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#222785 Religioni

Modo pratico di assistere a' moribondi, di dirigerli nel fare il testamento, di amministrare loro i Sacramenti e di ajutare a ben morire i condannati. Colla raccolta di diverse benedizioni.

Author:
Curator: Con aggiunte. Quarta edizione.
Publisher: Tip. Brazzini e F.Ducci.
Date of publ.:
Details: cm.10x17, pp.384, rilegatura coeva in cartone. (copia priva del dorso.)

ConditionsDa collezione, buono
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#201807 Religioni
A cura di Antonietta L. Bruno e Boudewijn C. A. Walraven. Torino, UTET 2006, cm.15x23, pp.508, alcune tavv.bn.ft. legatura ed.in tutta tela, titoli e fregi in oro al dorso. È possibile affermare che la Corea è un Paese dove, all’inizio del XXI secolo, lo sciamanesimo è più vitale che in qualsiasi altra regione del mondo. Il numero dei suoi officianti, in gran parte donne, si aggira sulle centinaia di migliaia, a testimonianza di come non si tratti certo di una reliquia di un attardato passato rurale destinata a scomparire in fretta. L’animata metropoli di Seoul è circondata da luoghi destinati alla celebrazione dei suoi rituali: lo sciamanesimo coreano è vivo e vegeto all’interno di una società fortemente industrializzata e urbanizzata. Ugualmente, è necessario riflettere sul significato del termine quando lo si applica alla realtà della Corea. Se si accetta la definizione di Mircea Eliade, popolare ma empiricamente mal fondata, secondo cui lo sciamanesimo è una tecnica dell’estasi, laddove l’estasi implica che lo spirito dello sciamano lasci il suo corpo per viaggiare verso regioni celesti, ben poche tracce se ne possono trovare in Corea. Poiché qui, generalmente, gli sciamani non stabiliscono un contatto con il regno degli spiriti e delle divinità facendo viaggiare il loro spirito per incontrarli, ma piuttosto li fanno «discendere» nei loro stessi corpi e prestano la loro voce agli esseri soprannaturali da cui sono posseduti. Qualcuno potrebbe definirli medium, ma il termine suggerirebbe un’attitudine passiva, mentre in realtà gli specialisti religiosi che i coreani solitamente chiamano mudang mantengono decisamente il controllo dei procedimenti e, una volta completato il percorso iniziatico, sono in grado di mettersi in contatto con l’altro mondo quando e dove vogliono. La caratteristica li farebbe rientrare nel novero degli sciamani anche applicando il criterio formulato da Gilbert Rouget, il musicologo che adattò le idee di Eliade allo studio del ruolo della musica nei rituali di possessione, indicando nella possessione volontaria un tratto distintivo della categoria. Ulteriori motivi per ascrivere i mudang al novero degli sciamani si possono rinvenire nel processo con cui i cosiddetti mudang posseduti accettano la loro vocazione, rivelando sorprendenti somiglianze con il cammino per cui lo sciamano siberiano prototipo viene condotto alla sua carriera…
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Traduzione di Marisa Zini. Torino Einaudi 1976 cm.11,5x19,5, pp.152, brossura con copertina figurata.

EAN: 9788806457242
Usato, molto buono
Note: Lievi aloni del tempo alla copertina, interno come nuovo.
EUR 13.00
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