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#284533 Arte Pittura

Fiori di luce. Flowers of light. Yoshiko Ishikawa. Indice:- Presentazione / Presentation- Yoshiko Ishikawa Pittura, Miraggio Persistente di Luce / Yoshiko Ishikawa Paintinf, a Persistent Mirage of Light- Questi Fiori Stregati / This Bewitching Flower- Catalogo / Catalogue- Biografia / Biaography- Lista delle opere / List of paintings.

Author:
Curator: Firenze, Sala d'Arme, Palazzo Vecchio, Piazza della Signoria, 18 settembre - 12 novembre 2000. Presentazione di Rosa Maria Di Giorgi.
Publisher: Terre des Peintres.
Date of publ.:
Details: cm.23x32, pp.120 ill.a colori. legatura editoriale, copertina figurata a colori. Testi di Bruno Corà, Ayako Sono. Italian/English text.

EAN: 9782905816399
EUR 18.00
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#201 Arte Varia
Sesto Fiorentino, Villa Corsi Salviati,24 ottobre- 22 novembre 1981. A cura di Maria Pia Mannini. Firenze, Electa Ed. 1981, cm.22x24, pp.127, 66 ill.bn.e alcune tavv.a col.a p.pag. brossura cop.fig.a col.
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Firenze, Biblioteca Medica Laurenziana, 4/2-15/04/1984. Prefazione di Giulio Carlo Argan. Firenze, Centro Di Ed. 1984, cm.22x24, pp.214, numerose illustrazioni bn.e a colori nel testo molte a p.pagina, brossura copertina figurata a colori.

EAN: 9788870380804
EUR 15.00
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Venezia, Palazzo Grassi, 30/9-22/10/1978. A cura di Marco Semenzato. Venezia, Azienda Automoma di Sogiorno e Turismo di Venezia 1978, cm.20x21, pp.328, illustraz. bianco e nero e a colori nel testo, brossura con copertina figurata a colori. Collana Mostra Mercato Internazionale dell'Antiquariato.
EUR 10.00
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Firenze,Palazzo Strozzi,28/4-30/6/1979. A cura del Comune e della Provincia. Firenze, Vallecchi 1979, cm.22x24, pp.77, 24 tavv.a col.a p.pag. 306 ill.bn.molte a p brossura copertina figurata a colori.
EUR 35.00
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Traduz.di Carlo Pinelli. Torino, Giulio Einaudi Ed. 1956, 1978, cm.16x21,5, pp.XXII,538, 38 tavv.in bn.ft., brossura e lagtura editoriale in tela. Coll.Saggi,62.
EUR 23.00
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A cura di Francesco G.b. Trolese, Chiara Ponchia, Daniela Goldin Folena, Sandro Bertelli. Roma, Salerno 2016, cm.21x27,5, pp. 172, con 56 pp. di tavole f.t. a colori. brossura sopraccoperta figurata a colori. Collana: Opere fuori collana, 5. Il manoscritto noto come l’Officiolo di Francesco da Barberino, di cui a lungo è stata rimpianta la temuta perdita, fino al fortunoso ritrovamento nella primavera-estate del 2003, non solo ha riportato di attualità un tema di eccezionale interesse – la figura e l’opera di uno straordinario intellettuale toscano vissuto tra il secondo Duecento e il primo Trecento, Francesco da Barberino, recuperate in collegamento con il suo lavoro piú celebrato e piú suggestivo –, ma ha schiuso orizzonti nuovi nel campo dell’alta cultura dell’Italia mediana, tosco-emiliano-veneta, tra la fine del XIII e gli albori del XIV secolo, focalizzata sui nomi illustri di Giotto per l’arte figurativa, di Dante sul piano linguistico e letterario (con tutto ciò che si muove intorno a loro). L’Officiolo di Francesco si distingue come il piú antico “libro d’ore” italiano conosciuto a quella altezza cronologica (1304-1309): il primo libro di preghiere, costruito « nell’uso di Roma », cui viene aggiunto in fine un originale (e finora inedito) trattato allegorico sulla Speranza (ai ff. 165r-172v), che dà una connotazione del tutto inusuale a tale tipo di compilazioni. Si aggiunga che, nella prospettiva dell’alta cultura linguistica e letteraria italiana in formazione, mentre si va plasmando la nuova lingua volgare e Dante, operando la sua ardita, geniale opzione per il toscano contro il latino, fonda la letteratura italiana con quella che resterà la piú complessa e fascinosa opera letteraria di tutti i tempi, la Commedia (poi La Divina Commedia); Francesco – già noto come il primo che ne abbia lasciato menzione (ante 1314), forse il primo che ne abbia avuto conoscenza diretta, almeno dell’Inferno, quando ancora il poema era in corso di scrittura – si scopre ora autore di quell’Officiolo che si segnala come il probabile primo documento della suggestione esercitata dagli scenari infernali di Dante sull’immaginario dei suoi lettori contemporanei e postumi. Al tempo stesso, mentre nelle aree piú avanzate dell’Italia mediana e settentrionale (ma non solo di queste) si sviluppa una vivace dialettica tra l’arte figurativa e la scrittura, mentre Giotto va elaborando nuove forme espressive che porteranno a un rivoluzionario rinnovamento della pittura italiana sullo scorcio del Medioevo, l’Officiolo di Francesco da Barberino offre la prima attestazione del fascino esercitato da Giotto, soprattutto l’affrescatore della Cappella degli Scrovegni, sull’arte pittorica contemporanea impiegata a illustrazione del discorso verbale. La riproduzione in facsimile dell’Officiolo, fedelissima all’originale, offre una preziosa documentazione, aperta alla fruizione del grande pubblico, della piú spettacolare invenzione iconografica nell’arte della miniatura italiana fra Due e Trecento: il capolavoro, imprevedibile nella sua magnificenza, di uno straordinario intellettuale dell’autunno del Medioevo. Questo Commentario, affidato alle cure di studiosi tra i piú esperti nei diversi settori di indagine, tenta di operare una prima focalizzazione storica del manoscritto, ormai definito come l’Officiolo di Francesco da Barberino, e dei suoi possibili o probabili rapporti con la piú alta cultura letteraria e figurativa contemporanea.

EAN: 9788869732195
EUR 70.00
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Available
A cura di Benedetta Aldinucci. Roma, Salerno Editrice 2019, cm.14,5x22, pp.XLIII,160, brossura con bandelle. Coll.Testi e Documenti di Letteratura e di Lingua,XLIII. Edizione numerata in 999 esemplari. L'identità e la produzione del notaio e rimatore fiorentino ser Jacopo Cecchi sono state per oltre quattro secoli indissolubilmente legate al nome di Dante Alighieri: consacrata sotto la paternità dantesca dalla stampa della 'Giuntina di rime antiche' del 1527, la fortunatissima canzone Morte, perch'io non trovo a cui mi doglia è rimasta legata al nome dell'Alighieri fino alla fine dell'Ottocento, in virtù di una lettura da parte della critica che la voleva tessera estravagante della Vita nuova, necessaria a "completare" un capitolo del libello - quello sulla infermità, morte e assunzione in cielo di Beatrice - avvertito come carente. Copisti ed editori di Dante hanno dunque inteso la canzone quale accorato planctus del sommo poeta cagionato dalla mortale malattia di Beatrice, al punto di oscurare l'identità del meno celebre rimatore fiorentino, riportato all'attenzione degli studi solo sul finire dell'Ottocento, allorché ha cominciato a delinearsi la fisionomia di un poeta minore, mediocre autore di rime amorose, ma abile imitatore di Dante e del Petrarca. Attivo nelle istituzioni fiorentine dal 1315-'26 al 1369, Jacopo Cecchi svolse l'incarico di ambasciatore per il Comune di Firenze e ricoprì l'ufficio di notaio della Signoria per il quartiere San Giovanni. Nel volume viene puntualmente ricostruita, grazie a nuove ricerche d'archivio, la sua identità storica, introduttiva all'edizione critica commentata del piccolo corpus rimico, che annovera, oltre alla canzone alla Morte, la canzone Lasso, ch'i' sono al mezzo della valle e il capitolo ternario O sconsolate a pianger l'aspra vita, ora per la prima volta proposto a stampa. Seguono in Appendice la canzone O Morte, che la vita schianti e snerbi (forse del Cecchi, se lo Jacobus de Florentia cui la assegna il ms. Paris, Bibliothèque nationale de France, n.a. 1745, coincide con il rimatore fiorentino) e l'anonimo rifacimento tardo quattrocentesco o cinquecentesco, Morte, da che convien pur ch'io mi doglia, testimone dell'ampia fortuna arrisa alla canzone Morte, perch'io non trovo. Ogni componimento, opportunamente inquadrato all'interno del panorama poetico coevo, è corredato di apparato giustificativo che consente di verificare le scelte testuali diffusamente discusse anche nella Nota ai testi; mentre il commento è a servizio della comprensione del testo e indica i riferimenti letterari che si sono reputati più probabili e certi.

EAN: 9788869734496
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Available
,Translation by Sandra C. Malicote and A. Richard Hartman. New York Italica Press 2014 cm.14x21, pp.300, brossura,copertina figurata a colori This "chanson de geste" records the exploits of the young knight, Aiol, as he reclaims by word and deed his father’s and mother’s unjustly stolen heritage. He gains the love of a Saracen princess who converts when she is convinced, by his warrior prowess, of the truth of the Christian god. He then aids the French King Louis in ending a debilitating war led by rebellious vassals and (in an allusion to the Fourth Crusade) similarly helps Emperor Grasien, king of Venice, to end his own war against an enemy to the East. Aiol’s deeds ultimately bring justice to the kingdom of France. But the poem is far more than the tale itself. "Aiol," like many other crusading and romance epics, recreates both the Christian culture of the West and the Islamic culture of the Levant. Poets writing in medieval French created richly textured literary metaphors or fictions about both the Christian and Muslim world, and they were themselves well aware that even though they were treating historically-based materials, they were also fabricating fictions and fictive truths, tropes and figures as literary art. "Aiol’s" literary allusions and fictive representations suggest a sophistication on the part of the chanson’s authors, who wrote for courts that knew well and first-hand the Muslim world. By the time of "Aiol’s" composition there had long been fruitful cultural, trade — as well as military — interaction between the “two worlds.” Islamic scholars were respected in intellectual circles in the twelfth and thirteenth centuries, and translators briskly adapted works of Arabic science and medicine for the readers of Latin Europe. Around 80 Old French epics are known from surviving 13th-century manuscripts. These were preserved and passed down by the aristocratic families who had commissioned them and financed their preparation. These poems, often called genealogical epics, served a number of purposes, from entertainment at important courtly occasions, such as marriages and investitures, to edification and instruction in the vernacular of the courtly world. Excerpts of these “songs of deeds” or "chansons de geste" were also publicly sung after Sunday Mass for the entertainment and instruction of the ordinary people. The institutions of the monarchy, social class, marriage and the family are explored and developed in a poetic enterprise that gave life to what might otherwise have become an academic debate. Dialectical argument structures the entire work into a richly instructive, psychologically compelling and socially pleasing whole. Taken together with "Elye of Saint Gilles," "Aiol" has become known as the "geste de Saint Gilles," because both poems relate events in the lives of Julien of Saint Gilles, a literary epic hero first found in "Le Couronnement de Louis," and Julien’s son, Elye and Elye’s son, Aiol. The 2 poems are preserved in one richly decorated and ornamented manuscript, the BNFfr 25516. It has been proposed that this geste was presented at the Parisian court of Philip Augustus for the lavish, festive wedding in 1212 of Jeanne of Constantinople, countess of Flanders, to Ferrand of Portugal. Jeanne was the daughter of Count Baldwin of Flanders & Hainaut, who had, during the 4th Crusade, been elected emperor of the Latin Empire at Constantinople. Hartman & Malicote’s edition and translation is based on BNFfr 25516 and on the critical editions of W. Foerster & of J. Normand & G. Raynaud. As with their edition of "Elye of Saint Gilles," the editors have chosen simplicity and directness of approach. The translation remains faithful to the spirit and meaning of the Old French poem; creating a lively, interesting and engaging text that allows the reader to savor the rich intellectual and artistic context of the original. Derived from the original Italica Press dual-language edition, the English-only version is ideal for undergraduate use. It includes 11 illustrations, introduction, notes, sample of original French, select bibliography.

EAN: 9781599102870
EUR 28.00
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