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Carteggio.Vol.II: 1835-1837.

Autore:
Curatore: Introduz.e a cura di Aglaia Paoletti Langè.
Editore: Le Monnier.
Data di pubbl.:
Collana: Coll.Centro Studi sulla Civiltà Toscana fra '800 e '900.
Dettagli: cm.17x24, pp.VII,332, brossura sopracop.fig.a col. Coll.Centro Studi sulla Civiltà Toscana fra '800 e '900.

EAN: 9788800841054
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Intr.e a cura di A.Paoletti Langè. Firenze, Le Monnier 1999, cm.17x24, pp.VI,222, brossura soprac.fig. Coll.Centro di Studi sulla Civiltà Toscana fra '800 e '900.

EAN: 9788800841085
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Intr.a cura di V.Gabrielli. Premessa di C.Ceccuti. Firenze, Le Monnier 1999, cm.17x24, pp.IV,362, brossura soprac.fig. Coll.Centro di Studi sulla Civiltà Toscana fra '800 e '900.
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Introduz.e a cura di Veronica Gabbrielli. Firenze, Casa Ed.Le Monnier 2000, cm.17x24, pp.VII,371, brossura soprac.fig. Coll.Centro di Studi sulla Civiltà Toscana fra '800 e '900.

EAN: 9788800841108 Note: sopracoperta macchiata.
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Firenze, Olschki Ed. 1979, cm.14,5x20,5, pp.200, con 24 tavv. ft., brossura Coll. Saggi di «Lettere italiane», 26.

EAN: 9788822228598
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#107287 Facsimili
Archimede, Trattati (Riccardiano 106). A cura di Roberto Manescalchi. Grafica European Center of Fine Arts, per i tipi di VIMER Industrie 2007, 2 voll. in cofano. cm.21,5x29,5, pp.86 carte in recto e verso di facsimile, pp.332 di testi e apparati. Il manoscritto contenente i trattati di Archimede, recentemente riconosciuto autografo di Piero della Francesca, è con tutta probabilità passato per le mani di Leonardo. Leonardo da Vinci infatti, nelle carte che ci sono pervenute, ci ha lasciato alcune citazioni riferite alle opere di Archimede. Due, in particolar modo, paiono interessantissime; testimoniano, infatti; la voglia del maestro di possedere codici con le opere del grande matematico siracusano. La prima: "Archimede è intero appresso al fratello di monsignore di Santa Gusta, in Roma. Disse di averlo dato al fratello che sta in Sardigna. Era prima nella libreria del Duca di Urbino. Fu tolto al tempo del Duca Valentino". La seconda: "Borges ti farà avere Archimede del vescovo di Padova e Vitellozzo quello da il Borgo a San Sepolcro". La seconda è certamente l'annotazione più interessante: Vitellozzo Vitelli era alla presa di Urbino assieme al Valentino e l'Archimede, che avrebbe dovuto dare (non è certo che questo sia avvenuto) a Leonardo, potrebbe essere uno dei codici della biblioteca di Federico oggetto di predazione, i quali furono dispersi dopo la capitolazione della città … una cortesia da parte di uno dei generali del Valentino nei confronti di Leonardo, che, del medesimo principe, era ingegnere militare. Se così fosse, alla luce della recente identificazione dell'autografo pierfrancescano della Riccardiana, sarebbe più che plausibile l'ipotesi della presenza, nella biblioteca di Federico II, di un codice di Piero con la trascrizione di opere di Archimede; testo che, aggiunto al trattato di prospettiva e al Libellus, porterebbe almeno a tre il numero delle opere del Borghigiano presenti in tale biblioteca. Nell'ottica di "codice depredato" potrebbe anche e forse spiegarsi l'assenza del frontespizio (prima carta che spesso conteneva la dedica e lo stemma del proprietario) del Riccardiano 106. Questo è già di per sé un codice interessantissimo e, per ovvi motivi, di valore inestimabile: sembrerebbe di percepire, ancorché in assenza di trascrizione, un tentativo di Piero, assolutamente innovativo, di applicazione di notazioni algebriche alla geometria archimedea. La possibile ipotesi che Leonardo possa aver studiato Archimede attraverso la trascrizione e l'interpretazione di Piero, contenuta nel Riccardiano. 106, aggiunge certamente al codice un fascino di enorme presa nell'immaginario collettivo; fascino che, ovviamente, risulta del tutto particolare anche per gli studiosi. L'opera edita da Grafica European Center of Fine Arts, per i tipi di VIMER Industrie Grafiche Italiane, consta di due volumi, rilegati e cartonati, ambedue dalle dimensioni esterne di mm 293x215 (il cofanetto cartonato che li racchiude ha uno spessore di mm 55). Il primo volume è composto da 82 carte (in recto e verso): è l'edizione facsimile del manoscritto, conservato presso la Biblioteca Riccardiana di Firenze con l'indicazione numerica 106 (il manoscritto originale è cartaceo - filigrana: aquila iscritta in un cerchio - diviso in 8 fascicoli, quinterni e sesterni). Esso contiene un vero e proprio "corpus" di trattati di Archimede, contrassegnati da rubriche che ne indicano i titoli: De Sphaera et cilindro, Circuli dimensio, De conoidalibus et sferoidibus figuris, Archimedis inventa circa elicas hoc est spirales lineas et spatia dictis lineis contenta, Archimedis Planorum aeque ponderantium inventa vel centra gravitatis planorum, Archimedis de his que aeque ponderant, Archimedis quadratura parabule, Archimedis tractatus de arene numero. Il secondo volume, di corredo al precedente, raccoglie invece i contributi di presentazione alla realizzazione facsimilare del Riccardiano 106. Introdotto dalle presentazioni di Luciano Scala (Direttore Generale per i Beni Librari e gli Istituti Culturali del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali), Riccardo Nencini (Presidente del Consiglio Regionale della Toscana) e Giuseppe Fanfani (Sindaco della Città di Arezzo), si apre con la sezione in italiano di 55 pagine (tradotta in cinque lingue - inglese, francese, spagnolo, tedesco, arabo - per un totale di 332 pagine) con la seguente ripartizione saggistica: - " Piero della Francesca e il manoscritto 106 sulle opere di Archimede" (J. R. BANKER) - "L'Archimede di Piero" (G. LAZZI) , - "Intorno ai manoscritti di Piero della Francesca e alla fortuna storica dell'opera teorica del medesimo" (R. MANESCALCHI) - "Piero e la tradizione del testo di Archimede nel Quattrocento" (P. D. NAPOLITANI) - "Piero della Francesca e i manoscritti scientifici: il caso dell'ottica" (R. BELLÉ) "La scoperta di un altro autografo di Piero della Francesca costituisce già di per sé una notizia emozionante e degna di grande rilievo: se poi questa scoperta riguarda un manoscritto che non contiene opere personali, ma vede il grande artista nella veste di straordinario copista della più alta mente matematica dell'antichità, allora il valore e il significato sono tanti e tali da ben giustificare l'onere economico e il peso del lavoro che comporta la realizzazione di un facsimile, reso possibile grazie all'impegno di uno sponsor privato, che ha abbracciato con entusiasmo questa causa." (dalla presentazione di L. Scala) "La riproduzione fac-similare dell'Archimede di Piero della Francesca non è solo un'operazione culturale di grande respiro; è anche un contributo alla rivalutazione di aspetti a volte considerati "minori" dell'opera complessa di uno dei personaggi che hanno fatto grande la Toscana. È un po' come risalire alle radici e al più profondo sentire di un grande artista come Piero, di cui era nota la ricerca delle basi della cultura scientifica. Il suo sguardo era rivolto ad Euclide e ai matematici greci, e l'interesse per Archimede ne veniva quasi come una conseguenza naturale e logica. Il pittore della luce e delle forme perfette - come è stato definito - rientra a tutto tondo nell'immagine degli artisti dell'epoca, che accompagnavano sicurezza e agilità del tratto a studi prospettici profondi e ad una preparazione anche nelle scienze matematiche di alto livello. Anche questa riproduzione rientra nella concezione dell'uomo "centrale" e "universale", artefice del proprio destino, versato in ogni ramo del sapere, protagonista di ogni progresso, motore e interprete di quell'esaltante periodo di storia del mondo che fu il nostro "Rinascimento". Un'iniziativa editoriale importante, che restituisce alla collettività parte di un patrimonio letterario che spesso tende a rimanere accessibile solo agli studiosi." (dalla presentazione di R. Nencini) L'opera su Archimede è una testimonianza della poliedrica figura del maestro di Borgo San Sepolcro, perfetto interprete dello spirito del Rinascimento: artista stupefacente, ma anche indagatore attento della natura e delle leggi che la governano. L'opera ci consente di toccare con mano l'attenzione - non meramente erudita, ma finalizzata ad una migliore conoscenza e descrizione del mondo - che si aveva verso i classici nella Toscana del Quattrocento, dalla quale uscirono tante geniali personalità. Non soltanto Piero, ma anche un Leonardo o un Leon Battista Alberti e, non ultimo, un altro biturgense come frate Luca Pacioli, che definiva Piero "monarca dei matematici" (dalla presentazione di G. Fanfani)
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#112665 Aeronautica
Disponiamo: 1939,nn.8,10,18,19,20,21,22,23,24, 1940,nn.1,2,3,4,5,6,7,10,, 1941,nn.5,22, 1942,nn.1,1,2,2,3,4,5,6,7,8,9,10,11,12,13,14,15,16,18,19,20,21,22,23,24, 1943,nn.4,6, Sorto con i fasci di combattimento, esce ininterrottamente dal 1919. Periodico quindicinale poi mensile. Milano, Ufficio Editoriale Aeronautico 1919-.... cm.21,5x29, pp.80 circa a fascicolo, num.ill.e tavv.bn,nt, fascicolo con cop.fig.a col. ciascun fascicolo:
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Pisa, Ediz.ETS 2002, cm.14x22, pp.224, brossura cop.fig.con bandelle. Coll.Letteratura Italiana,6. Poeti, pensatori e pittori di ogni tempo ripropongono materiali mitologici, in cerca del divino e di quell’«immediato» che – secondo Hölderlin – «sfugge non solo agli uomini ma anche agli dèi». Così la letteratura, e in generale l’arte, è custode dei miti e depositaria delle verità in essi riposte. Nel libro si discute dell’inventio poetica e dell’esegesi mitica; si riflette sulla mitopoiesi e sulla tradizione mitologica nella cultura letteraria dal Trecento al Seicento. Gli dèi e i misteri pagani mostrano la loro metamorfosi nelle migliori pagine di Boccaccio, Petrarca, Poliziano, Campanella, Bruno e Marino, presentando la “differenza” nel manifestarsi ai moderni. La rivisitazione delle favole antiche acquista pregnanza sapienziale nelle opere di Boccaccio, mentre nel Rinascimento «si vive» l’esperienza del mito. La favola di Atteone è utile alla poetica dell’eroico furore di Bruno, e quella di Prometeo alla comunicazione profetica di Campanella. Il racconto di Adone, poi, soddisfa il gusto e l’immaginazione delle corti europee del XVII secolo. Anna Cerbo insegna Letteratura italiana presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Istituto Universitario Orientale di Napoli. Studiosa del Trecento e del Cinquecento, si è anche occupata della poesia di Leopardi e di Luzi. Tra le sue pubblicazioni: Ideologia e retorica nel Boccaccio latino (Napoli 1984); Il teatro dell’intelletto (Napoli 1990); «Theologiza et laetare». Saggi sulla poesia di Campanella (Napoli 1997); Poesia e scienza del corpo nella «Divina Commedia» (Napoli 2001). Ha curato l’edizione critica del Ragionamento chiamato l’academico, overo della bellezza di Iacopo di Gaeta (Napoli 1996) e il volume miscellaneo Pensiero e immagini. Tradizione e innovazione nelle opere di Bruno e Campanella (Napoli 2001).

EAN: 9788846704801
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