Il corpo e le parole. Sul riscatto dei corpi dal discorso del potere.

Traduz.di Vittorio Radicati di Marmorito. Torino, Giulio Einaudi Ed. 1958, cm.16x21,5, pp.543, 18 tavv.bn.ft. legatura ed.in tutta tela. Coll.Biblioteca di Cultura Storica,59.

Firenze, Sillabe Ed. 2006, cm.21x29,5, pp.79, num.figg.bn.e a col.nt. brossura copertina figurata a colori con bandelle. Collana Cataloghi di Mostre. Il volume celebra e documenta l'attività di Sergio Scatizzi, testimonianza smagliante del genio fiorentino contemporaneo.È degli anni Trenta il primo contatto con l'ambiente fiorentino dei pittori e dei letterati che gli permette di portare avanti la sua personale vicenda, nella più assoluta libertà, incapace com'è di sottomettersi alla rigidità delle teorie.Condividerà con Palazzeschi, Comisso, Gatto, Betocchi, Pampaloni e con artisti come Rosai, Capocchini, Marcucci, Tirinnanzi, Pregno, lo spirito di ricerca profonda, di scavo e di incessante analisi nel proprio intimo e di riflessione sui contenuti.La sua stesura-segno, servendosi di sovrapposizioni di grumi che compongono le variazioni dal piano, non lacera la materia, ma la modella e la costruisce fino a darle una consistenza di grande forza evocativa e creativa.Egli continua, a ottantotto anni, ma con giovanile energia a esprimere nelle sue opere tutta la sua felicità nel dipingere che lo porta a rinnovare ancora le sue e le nostre emozioni. Con quella inconfondibile qualità di impasti, di ampi tocchi di spatola e di tagli che divengono misuratori esatti di spazi, di distanze che misurano lo scheletro invisibile di una "metrica antichissima ed essenziale".

Con più di trecento disegni, vignette e poesie visive di opposizione al Concordato dal 1929 ad oggi. Milano, Sapere Edizioni 1973, cm.21x24 pp.352,(8), oltre 300 ill. in bn.nt., brossura (qualche macchietta di umidità al dorso e alla cop.ant. ma buon esemplare.) Coll. dell'ALRI, Associazione per la Libertà Religiosa in Italia. Quaderno n.5.

Lecce, MIlella Ed. 2012, cm.13x20, pp.96, brossura cop.fig.a col. Coll. Per un'ermeneutica militante. I "frammenti" di Filippo Secchieri configurano una gamma di spunti interpretativi sottesa dall'"ascolto della deiscenza del senso testuale": ovvero da una attesa sintonica, costante e molteplice, del dischiudersi semantico del testo, sullo sfondo della sequenza segno-testo-linguaggio. Ciò implica una "imprendibilità" del senso, un suo rivelarsi spontaneo entro i limiti della finitezza, in una temporalità aperta, coinvolgente testo e lettore. Rifiutando le distinzioni aprioristiche, le perifrasi esplicative, le stesse metodologie generalizzanti - per cui, nelle pagine di Secchieri, il metodo è una modalità di volta in volta funzionale, e la scientificità è subordinata all'ascolto - Secchieri segue un approccio ermeneutico nettamente differente dall'approccio tradizionalmente critico. Le istanze interpretative dello studioso ferrarese trovano eventuali antecedenti - oltre che nell'ultimo Barthes -,in Sartre, in Blanchot, in Derrida.