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#37154 Arte Scultura

Pacio e Giovanni Bertini da Firenze e la bottega Napoletana di Tino di Camaino.

Autore:
Curatore: Presentazione di Alessandro Parronchi. Foto di Paolo Tosi e Giorgio Misirlis.
Editore: Martini Ed.
Data di pubbl.:
Dettagli: cm.24,5x28, pp.133, con 133 ill.e tavv.bn.nt.ed una carta gene brossura copertina figurata.

Abstract: Delineando con fermezza i tratti stilistici essenziali delle opere eseguite in Napoli dai fiorentini Pacio e Giovanni Bertini, Giulietta Chelazzi Dini chiude il capitolo della scultura trecentesca nel Reame lasciata finora, ad opera dei vari studiosi, in contorni non del tutto definiti. Nonostante gli studi fondamentali che vanno dal Bertaux per finire all’Aceto, non si era ancora giunti ad abbracciare nella sua ampiezza e a definire nei particolari il quadro operativo del cantiere napoletano della scultura che ruota intorno alla geniale operosità di Tino di Camaino. L’ultima fase dell’attività del maestro segna, quasi stella polare, la direzione gotica verso la quale il secolo si indirizza e che preavverte senza raggiungerla. Rimaneva ancora da ripercorrere il cammino, opera per opera, dei collaboratori del senese, e cioè prevalentemente i fiorentini Pacio e Giovanni, più e meno dotati e più e meno vicini allo spirito del maestro nel dar vita al popolo di sculture che animano le imprese sepolcrali del tempo degli Angioini, a cominciare dal Sepolcro di Re Roberto nell’abside di Santa Chiara a Napoli. .E’ così che il lettore di questo saggio è condotto a ripercorrere la produzione scultorea del trecento napoletano, comprendente quella sopravvissuta alle distruzioni dell’ultima guerra e quella diramatasi nei musei d’Europa e d’America, ma anche un tratto finalmente precisato di quella che è la strada maestra percorsa in un preciso tempo dalla storia della scultura italiana.

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