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Il giardino dell'anima. Un filo di verdi emozioni.

Autore:
Editore: Pendragon.
Data di pubbl.:
Collana: Coll.Pendragon Garden.
Dettagli: cm.14x21, pp.96, alcune tavv.a col.ft. brossura copertina figurata a colori. Coll.Pendragon Garden.

Abstract: L'emozione di avvertire sulla pelle il fresco della rugiada del mattino, di affondare le mani nella terra, di accarezzare il tronco di un albero o sfiorare con le dita una corolla che sta per sbocciare. Da questa comunione con la natura l'autrice prende spunto per raccontare la storia del suo legame con il mondo vegetale, divenuto nel tempo sempre più stretto e quasi viscerale. Protagonista del libro è il giardino degli affetti e dei ricordi: i topinambur che illuminavano l'orto della casa da ragazza, il profumo asprigno dell'erba limoncina del cugino Pietro, l'allegria di colori nelle aiuole della nonna Maria. Emergono a poco a poco da un passato felice e si insinuano in punta di piedi nel nuovo presente. Ma se pur rimane intatta la memoria di luoghi tanto amati e ormai lasciati, la voglia di godere della ricchezza dell'oggi, di ogni foglia nuova che tenacemente rispunta su un ramo ancora spoglio, sa vincere ogni rimpianto.

EAN: 9788883427107
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A cura di Francesco Perfetti. Milano, Il Giornale su Licenza Einaudi 2015, cm.13,5x21, pp.XXX,776, legatura editoriale copertina figurata. Coll.Biblioteca Storica. Il Giornale. La monumentale biografia di De Felice rimane un punto di riferimento imprescindibile per i lettori e gli studiosi non solo italiani. Mussolini il rivoluzionario, pubblicato per la prima volta nel 1965, ha inaugurato un’innovativa ricerca che in otto tomi racconta, senza pregiudizi storici o ideologici, la parabola del fascismo. Agitatore, scrittore, ribelle, pacifista, interventista, volontario: l’autore mette insieme i diversi aspetti del giovane Mussolini e li ricostruisce dagli anni dell’infanzia alla nascita del regime. In appendice sono raccolti i documenti relativi al periodo considerato: le lettere di Mussolini, il manifesto-programma del Partito politico futurista, il programma dei fasci di combattimento e quello dannunziano per la marcia su Roma.
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Torino, Einaudi 2009, cm.15x23, pp.198, brossura copertina figurata a colori. Oppressa da una frenetica gestione del tempo, la nostra epoca ha un grande bisogno di pazienza, virtù protagonista in questo libro di Paolo Pejrone, senza alcun dubbio nostro "giardiniere" per eccellenza, principale responsabile della nuova attenzione culturale che circonda piante e giardini. Il lavoro del giardiniere richiede un senso diverso del tempo e del vivere: "in giardino non c'è fretta", come recita uno dei capitoli del libro. Il tempo della natura non può essere forzato e costretto. E, in questo modo, l'astuzia della ragione ci conduce a una sorta di "piccola ecologia del bello": il bello diventa un mezzo per raggiungere il buono. Il curare i fiori, il crescere con delicatezza e attenzione piante e alberi si rivela, nella sua necessaria lentezza, un modo per cambiare il nostro atteggiamento verso il tempo. "La pazienza del giardiniere" vuole chiarire e ribadire la concezione, imperniata sulla semplicità, che Pejrone ha del giardino, aborrendo e esecrando ogni sofisticazione, sia concreta che metaforica. Il libro evidenzia poi il rapporto che la società civile deve avere con il verde pubblico, denunciando il dilettantismo e l'arroganza con i quali spesso si agisce nel costruire e curare giardini e altri spazi comuni. Il nuovo libro di Paolo Pejrone, "giardiniere" per eccellenza, principale e meritorio responsabile della nuova attenzione culturale che circonda piante e giardini. Il lavoro del giardiniere richiede un senso diverso del tempo, dell'agire e del vivere: "in giardino non c'è fretta", come recita uno dei capitoli del libro. Il tempo della natura non può essere forzato, stressato, costretto. Grande spazio hanno nel libro fiori e piante, attraverso l'inimitabile modo di raccontarle e descriverle che ha reso Pejrone celebre, attraverso una brevità lieve ma densa. Tra un capitolo e l'altro si alternano "le guerre del giardiniere": le garbate, ma ferme, denunce sull'incuria, la trascuratezza, o la decisa ostilità nei confronti della natura.

EAN: 9788806199883
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Trieste, Edizioni Italo Svevo 1982, cm.25x34,5 pp.112, con foto in bianco e nero. Legatura editoriale con sovracopertina figurata a colori. Trieste anni trenta e un sommario di cronaca cittadina, che ripropone in una sorta di «mostra retrospettiva» memorie d’epoca non ancor spente nelle generazioni del primo dopoguerra, se pur sbiadite dal tumultuoso trascorrere di mezzo secolo di avvenimenti, e ha per sottotitolo, «Momenti di vita triestina e cronaca delle trasformazioni edilizie», che per se stesso precisa i termini e fissa i limiti del lavoro. Cronaca di profondi mutamenti di crescita e di fisionomia d’una città che, spezzati i secolari legami con l’Austria degli Absburgo, viveva l’euforia del suo primo ricongiungimento alla Madrepatria, lungamente auspicato e tenacemente voluto dalle sue componenti etniche e culturali più cospicue. Trieste, superato il primo impatto con una realtà nuova, inconsueta, – diversa, forse, da quella romanticamente sognata – sembrava presa da una rinnovata smania di fare; da un’arcana interiore spinta di realizzare quanto era nei suoi sogni; quanto la guerra aveva interrotto; quanto i suoi amministratori s’erano riproposti decine e decine d’anni prima, dovendosi al?ne arrendere di fronte a insormontabili problemi politici, tecnici e finanziari. Trieste non solo ebbe la sua Università nel 1924, ma la si volle maestosa, completa, «punto di convergenza di tante genti diverse». Il porto fu ricostruito e potenziato; il grande silo granario, realizzato nel 1937, rese concorrenziale con gli scali nordici, il commercio dei grani. Da Trieste partì la prima linea aerea civile, mentre i cantieri di Monfalcone producevano la prestigiosa serie degli idrovolanti «Cant Z». Il grande acquedotto del Randaccio sciolse l’annoso nodo del problema idrico. Fu parimenti risolto il problema della fognatura. Con la creazione dei CRDA, nati dalla fusione di prestigiosi cantieri preesistenti, l’industria navale prese nuovo impulso, donando alla marineria italiana navi passeggeri da leggenda, come la «Saturnia», la «Victoria», il «conte di Savoia»; e a quella militare gli incrociatori «Trieste» e «Cadorna», le navi da battaglia «Vittorio Veneto» e «Roma». La città fu migliorata nelle sue strutture e nei suoi servizi. Sorsero nuovi quartieri popolari. Fu operato il risanamento della città vecchia, aperte nuove arterie cittadine, costruite scuole, sistemati musei, operati ricuperi del patrimonio archeologico.
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18 illustrazioni di Guttuso e Treccani. Firenze, L'Indiano 1976, cm.14x22, pp.146, brossura Seconda edizione.
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Note: Esemplare con dedica autografa di Piero Santi.
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