proprio stato e come tale aveva un vessillo, un territorio chiaramente delimitato nei suoi confini. AI vertice gerarchico esistente all'interno di ogni Potenza stava il Signore al quale erano riconosciuti titoli altisonanti come il Gran Monarca della Città Rossa, da S. Ambrogio o il Vice-Imperatore de' Camaldoli in Oltrarno. E questi Monarchi erano il tramite fra la Potenza ed il potere costituito. Nelle numerose lettere scritte con mano incerta da questi Signori si vede con quanta seriosa dignità uno scardassiere o un calzolaio interpretasse il suo ruolo. Vero è che quasi sempre le missive erano richieste di "benigni donativi", ma con ambiziosa fantasia si prometteva in cambio " . che avendo bisogno il S.mo Granducha io gli metterò in ordine cento mila cavalli e duecento mila fanti . ". Le Potenze erano nate nel 1343, per volere del Duca d'Atene e cessarono di esistere fra il 1629 e il 1630 per il mutato contesto sociale, ma soprattutto per la qrave pestilenza che colpì Firenze in quegli anni. L'epidemià cancellò quei Reami, Principati e Baronie che avevano procurato un po' di spensieratezza a molte generazioni del Popolo Minuto
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