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Sostituzioni progettare nella città storica.

Autore:
Curatore: A cura di A.Boschi, S.Follesa, M.Matteini.
Editore: Octavo.
Data di pubbl.:
Collana: Coll.Quaderni del corso di progettazione.
Dettagli: cm.21x30, pp.94,oltre 100 diss.bn.nt.anche a p.pag. brossura cop.fig.a col. Coll.Quaderni del corso di progettazione.

EAN: 9788880300762
EUR 19.63
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A cura di Massimo Gennari, Francesco Procopio, Luca Tura. Firenze, Octavo 1997, cm.21x30, pp.94, oltre 100 ill.bn.e col.anche a p.pag. brossura cop.fig.a col. Coll.Quaderni del Corso di Progettazione,2.

EAN: 9788880300298
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copertina illustrata con un disegno di Adolfo Natalini. Volume interamente illustrato con fotografie e disegni. Catalogo e documentazione della mostra «Arredamento a memoria» Tre mostre allo studio Franca Pisani. Firenze, Maggio 1978. Firenze, Tipografia G.Capponi 1978, cm.21x29,5, pp.80 ill.bn. brossura copertina figurata. Prima edizione. Sono illustrati 3 progetti: 1. «Le sbarre della memoria - Erinnerungsschielder» (Firenze - Vienna, maggio/giugno 1976): "Ogni anno una persona incide su una sbarra in ottone (rame alluminio) un evento da ricordare. Le sbarre vengono disposte in fila sul muro... La vita privata può divenire pubblica, i ricordi personali possono essere esposti al pubblico... A Vienna, col Superstudio, ho attaccato le mie Erinnerungsschielder al muro della stazione della metropolitana disegnata da Wagner... Questo perché l'arte per la città è fatta di monumenti e non dei gesti, delle paure e delle speranze di quelli che l'abitano. La città ricorda solo i suoi dominatori e i suoi costruttori... Così tutti ricordano il faraone ma nessuno ricorda uno per uno le miglia di schiavi che eressero la piramide. Volevo cominciare a ricordare tutti, uno per uno" (pag. 4). 2. «La cassa della sopravvivenza» (Firenze - Marina di Vecchiano, febbraio '76 / giugno '77): "Una foto dell'interno di un sarcofago di pietra, mostrante i mobili che appartenevano al defunto, trovata in un libro sulla storia dell'arredamento, mi ha messo in moto una serie di associazioni. La prima era quella di usar per la morte gli stessi oggetti usati per la vita. La seconda era quella di vivere in mezzo ad oggetti di pietra: i mobili nella morte si schiacciano alle pareti. La terza era quella di rendere immobili le cose col ricordo: la memoria, come lo sguardo di Medusa, pietrifica. Ho cominciato a scegliere gli oggetti da ricordare; altri mi hanno scelto con la loro semplice presenza per esser ricordati. Li ho ricostruiti come di pietra, in una cassa della sopravvivenza divisa in sezioni da una riscoperta archeologica. Ho sistemato la cassa in diverse stanze, confrontandola con gli altri oggetti e con l'architettura. Infine, su una spiaggia, togliendo la sabbia che la ricopriva, ho scoperto che il tumulo per gli oggetti era uguale al tumulo per l'uomo di cui parlava Loos: «Se in un bosco troviamo un tumulo lungo sei piedi e largo tre disposto con la pala a forma di piramide, ci facciamo seri e qualcosa dentro di noi dice: qui è sepolto qualcuno. Questa è architettura»" (pag. 30). 3. «Quattro case a memoria» (Firenze, settembre 1977): "Il mio lavoro per molti anni è stato d'architettura. Ho disegnato, letto, guardato, costruito (molto poco). Ho descritto con le parole e coi segni molte architetture. Ho provato a ricordarne quattro. Si sono semplificati i rapporti, sono scomparsi i dettagli, ho dimenticato la struttura e i materiali. Riportate sul foglio le architetture non avevano più nulla in comune con le architetture di carta da cui pure erano partite. Le ho ricostruite in refrattario e le ho fatte cuocere. Poi le ho avvolte in panni bianchi legati con lacci e le ho protette, una per una, in cassette di legno. La prima riproduce un'urna greca a forma di casa trovata ad Argos. La seconda è una casa che ho disegnato quando avevo cinque anni. La terza è una casa progettata quando ancora credevo molto nel fare architettura. La quarta è una casa che ho costruito proprio quando pensavo di non far più arechitettura" (pag. 62). I tre progetti documentano la mostra «Arredamento a memoria»: "Il 9 maggio ho sistemato su tre pareti contigue, a un metro e settanta d'altezza, la mia autobiografia incisa su lastre di ottone, poste di seguito ma con alcuni vuoti per mancanza di ricordi relativi ad alcuni anni. Il 13 maggio ho sistemato una cassa come di pietra con una serie di oggetti come di pietra attraversata da un filo di metallo longitudinale e tre fili di metallo trasversali tirati perpendicolarmente tra le opposte pareti. Il 20 maggio ho sistemato un tavolo di legno molto alto con sopra quattro piccole architetture in refrattario... Stratificando nel tempo la memoria invece della vita, degli oggetti e dell'architettura, la stanza, vista di sbieco dalla porta, rimaneva come l'avevo vista la prima volta" (pag. 76).
EUR 160.00
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Traduz.di A.T.Rocchiccioli. Firenze, Alinea Editrice 2000, cm.22,5x22,5, pp.84, num.ill.bn.e col.nt. brossura cop.ill.a col.

EAN: 9788881254033
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Present.di G.Aristarco. Torino, Einaudi 1964, cm.15,5x21,5, pp.XIII,621, 97 figg.bn.in tavv.ft. legatura ed.in tutta tela. Coll.Saggi.
EUR 60.00
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Roma, Edizioni dell'Ateneo 1965, cm.15x22, pp.240, brossura, cop.con bandelle. Allo stato di nuovo. Coll.di Cultura,7.
EUR 15.49
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Firenze, Edifir 2013, cm.16x24, pp.317, brossura cop.fig.a col. Coll.Studi di Storia e Documentazione Storica,5. Il trattato "De planctu bonorum" fu scritto nel 1379 dall'abate francese Jean Le Fèvre per sostenere la canonicità dell'elezione di Clemente VII, il papa eletto dai cardinali francesi che avevano sconfessato l'elezione di Urbano VI, così dando inizio al Grande Scisma d'Occidente. Le Fèvre ebbe tuttavia un obiettivo specifico: il De fletu Ecclesìe, opera di Giovanni da Legnano, fautore di Urbano VI. Con questo lavoro l'autore ricostruisce il contesto storico entro cui i due giuristi avversari si mossero, le loro vite e carriere, le fasi dello Scisma nel suo divenire e soprattutto la struttura ed il contenuto del De planctu honorum, ossia le riflessioni e argomentazioni adottate da Le Fèvre per far trionfare le ragioni del suo papa sul piano giuridico, ma per scopi eminentemente politici. Le Fèvre infatti fu anche uno "statista", un diplomatico, un servitore della Corona di Francia e della dinastia dei Valois: un prelato di formazione culturale scolastica, ma che seppe destreggiarsi abilmente in un mondo attraversato da profondi ed irreversibili mutamenti politici, sociali e culturali. In appendice è riportata un'edizione del "De planctu bonorum", rimasto fino ad oggi inedito.

EAN: 9788879706254
EUR 22.00
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EUR 13.00
Disponibile
Terza edizione. Vicenza, Tipografia Pontificia Vescovile S. Giuseppe s.d.(1925), cm.10,5x15,5, pp.283,(5), numerose figg. in bn. nt., rilegatura coeva in carta decorata, tassello in pelle con titoli e filetti in oro al dorso. Cop. originale a colori conservata.
EUR 20.00
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