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#113562 Criminologia

Il segreto del Gattopardo. Il delitto Paternò: storia d’amore, mafia e politica.

Autore:
Editore: Salerno Ed.
Data di pubbl.:
Collana: Coll.Piccoli Saggi,32.
Dettagli: cm.15x21, pp.140, 4 tavv.ft. brossura copertina figurata a colori. Coll.Piccoli Saggi,32.

Abstract: Il 3 marzo del 1911 la contessa Giulia Trigona di Sant’Elia fu assassinata, all’albergo Rebecchino di Roma, dal suo amante, il tenente di cavalleria Vincenzo Paternò del Cugno. Il delitto fece sensazione: l’uccisa era dama di compagnia della regina Elena e moglie di un uomo politico molto in vista. Ma era anche la zia di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, che aveva quattordici anni all’epoca del delitto e che per tutta la vita fu condizionato da questo trauma. E’ strano, racconta Fabio Troncarelli, che nessuno abbia mai messo in rapporto la conclusione del Gattopardo e quest’evento. Il romanzo, com’è noto, termina proprio con la sconfitta dell’amore, l’amaro insuccesso di una storia singola che getta un alone sinistro sulla Storia di tutti. L’avvincente ricostruzione dei retroscena del delitto ci fa conoscere un mondo di intrighi, di trame, di macchinazioni che accompagna la vita pubblica dell’Italia di allora. Nella vicenda furono coinvolti pubblicamente politici, intellettuali e rappresentanti dell’esercito, ma dietro le quinte si mossero anche altri personaggi: esponenti della mafia, della grande finanza, dell’aristocrazia.

EAN: 9788884025548
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Padova, Editrice Antenore 1981, cm.17,5x25, pp.XIV,206, 18 tavv.bn.ft. brossura a fogli chiusi. Coll.Medioevo e Umanesimo,42.

EAN: 9788884550347
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Roma, Salerno Ed. 2000, cm.16x24, pp.405, legatura ed. sopracop.fig.a col. Coll.Profili,25.

EAN: 9788884022929
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Traduz.di Maria Cristina Pauselli. Roma, Viella Ed. 2000, cm.14x21, pp.282, brossura cop.fig.a col. Coll.Sacro/Santo,2. Il 15 gennaio 1816 il contadino Thomas-Ignace Martin, mentre è nei campi, ha una visione: l’arcangelo Raffaele gli ordina di andare dal re per trasmettergli un messaggio segreto, cruciale per le sorti della monarchia. Il 2 aprile 1816 alle tre del pomeriggio questo coltivatore della Beauce viene ricevuto dal re Luigi XVIII alle Tuileries e l’eco del colloquio, avvenuto senza testimoni, si diffonderà per tutta la Francia, divenendo oggetto di dicerie e intrighi e germe contagioso di apparizioni e profezie che caratterizzeranno tutta l’età della Restaurazione. Uno storico, Philippe Boutry, e uno psicanalista, Jacques Nassif, esaminano questa storia in uno scambio epistolare che si sviluppa come un romanzo poliziesco. Escono così dall’ombra i vari protagonisti, palesi o nascosti, di una vicenda che coinvolge la realtà sociale e le strutture di potere e di controllo dello Stato, della Chiesa e della scienza medica, in un contesto di forte instabilità politica quale quello della Restaurazione, quando il segreto di un re poteva essere interpretato e strumentalizzato dai gruppi in lotta per il potere. Prima analisi completa dell’affaire Martin, il libro è anche la prova che il metodo storiografico più scrupoloso e l’interpretazione psicanalitica più spericolata – a dispetto di una supposta “reciproca impermeabilità delle due discipline” – possono contribuire, senza compromessi, a svelare il senso, latente ma straordinariamente complesso, di un enigma.

EAN: 9788883340123
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Traduz.a cura di Dario Gibelli. Milano, Electa Ed. 1970, cm.16,5,x24,5, pp.113, 125 figg.bn.nt. legatura ed. sopraccop.fig.a col.
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Traduzione di Ida Omboni. Milano, Adelphi 2021, cm.12,5x19,5, pp.437, centinaia di fotografie bn. nel testo numerose a piena pagina, brossura copertina figurata. Coll.Gli Adelphi. In questo libro, che Susan Sontag ha definito «leggendario come ciò di cui parla», Kenneth Anger si è rivelato il primo adeguato chroniqueur, il più felice e amaro favolista del mondo di Hollywood. Con tocco sicuro, da grande maniaco del cinema, Anger ci fa constatare come gli scandali, i pettegolezzi, i suicidi, gli amori, le morti sospette, le perversità, i trionfi, i delitti e gli imbrogli avessero un altro colore a Hollywood: quei fatti sordidi e scintillanti andavano infatti subito a disporsi tra le vaste costellazioni dello star system, le loro oscurità nutrivano la luce irreale dello schermo. «Più stelle che in cielo» era un motto della Metro Goldwyn Mayer. Oggi, dopo decenni in cui lo star system è stato additato come macchina di depravazione commerciale e di svendita dell'arte al dollaro, cominciamo finalmente a intenderlo alla lettera: sistema di miti, orbite di astri, varianti e ripetizioni inesauribili di Storie e Figure Esemplari. In fondo, l'unico grande sistema mitologico che il nostro tempo abbia saputo offrirci. E, guidati da Kenneth Anger, qui ci avviciniamo al mito di Hollywood con lo spirito che gli è più congeniale: quello di Laforgue, dove la devozione si congiunge al sarcasmo e la parodia non si pone alla fine dei tempi ma alla loro origine. La Babilonia di gesso che Griffith fece costruire nel 1915 per accogliervi centinaia di comparse, e poco tempo dopo era un cimitero di relitti e di erbacce, è il luogo perenne del cinema, e da questo punto – soglia dell'Epoca dei Dubbi Splendori, quando Hollywood appariva a un osservatore attendibile come Aleister Crowley abitata da «una banda di maniaci sessuali pazzi di droga» – giustamente muove il racconto di Anger. Fatty e Hearst, Chaplin e Valentino, von Stroheim e Mae West, Errol Flynn e Marlene Dietrich, Lupe Velez e Robert Mitchum, Lana Turner e Judy Garland, e tanti nomi ormai sepolti, sfilano tutti davanti a noi, fra episodi atroci e dettagli oltraggiosi, in immagini della loro vita intima che si mescoleranno per sempre a quelle delle loro opere. Perché è appunto una caratteristica del sistema di Hollywood quella di essere onnivoro: tutto ciò che riguarda i suoi personaggi gli appartiene, tutto fa parte della sua scena, le gonnelline di Shirley Temple come l'epidemia di suicidi con il Seconal. Alla fine, si ha addirittura il sospetto che le ragioni commerciali stesse siano il pretesto per una grandiosa e involontaria applicazione dell'art pour l'art. Così, anche Hollywood Babilonia fa parte del cinema di Hollywood: al termine di queste pagine, dove il testo vive dentro le immagini e le immagini dentro il testo, dove nessun particolare è superfluo e tutti hanno un loro cupo smalto, come in un von Stroheim di ambiente californiano, potremmo dire di aver visto il cinema raccontare se stesso in un grande film nero.

EAN: 9788845936265
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Paris, Librairie C. Klincksieck 1960, cm.15x23, pp.167, brossura.
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Note: Copertina con lievi piegature. Ottimo esemplare.
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