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#222884 Religioni

Vecchio e Nuovo Testamento secondo la Volgata, tradotto in lingua italiana e con annotazioni dichiarate di Monsignor Antonio Martini Arcivescovo di Firenze. Vol.XVIII.

Autore:
Curatore: Testo latino a fronte.
Editore: Tipogr.di Giuseppe Antonelli Librajo-Calc.Edit.
Data di pubbl.:
Dettagli: cm.11x17, pp.160, testo su 2 colonne, brossura, cop.ornata.

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Palermo 14/11/1997-11/1/1998. A cura di F.Carapezza Guttuso. Milano, Charta 1998, cm.23x29, pp.257, 494 figg.a col.di figurini e scenari. brossura cop.fig.a col.
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Prefazione di Piero Calamandrei. Palermo, Sellerio 1998, cm.12x16,5, pp.102, brossura, copertina muta, con sopraccoperta figurata a colori applicata al dorso. Coll.La Memoria,283. Terza liceo 1939 è la memoria di un episodio vero, incredibile e penoso, occorso a una studentessa di liceo: e potrebbe accadere anche oggi, e forse accade un suo simile. Sicché questo libro in primo luogo fa interrogare sull'urgenza di rivedere ogni situazione in cui - per necessità d'ordine o d'efficienza - persone umane siano esposte per un lungo periodo a un potere regolare e insieme arbitrario, come vige nelle istituzioni educative di ogni livello. Ma nel racconto di Marcella Olschki (che data 1956, ricevendo in quell'anno un premio significativo) a quell'episodio, centro e acme del libro, si arriva gradualmente, alla fine di un attento viaggiare dentro a una classe di liceo fascista. Gli alunni di sempre, i professori alcuni bravi altri miseri con un in più di conformismo servilistico e, a segnare il divario tra la scuola di ieri e quella d'oggi, un'invadente propaganda fascista tanto imbecille da originare effetti esilaranti. E Piero Calamandrei, nella Prefazione al volume, faceva notare quanto diversa la risata di quei giovani dai visi di ferro dei loro coetanei biondi che presto gli italiani avrebbero conosciuto nella divisa nera delle SS. Non aderivano, gli studenti della III Liceo dell'A. S. 1939, alla sostanza di una scuola in cui la mancanza di ogni libertà di scelta autonoma, inibiva ogni interesse sincero e meditato. E quella estraniazione, nel contesto del totalitarismo, aveva effetti di libertà. Ma la stessa estraneità, in un liceo che, a parte la mistica fascista, in realtà, non è cambiato molto nemmeno per la legge, in una società pluralistica come è quella d'oggi, che effetti avrà? È la domanda di questo ricordo degli anni di scuola.

EAN: 9788838909450
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A cura di Giuseppe Chiecchi. Roma, Antenore 2015, cm.17x24, pp.XLII,75, brossura. Coll.Medioevo e Umanesimo,120. "Sulla base della Dedicatoria del 'Liber moralium commodorum', che Pietro Crescenzi rivolge a frate Almerigo Giliani da Piacenza, Maestro generale dei Domenicani (ordinis fratrum predicatorum generali magistro), è lecito ricavare soltanto la coincidenza cronologica tra il periodo della carica di Almerigo, svolta dal 1304 al 1311, e quello della compiuta stesura del trattato. Una seconda Dedicatoria, a Carlo II d'Angiò, re di Gerusalemme e di Sicilia, sembrerebbe autorizzarci ad anticipare il terminus ante quem al 1309, anno della morte del sovrano, per la consolatio e la delectatio del quale, oltre che per l'utilitas dei sudditi, l'opera è stata progettata ed eseguita. Evidentemente, i riferimenti contenuti nelle due Dedicatorie in parte si contraddicono: nella dedica a frate Almerigo, l'evocazione di re Carlo sembra coincidere solo con l'inizio della compilazione del trattato, per cui se ne deduce che la conclusione di questo dovrebbe essere successiva alla morte del sovrano; invece, nella dedica a Carlo d'Angiò, non solo si dichiara che l'opera è compiuta, ma anche che essa viene inviata al re dopo essere stata esaminata e approvata da Almerigo e dai Domenicani, oltre che dagli esperti in scienza naturale dell'Università di Bologna."

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