Angelini, Alessandro.
La Scultura del Seicento a Roma.
Milano, Five Continents Editions
2005,
cm.17x24,
pp.172, 63 tavv. col., e num.bn.nt.
brossura cop.fig.
Galleria delle arti. 6.
In generale, quando si pensa alla scultura del Seicento a Roma, vengono in mente le celebri, strabilianti, opere di Gian Lorenzo Bernini, come la Fontana dei Fiumi o l'Estasi di Santa Teresa. Il concetto stesso di barocco romano s'identifica, nell'opinione comune, con il nome del grande genio di quel secolo. In effetti, l'incidenza dell'opera di Bernini sulla scultura e in genere sull'arte del suo tempo fu, soprattutto a Roma, determinante; ma questa egemonia si diffuse solo nella seconda metà del Seicento, e non in modo così univoco come si può credere. Altri grandi scultori, con le loro diverse personalità spesso lontanissime da quella di Bernini, contribuirono a rendere estremamente sfaccettato e complesso il panorama straordinario della statuaria a Roma. Alcune grandi mostre organizzate negli ultimi anni hanno permesso di avvicinare anche un pubblico più vasto alla pluralità di tendenze che si trovarono a convivere e che spesso si contaminarono, nell'ambito della scultura secentesca.
Ma ancora molto parziale appare una conoscenza più diffusa di quell'irripetibile stagione della civiltà figurativa italiana. Questo libro, indirizzato in particolare agli studenti e ai visitatori dei musei desiderosi di approfondimento, intende esporre, in modo lineare e secondo una serrata successione cronologica, quei fatti artistici. Il percorso prende le mosse dalla produzione scultorea dei primi decenni del Seicento, rappresentata da una serie di personalità molto diverse e da un accentuato cosmopolitismo. Più tardi, con l'affermarsi dei grandi maestri, il panorama tende a polarizzarsi attorno a Bernini, a Alessandro Algardi, a François Duquesnoy. Ad un nuovo modo di confrontarsi con l'antico si accompagna una vigorosa tendenza al colorismo di matrice veneziana e una ricerca di effetti e toni sublimi di sorprendente originalità. In questo testo abbiamo cercato di abolire, per quando possibile, le definizioni scolastiche come ‘classicismo' e ‘barocco', categorie buone per tutti gli usi, che hanno indotto col tempo a vedere le personalità e le correnti artistiche di quel secolo come cristallizzate e quasi non comunicanti tra loro. Seguendo le più aggiornate e concrete riflessioni della storiografia sull'argomento, abbiamo anche tentato di far luce sui rapporti di bottega tra i grandi maestri e i così detti ‘giovani', allievi o collaboratori saltuari, per far emergere il temperamento sperimentale di alcuni di questi ‘giovani' appunto, come Melchiorre Caffà o Antonio Raggi, o la capacità di altri di bilanciare e fondere le tendenze più diverse, come avvenne per Ercole Ferrata. Così il testo si propone di illustrare come, nell'intero arco di quel secolo, marmo e travertino furono impiegati per creare una popolazione di statue a cielo aperto e dentro le chiese, che segnò il volto nuovo e davvero senza confronti della Roma moderna.
EAN:
9788874390939
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