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#278296 Arte Restauro

Il restauro del sipario istoriato di Antonino Calcagnadoro. La resa di Gerusalemme. Teatro Flavio Vespasiano Rieti.

Curatore: A cura di Grazia de Cesare.
Editore: Edifir.
Data di pubbl.:
Dettagli: cm.16,5x23,5, pp.128, brossura copertina figurata a colori.

Abstract: «Rieti è una città ricca di tesori nascosti e la storia del sipario del Teatro Flavio Vespasiano sta lì a dimostrarlo. Dipinto dal grande Antonino Calcagnadoro nel 1910, il sipario ebbe vita travagliata prima e dopo la sua realizzazione. Nel secondo dopoguerra incappò nel giudizio di coloro ai quali - specie dopo l'orrore dell'Olocausto - non era parso politicamente corretto celebrare la presa di Gerusalemme da parte di Vespasiano, che tanta distruzione e tanti lutti arrecò al popolo ebraico. Ma ad oscurare l'imperatore trionfante davanti alle mura della città ci avrebbe pensato il tempo, con tutto il suo corredo di "agenti": l'umidità, l'usura provocata dal ripetuto utilizzo, la scarsa cura e manutenzione, fino a quando, per evitare che la tela andasse distrutta, semplicemente si smise di usarla. Il tempo è continuato a scorrere, sbiadendo del sipario anche il ricordo tra i reatini, pure legatissimi al loro teatro. Perciò il 21 settembre vedere il Flavio pieno di gente accorsa ad ammirare la grande tela finalmente restaurata è stato commovente. Raramente si percepisce in città tanto orgoglio per le proprie cose e la propria storia e invece è successo. E a ragione. Per la Fondazione Varrone, che sin dal 2017 aveva deciso di finanziare quel restauro, è stata la dimostrazione di aver fatto la scelta giusta, onorando una volta di più il lascito anche morale della Cassa di Risparmio di Rieti, che a suo tempo tanto contribuì all'edificazione del teatro. Ugualmente azzeccata si è rivelata la decisione di affidare il cantiere ai docenti e agli allievi dell'Accademia delle Belle Arti de L'Aquila, anche per rinsaldare i rapporti di vicinanza e di scambio con la nostra città. Di quell'emozionante pomeriggio al Flavio ci resta il ricordo del lungo, appassionato applauso con cui il pubblico ha salutato il ritorno del sipario sulla scena e le parole della professoressa Grazia De Cesare sul valore dell'opera del Calca-gnadoro e sulla sua intrinseca fragilità. E adesso che la città ha ritrovato questo suo tesoro siamo certi che farà del tutto per non perderlo di nuovo.» (Dalla Premessa di Antonio D'Onofrio).

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#316415 Arte Restauro
A cura di Grazia De Cesare. Firenze, Edifir 2022, cm.16,5x23,5, pp.128, illustrazioni. brossura copertina figurata a colori. Collana Restauro. «Rieti è una città ricca di tesori nascosti e la storia del sipario del Teatro Flavio Vespasiano sta lì a dimostrarlo. Dipinto dal grande Antonino Calcagnadoro nel 1910, il sipario ebbe vita travagliata prima e dopo la sua realizzazione. Nel secondo dopoguerra incappò nel giudizio di coloro ai quali - specie dopo l'orrore dell'Olocausto - non era parso politicamente corretto celebrare la presa di Gerusalemme da parte di Vespasiano, che tanta distruzione e tanti lutti arrecò al popolo ebraico. Ma ad oscurare l'imperatore trionfante davanti alle mura della città ci avrebbe pensato il tempo, con tutto il suo corredo di "agenti": l'umidità, l'usura provocata dal ripetuto utilizzo, la scarsa cura e manutenzione, fino a quando, per evitare che la tela andasse distrutta, semplicemente si smise di usarla. Il tempo è continuato a scorrere, sbiadendo del sipario anche il ricordo tra i reatini, pure legatissimi al loro teatro. Perciò il 21 settembre vedere il Flavio pieno di gente accorsa ad ammirare la grande tela finalmente restaurata è stato commovente. Raramente si percepisce in città tanto orgoglio per le proprie cose e la propria storia e invece è successo. E a ragione. Per la Fondazione Varrone, che sin dal 2017 aveva deciso di finanziare quel restauro, è stata la dimostrazione di aver fatto la scelta giusta, onorando una volta di più il lascito anche morale della Cassa di Risparmio di Rieti, che a suo tempo tanto contribuì all'edificazione del teatro. Ugualmente azzeccata si è rivelata la decisione di affidare il cantiere ai docenti e agli allievi dell'Accademia delle Belle Arti de L'Aquila, anche per rinsaldare i rapporti di vicinanza e di scambio con la nostra città. Di quell'emozionante pomeriggio al Flavio ci resta il ricordo del lungo, appassionato applauso con cui il pubblico ha salutato il ritorno del sipario sulla scena e le parole della professoressa Grazia De Cesare sul valore dell'opera del Calca-gnadoro e sulla sua intrinseca fragilità. E adesso che la città ha ritrovato questo suo tesoro siamo certi che farà del tutto per non perderlo di nuovo.» (Dalla Premessa di Antonio D'Onofrio)

EAN: 9788879709842
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#41944 Araldica
Preziosa ristampa in carta avoriata in due tomi formato gigante, con copertine in tela e sovracoperte a colori, della raccolta araldica dell'opera del Palizzolo Gravina pubblicata dagli Editori Visconti & Huber a Palermo nel 1871-75, presso la tipografia Ignazio Mirto. Le cento tavole colorate contengono circa duemila stemmi delle nobili famiglie, delle principali città e delle dinastie regnanti che hanno retto la Sicilia. L'autore sostiene che "...è dietro i meriti propri e gli onori che da essi derivano che oggi ognuno ama risalire all'idea della virtù, e quindi della nobiltà degli antenati". Catania, Franco Amato Ed. 1988, 2 voll. Vol.I:tavole, Vol.II:Dizionario. cm.26,5x37, pp.372,32, circa 100 tavv.a col.ft.di stemmi, legature editoriali in tutta tela, sopraccoperte figurate a colori. Ristampa anastatica dell'edizione di Palermo 1871-75.
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Usa, Kjos Music Company 1992, cm.23x30, pp.32, fascicolo spillato.

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#317444 Arte Saggi
A cura di Claudia Salaris. Pistoia, Gli Ori 2009, cm.23x29, pp.136, illustrazioni a colori. brossura copertina figurata a colori. Il volume, curato da Claudia Salaris, accompagna la mostra aperta all'Auditorium di Roma che ripercorre la storia del Futurismo dal punto di vista musicale attraverso una vasta scelta di documenti originali: libri, manifesti, spartiti, dischi, locandine, riviste, fotografe, disegni, caricature, ceramiche, manoscritti, lettere, inviti e programmi di concerti. La pubblicazione del Manifesto del Futurismo di Filippo Tommaso Marinetti su "Le Figaro" di Parigi il 20 febbraio 1909 segna ufficialmente la nascita del primo movimento artistico d'avanguardia organizzato. In breve tempo si allargò alla pittura e per gradi investì tutti i campi dell'arte, musica, scultura, architettura, teatro, cinema, fotografa, danza, grafica, sfociando anche al di là dell'estetica nella politica, nel costume e nella morale. I materiali provengono dalla collezione di Claudia Salaris e Pablo Echaurren, considerata la più completa raccolta di materiali a stampa futuristi.

EAN: 9788873363705
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