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Goethe. Un ritratto dall'interno.

Autore:
Curatore: Prefaz.di Stefano Zecchi. Traduz.Anna Benvenuti.
Editore: Ediz.Medusa.
Data di pubbl.:
Collana: Coll.Le Api,67.
Dettagli: cm.14x22, pp.132, brossura con bandelle, cop.fig. Coll.Le Api,67.

Abstract: Le biografie di Goethe, osserva Ortega y Gasset, sono state elaborate secondo un'ottica monumentale, una visione solamente dal di fuori, a distanza e senza dinamismo interiore. Il "suo" Goethe - promette l'autore spagnolo - sarà invece costruito secondo un'ottica inversa: un "Goethe dall'interno" che, inutile al suo io, è stato proprio l'uomo che ci ha insegnato la fedeltà al nostro. Però, come scrive nella Prefazione il filosofo Stefano Zecchi, «Goethe è celebrato e ammirato, ma è il vero sconfitto della nostra civiltà che si è costruita attraverso la radicale scissione dei saperi, che ha sviluppato una modernità specializzando le conoscenze, disgregando qualsiasi idea di organicità della vita. Non c'è neppure un pezzetto di Goethe nella nostra cultura, perché lui è il più geniale antimoderno della modernità, perché la sua visione del mondo, se avesse trionfato, avrebbe configurato una diversa concezione dell'uomo sulla Terra e in Cielo». Il chiarimento della sua figura, in modo che ci possa servire, lo si può ottenere soltanto rovesciando il nostro rapporto con Goethe. Una operazione che salva il classico, usandolo senza riguardo per la nostra salvezza, un tentativo di risurrezione che lo risommerge nell'esistenza. Ne risalta un Goethe vitalmente inquieto e insoddisfatto: e lo è come il suo Faust, come Werther e Meister.

EAN: 9788888130569
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Testo raccolto da Georges Belmont. Traduz.e note di Augusto Donaudy. Milano, SE Ediz. 2022, cm.13x22, pp.350, num.ill.bn.in tavv.ft. brossura cop.fig.a col.con bandelle, Coll.Testi e Documenti,146. “Quando Marcel Proust morì, già celebre nel mondo, nel 1922, molti si precipitarono da colei ch’egli chiamava la sua «cara Céleste», per ottenerne la testimonianza, i ricordi. Molti sapevano che solo lei (per essergli vissuta accanto negli otto decisivi anni della sua esistenza) deteneva verità essenziali sulla persona, sul passato, sugli amori, sullo sguardo sul mondo, sul pensiero, sull’opera di quel grande, geniale infermo. Quelle stesse persone non ignoravano che, per ore e ore, tutte le notti – notti che erano il giorno per quell’uomo –, Céleste Albaret aveva avuto l’eccezionale privilegio di sentirlo raccontar di sé sul filo della memoria, e raccontare le serate da cui tornava, e mimare e ridere come un fanciullo e tracciare già ad alta voce questo o quel capitolo dei suoi libri. Céleste era il testimone principe, il centro di tutto. Ma per cinquant’anni rifiutò di parlare. La sua vita, diceva, se n’era andata con Monsieur Proust. E come lui s’era costretto, in volontaria reclusione, nella propria opera, così lei ormai voleva vivere da reclusa nella sua memoria. Soltanto così lui sarebbe rimasto il magnifico monarca dello spirito e il mostro di tirannia e di bontà ch’ella aveva, come oggi dice, «amato, subìto, assaporato». Tentare di render tutto questo – e di renderlo malamente, come temeva – avrebbe significato tradirlo. Se ora, a ottantadue anni, ha mutato parere è perché ha ritenuto che altri, meno scrupolosi, avessero tradito Marcel Proust, sia perché non disponevano delle sue fonti di verità, sia per eccesso di fantasia o per la tentazione di erigere a tesi le loro piccole, «interessanti» (o interessate) ipotesi. Quanto a me, affermo che non avrei accettato di farmi l’eco di Madame Albaret se dopo alcune settimane – sui cinque mesi che durarono le nostre conversazioni – non mi fossi convinto della sua assoluta sincerità. Poiché questo libro urterà molti preconcetti e susciterà numerosi malumori, volevo esser assolutamente certo di non prestarmi a un altro genere di tradimento: quello, come ho detto un giorno a Madame Albaret, di erigere un’icona.” (Dall’introduzione di Georges Belmont)

EAN: 9788867237296
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