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Rerum Vulgarium Fragmenta. Codice Vat. Lat. 3195. Commentario all'edizione in fac-simile.

Author:
Curator: A cura di Gino Belloni, Furio Brugnolo, H.Wayne Storey e Stefano Zamponi.
Publisher: Edit.Antenore.
Date of publ.:
Series: Coll.Itinera Erudita,5.
Details: cm.21x31, pp.404, 18 figg.bn.in tavv.ft. legatura editoriale in tutta tela, titoli in oro al piatto ant.e dorso. Coll.Itinera Erudita,5.

EAN: 9788884555847
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Edizione critica per cura di Guido Martellotti. Firenze, Sansoni 1964, cm.17x24,5, pp.CLVI,360, una tavola in antiporta. brossura. Ediz.Naz.delle Opere di F.P. Intonso.
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A cura di F.Neri, G.Martellotti, E.Bianchi, N.Sapegno. Napoli, Ricciardi Ed. 1951, cm.14,5x23, pp.XVIII-904, legatura editoriale in tutta tela, con sopraccoperta. Coll.Letteratura Italiana Storia e Testi,6.
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A cura di Francesca Sanguineti. Roma, Salerno 2020, cm.14,5x22, pp.LII,116, brossura con bandelle. Coll.Testi e Documenti di Letteratura e di Lingua,XXXV.. Edizione numerata in 999 esemplari. Tra i rimatori italiani delle Origini, Ruggeri Apugliese (nativo di Siena e attivo nel XIII secolo) è uno dei più importanti rappresentanti della produzione detta "giullaresca". Ancora oggi questa risente di un'etichetta romantica ormai scaduta, che ne predica la sostanziale "perifericità" in quanto prodotto vicino alla poesia "popolare". Il fenomeno giullaresco merita invece di essere riconsiderato nel suo complesso, prendendo spunto dall'analisi dei suoi connotati essenziali: ed è quanto si propone in queste pagine Francesca Sanguineti, attraverso l'esame delle rime di Ruggeri. Il nome dell'autore compare per esteso solo in due componimenti: la canzone "Umile sono ed orgoglioso", contenuta nel famoso codice della tradizione lirica predantesca, il Vaticano Latino 3793, e il sermone "L'amore di questo mondo è da fuggire", una sorta di macabro testamento. Al medesimo rimatore è, tuttavia, possibile ricondurre altri tre pezzi: il vanto "Tant'aggio ardire e conoscienza", che ci è pervenuto in due redazioni, l'una fiorentina, l'altra caratterizzata da una patina linguistica lucana; una tenzone di argomento politico, lacunosa nella sezione iniziale e scambiata probabilmente con il capo ghibellino Provenzano Salvani (ricordato da Dante nell'XI canto del Purgatorio); infine una parodia della passione, "Gienti, intendete questo sermone."

EAN: 9788884028273
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A cura di Benedetta Aldinucci. Roma, Salerno Editrice 2019, cm.14,5x22, pp.XLIII,160, brossura con bandelle. Coll.Testi e Documenti di Letteratura e di Lingua,XLIII. Edizione numerata in 999 esemplari. L'identità e la produzione del notaio e rimatore fiorentino ser Jacopo Cecchi sono state per oltre quattro secoli indissolubilmente legate al nome di Dante Alighieri: consacrata sotto la paternità dantesca dalla stampa della 'Giuntina di rime antiche' del 1527, la fortunatissima canzone Morte, perch'io non trovo a cui mi doglia è rimasta legata al nome dell'Alighieri fino alla fine dell'Ottocento, in virtù di una lettura da parte della critica che la voleva tessera estravagante della Vita nuova, necessaria a "completare" un capitolo del libello - quello sulla infermità, morte e assunzione in cielo di Beatrice - avvertito come carente. Copisti ed editori di Dante hanno dunque inteso la canzone quale accorato planctus del sommo poeta cagionato dalla mortale malattia di Beatrice, al punto di oscurare l'identità del meno celebre rimatore fiorentino, riportato all'attenzione degli studi solo sul finire dell'Ottocento, allorché ha cominciato a delinearsi la fisionomia di un poeta minore, mediocre autore di rime amorose, ma abile imitatore di Dante e del Petrarca. Attivo nelle istituzioni fiorentine dal 1315-'26 al 1369, Jacopo Cecchi svolse l'incarico di ambasciatore per il Comune di Firenze e ricoprì l'ufficio di notaio della Signoria per il quartiere San Giovanni. Nel volume viene puntualmente ricostruita, grazie a nuove ricerche d'archivio, la sua identità storica, introduttiva all'edizione critica commentata del piccolo corpus rimico, che annovera, oltre alla canzone alla Morte, la canzone Lasso, ch'i' sono al mezzo della valle e il capitolo ternario O sconsolate a pianger l'aspra vita, ora per la prima volta proposto a stampa. Seguono in Appendice la canzone O Morte, che la vita schianti e snerbi (forse del Cecchi, se lo Jacobus de Florentia cui la assegna il ms. Paris, Bibliothèque nationale de France, n.a. 1745, coincide con il rimatore fiorentino) e l'anonimo rifacimento tardo quattrocentesco o cinquecentesco, Morte, da che convien pur ch'io mi doglia, testimone dell'ampia fortuna arrisa alla canzone Morte, perch'io non trovo. Ogni componimento, opportunamente inquadrato all'interno del panorama poetico coevo, è corredato di apparato giustificativo che consente di verificare le scelte testuali diffusamente discusse anche nella Nota ai testi; mentre il commento è a servizio della comprensione del testo e indica i riferimenti letterari che si sono reputati più probabili e certi.

EAN: 9788869734496
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