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Cupole nel tempo e nello spazio. Un percorso antropologico tra simboli e architetture.

Author:
Publisher: Angelo Pontecorboli.
Date of publ.:
Details: cm.12x19, pp.80, 36 ill. brossura con copertina figurata a colori.

Abstract: Questo libro è un viaggio antropologico condotto attraverso una delle forme che più hanno ispirato – e coinvolto – gli architetti di tutte le latitudini e di tutti i tempi, la cupola. Un viaggio che si avvale dei contributi offerti dai numerosi studiosi, giunti da ogni angolo del mondo che, nel marzo del 2012, parteciparono al convegno Domes in the world, analizzando i tanti significati di questa forma perfetta in un’ottica di identità culturale, di significati simbolici, di tecnologia e di arte. Ed osservando scrupolosamente il mai tramontato insegnamento impartito da Marco Vitruvio Pollione che, appunto, raccomandava, nella realizzazione di ogni edificio, di osservare gli aurei principi della firmitas, della utilitas e della venustas. E stabilità, utilità e bellezza si ritrovano in queste forme perenni che, appunto, sono le cupole, dove scienza, arte e cultura si compenetrano armoniosamente, imprigionando nella pietra l’Anima del mondo.La cupola, forma sferica perfetta, rappresenta, simbolicamente il cielo, unito alla terra dalle colonne, sostegno, ma anche collegamento tra due dimensioni altrimenti divise, quella terrestre e quella celeste ... Come dice Titus Burckhardt si compone, in questo modo, un autentico “centro spirituale del mondo”, capace di irradiare le proprie forze sottili, potenti e sublimi, agendo sapientemente sulle menti ed i cuori degli uomini. La cupola dunque come simbolo ancestrale, archetipico, che rimanda, attraverso la propria forma, all’idea del ventre materno, dentro il quale si è manifestata una vita che, fino a quando non v.

EAN: 9788833840192
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Roma, Ist.Poligrafico e Zecca dello Stato- Archivi di Stato 1972, cm.15,5x21, pp.39, brossura Coll.Note illustrative della Carta Geologica d'Italia.
EUR 5.00
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#129122 Facsimili
Il 2°Volume, che accompagna la riproduzione, è di Gabriele Paolo Carosi: "Subiaco e l'introduzione della stampa in Italia". Edizione in fac-simile dell'incunabolo sublacense. Milano, Bramante Edit. 1972, Voll.1+1 in cofanetto con apertura a libro in seta ed oro, cm.26x35, pp.367 nn.+pp.75(1) con 16 tavv.bn.ft. Legatura in pergamena con nervi e titoli al dorso, chiusa da due laccetti di cuoio, il 2° vol.in legatura ed.in seta, titoli in oro. Il cofanetto presenta uno strappo alla tela del cofanetto. Ediz.in 275 esemplari numerati, il ns.è il CLX. Chiamati presumibilmente dal cardinale Nicolò Cusano, gli stampatori tedeschi Konrad Sweynheim e Arnold Pannartz, che erano chierici rispettivamente delle diocesi di Magonza e di Colonia, fra il 1464 e il 1465 lasciarono la Germania per recarsi a Roma e impiantarvi una tipografia. La morte inattesa del Cusano nell'estate 1464 e forse altri motivi che oggi sfuggono convinsero i due chierici tedeschi a fermarsi e fare tappa nel monastero benedettino di Subiaco dove installarono la prima tipografia sul suolo italiano. Durante l'estate 1467, produssero a Subiaco quattro edizioni: un Donato minore, ora disperso; il dialogo De oratore di Cicerone, terminato antecedentemente al 30 settembre 1465; le opere di Lattanzio, datate a Subiaco il 29 ottobre 1465; e l'agostiniana Città di Dio, terminata il 12 giugno 1467. L'edizione di Lattanzio fu eseguita in 275 esemplari: di essa si conoscono superstiti poco più di quaranta copie, di cui diciassette in Italia. 1. Divinae Institutiones (304-313): il titolo si contrappone alle Institutiones pagane, di tipo oratorio o giuridico; si tratta, infatti, di un trattato in sette libri che si propone non solo l'apologia del Cristianesimo tramite la confutazione degli errori pagani (libri I-III: De falsa religione, De origine erroris, De falsa sapientia), ma anche di fornire ai cristiani un manuale sistematico in cui dare un'esposizione complessiva del pensiero cristiano (libri IV-VII: De vera sapientia et religione, De iustitia, De vero cultu, De vita beata). Il grande successo dell'opera portò Lattanzio stesso a farne, dopo il 314, un riassunto (Epitome). 2. De ira Dei (dopo il 313): Lattanzio polemizza con gli Stoici e gli Epicurei, sostenitori dell'atarassia e dell'imperturbabilità degli dèi, affermando che Dio interviene nelle vicende umane, in bene o in male, specie per punire gli uomini che lo offendono. In particolare, Lattanzio si accanisce contro Epicuro e la sua convinzione del disinteresse divino per le umane vicende. 3. De opificio Dei (303-304): in quest'opera, Lattanzio esalta la potenza divina che si riflette nell'atto della creazione di quel microcosmo che è il corpo umano.
EUR 4,400.00
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Traduz. di Gianluigi Zuddas. Milano, Editrice Nord 1997, cm.12,5x19,5, pp.338, brossura, soprac.fig.a col. Coll.Cosmo-Serie argento.

EAN: 9788842909828
EUR 9.00
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