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Messale di Barbara del Brandeburgo. Archivio Diocesano di Mantova.

Curatore: Il commentario contiene i saggi di Giusi Zanichelli, Federica Toniolo, Giancarlo Manzoli, Giuse Pastore e Giancarlo Malacarne.
Editore: Il Bulino edizioni d'arte.
Data di pubbl.:
Dettagli: cm.26x39,6, 380 carte copertina decorata con pietra e rombo di ottone, in cofanetto con volume di commentario. La tiratura unica e irripetibile a livello mondiale è di 499 esemplari.

Abstract: Il Messale della cattedrale di Mantova venne realizzato tra il 1442 e il 1465, negli anni inziali dell’età aurea di quella Mantua felix che seppe farsi promotrice di meravigliose testimonianze dell’incipiente Rinascimento italiano. A Mantova operano già Leon Battista Alberti, Pisanello e Vittorino da Feltre, ai quali presto si aggiungono Andrea Mantegna, Girolamo da Cremona e Luca Fancelli. Il Messale di Mantova fu commissionato nel 1442 da Gian Lucido Gonzaga, vescovo di Milano poi cardinale, a Belbello da Pavia, considerato il maggior interprete della miniatura tardogotica italiana, già al servizio dei Visconti per completare il celebre Offiziolo, lasciato incompiuto da Giovannino de Grassi. Con la scomparsa del committente (1448), il lavoro di decorazione e di scrittura (affidata a Pietro Paolo Marono, poi calligrafo anche della Bibbia di Borso d’Este) subì varie interruzioni e per quasi un decennio rimase incompiuto.La ripresa dei lavori sul Messale è ascrivibile alla ferma volontà di Barbara di Brandeburgo-Gonzaga che, dal 1459, avoca a sé ogni competenza sul manoscritto. Sarà Andrea Mantegna a suggerire a Barbara il nome del miniatore che dovrà portare a termine l’ambizioso programma artistico del Messale: quello del giovane Girolamo da Cremona, suo seguace, aperto ai nuovi stilemi del Rinascimento e già collaudato aiutante di Taddeo Crivelli, miniatore della Bibbia di Borso d’Este. Fin dai primi studi novecenteschi sul Messale è stata evidenziata la mano di un terzo miniatore, rimasto anonimo, ma probabile collaboratore di Mantegna e seguace del nuovo gusto importato a Ferrara da Rogier van der Weyden sul finire degli anni Quaranta. Sono soltanto tre le carte attribuibili a questa mano e databili intorno al 1449-1450, probabilmente commissionate dalla marchesa Paola Malatesta, moglie di Gianfrancesco Gonzaga. Il Messale, manoscritto miniato della cattedrale di Mantova, è un codice su pergamena, nel formato di mm 395 × 262, che si compone di 380 fogli (760 pagine). Il codice è mutilo a c. 380; quasi certamente manca l’intero fascicolo di chiusura, probabilmente sottratto nei primi anni del Novecento unitamente a quattro fogli miniati, poi recuperati e reinseriti. Dal 1983 il Messale è stato restituito definitivamente dallo Stato italiano alla Cattedrale di Mantova, legittima destinataria dell’opera già per volontà del cardinale Francesco Gonzaga, figlio di Barbara, volontà confermata nel ’500 dal cardinale Ercole, figlio di Isabella d’Este.Lo stato di conservazione è buono, frutto del restauro del 1991 ad opera dell’Istituto Centrale del Restauro, e del succesivo intervento di restauro e consolidamento finanziato dal Bulino e attuato dall’Antica Legatoria Gozzi (2008), proprio in concomitanza con la campagna fotografica per il facsimile. Il testo liturgico in latino è scritto in semigotico italiano con inchiostro nero e titoli e rubriche in rosso; notazione quadrata nera su tetragramma rosso per il corredo musicale.Nel codice si fa ampio uso di lapislazzuli e oro in lamina; la decorazione si articola in:6 carte del Calendario, con fregi sul lato esterno; 68 miniature di diverso formato; 2 grandi iniziali figurate; 7 carte con ampi fregi sui quattro lati; oltre 2000 iniziali decorate di norma poste su tre righe; centinaia di iniziali di capoverso con ornati a penna.L’edizione in facsimile è stata autorizzata dalla Diocesi di Mantova in base alla convenzione sottoscritta con Il Bulino nel luglio 2008, previo parere favorevole della Soprintendenza regionale della Lombardia, ai fini anche della slegatura e scucitura del codice per compiere alcuni necessari interventi di restauro e di consolidamento. Ciò ha permesso di attuare la campagna fotografica in condizioni ideali e con strumenti tecnologici all’avanguardia. Al restauratore Pierangelo Faggioli è stato affidato anche il compito di dotare il codice di una nuova legatura in velluto cremisino (che sarà ripetuta dallo stesso legatore per il codice in facsimile), più consona alla storia documentata del manoscritto e più idonea alla sua fruibilità e tutela.

EAN: 9788886251969
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