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L'arcangelo il contadino il re. Storia di un'apparizione fra psichiatria e politica nell'Età della Restaurazione.

Autore:
Curatore: Traduz.di Maria Cristina Pauselli.
Editore: Viella Ed.
Data di pubbl.:
Collana: Coll.Sacro/Santo,2.
Dettagli: cm.14x21, pp.282, brossura cop.fig.a col. Coll.Sacro/Santo,2.

Abstract: Il 15 gennaio 1816 il contadino Thomas-Ignace Martin, mentre è nei campi, ha una visione: l’arcangelo Raffaele gli ordina di andare dal re per trasmettergli un messaggio segreto, cruciale per le sorti della monarchia. Il 2 aprile 1816 alle tre del pomeriggio questo coltivatore della Beauce viene ricevuto dal re Luigi XVIII alle Tuileries e l’eco del colloquio, avvenuto senza testimoni, si diffonderà per tutta la Francia, divenendo oggetto di dicerie e intrighi e germe contagioso di apparizioni e profezie che caratterizzeranno tutta l’età della Restaurazione. Uno storico, Philippe Boutry, e uno psicanalista, Jacques Nassif, esaminano questa storia in uno scambio epistolare che si sviluppa come un romanzo poliziesco. Escono così dall’ombra i vari protagonisti, palesi o nascosti, di una vicenda che coinvolge la realtà sociale e le strutture di potere e di controllo dello Stato, della Chiesa e della scienza medica, in un contesto di forte instabilità politica quale quello della Restaurazione, quando il segreto di un re poteva essere interpretato e strumentalizzato dai gruppi in lotta per il potere. Prima analisi completa dell’affaire Martin, il libro è anche la prova che il metodo storiografico più scrupoloso e l’interpretazione psicanalitica più spericolata – a dispetto di una supposta “reciproca impermeabilità delle due discipline” – possono contribuire, senza compromessi, a svelare il senso, latente ma straordinariamente complesso, di un enigma.

EAN: 9788883340123
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Paris, Gallimard 1985, cm.14x22,5, pp.386, brossura, sopraccoperta figurata a colori. Collana Connaissance de l'Inconscient. Testo in francese. "Le 15 janvier 1816, sur les deux heures et demie après midi, un petit laboureur du pays de Gallardon, à quatre lieues de Chartres, nommé Thomas-Ignace Martin était dans son champ, occupé à étendre du fumier, quand se présenta devant lui un homme de cinq pieds un ou deux pouces, vêtu d'une redingote de couleur blonde, ayant sur sa tête un chapeau à haute forme". Puis l'apparition s'évanouit comme si elle eût fondu en l'air. Ainsi commence l'affaire Martin. Trois mois plus tard, le paysan visionnaire est reçu au Palais des Tuileries par Louis XVIII. Le message de l'Archange restera secret jusqu'à la mort du roi mais non l'entrevue qui devient l'objet de bien des rumeurs, l'espoir de nombre d'intrigues, le germe contagieux d'une folie d'apparitions et de prophéties. Se saisissant aujourd'hui de cette affaire, un historien et un psychanalyste construisent par lettres un véritable roman policier qui fait surgir de l'ombre de multiples personnages, protagonistes visibles ou cachés, qui suscite aussi des questions toujours actuelles comme celle-ci : une croyance peut-elle n'être pas délirante ? Premier dossier complet sur l'affaire Martin, ce livre est aussi la preuve que la méthode historique la plus scrupuleuse et l'interprétation psychanalytique la plus risquée peuvent sans concessions mutuelles converger dans le dévoilement du sens latent, extraordinairement complexe, d'une énigme - ou d'un fait divers.

EAN: 9782070704651
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Note: Lievi segni d'uso alla sopraccoperta.
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Firenze, Accademia della Crusca--Le Lettere 2001, cm.17x24, pp.376, brossura. Dall'Indice: --Nicoletta Maraschio. «Avvertenza» --Cecilia Robustelli. La sintassi dei verbi percettivi vedere e sentire nell'italiano antico. --Alexandre Lobodanov.L'uso in coppia dei verba dicendi e dei verbi di moto nell'italiano antico. --Stefano Telve. Aspetti sintattici del discorso indiretto nella prosa fra Tre e Cinquecento e nelle «Consulte e pratiche» fiorentine. --Giada Mattarucco. Alcuni aspetti critici nelle grammatiche italiane da Fortunio a Buonmattei --Marco Pagan. Le allocuzioni nelle commedie di Goldoni (1738-1751). ---Domenico Proietti. «Comunque» dalla frase al testo. --Francesca Travisi. Morfosintassi dei pronomi relativi nell'uso giornalistico contemporaneo. --Luciana Salibra. --Aspetti grammaticali fra doppiaggio e sottotitolazione in «Le rayon vert» di Eric Rohmer. --Mariangela Regoliosi. Le «Elegantie» del Valla come 'grammatica' antinormativa. --Giorgio Graffi. La sintassi in alcuni linguisti del primo Ottocento: idee nuove e persistenza della "grammatica generale". --Leonardo M. Savoia. Note sulla formazione degli studi linguistici e dialettologici in Italia.
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Firenze, Accademia della Crusca--Le Lettere 2019, cm.17x24, pp.350, brossura. Dall'Indice: --Paolo D'Achille, Maria Grossmann. Il suffisso -ata denominale: dall’italiano antico all’italiano di oggi. --Simone Pregnolato. Lineamenti del pistoiese letterario di pieno Trecento. Risultanze grafiche e fonomorfologiche dal Troiano Riccardiano. --Gianluca Valenti. Il «volgar Cicerone certaldese». Il ruolo di Boccaccio nelle Regole grammaticali di Fortunio. --Tina Matarrese. L’accordo del participio passato nell’Orlando furioso. --Rosa Casapullo. Contributo alla storia del genere manualistico: Li tre libri dell’arte del vasaio di Cipriano da Piccolpasso. . --Paolo Bongrani. Agostino Lampugnani grammatico e il confronto col fiorentino: tra lingua e dialetti. --Francesca Cialdini. «Ridurre a metodo» la grammatica. Alcune riflessioni sulle Regole di Salvatore Corticelli. -- Claudio Giovanardi. Da frase a interiezione: il caso del romanesco avoja ‘hai voglia’. --Anna M. Thornton. Sulle forme in -errimo nell’italiano contemporaneo.
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Prefaz.di Giovanni Nencioni. Pisa, Ediz. Marlin 1973, cm.17,5x24, pp.XX,55, legatura editoriale in tutta tela blu, titoli in oro al piatto anteriore. Collana Testimonia,1. Ristampa anastatica dell'ediz. Halle, 1891. Testo in tedesco. Nel marzo del 1891 Pirandello fece stampare presso la «Tipografia dell'Orfanotrofio» di Halle la sua tesi di laurea sul dialetto di Agrigento: alla brossura erano indicati non solo i dati bibliografici, ma anche tutti i dati dell'università, precisi riferimenti ai nomi dei commissari di tesi e addirittura alla data e all'orario della discussione. Insomma, la pubblicazione aveva l'aspetto delle comuni tesi di laurea che ancora oggi si vedono nelle aule universitarie. In fine, inoltre, alle pp. 50-52, vennero inseriti anche il curriculum del laureando e le «Thesen» (gli argomenti di discussione). Pirandello decise però di stampare anche un'emissione differente, che avesse l'aspetto di un vero e proprio libro: il testo rimase in tutto identico, ma alla brossura e al frontespizio furono conservati solo il titolo e i dati bibliografici, eliminando dunque tutti i riferimenti alla discussione e i dati dell'università. E ancora, Pirandello sostituì le pagine finali, contenenti il suo curriculum e le «Thesen», con una sua recensione del «Saggio di fonetica siciliana» di Giacomo De Gregorio. Nencioni fotografa la situazione parlando di esemplari «non ufficiali e tirati successivamente», ma è verosimile si tratti di emissioni differenti, volute entrambe dall'autore, di un'unica tiratura originale. -- L'emissione "in forma di libro" risulta di estrema rarità: ne è censito un solo esemplare nella Biblioteca "Bombace" di Palermo. -- Pirandello discusse la sua tesi di laurea in filologia romanza, dedicata alla fonetica del dialetto del Girgenti, a Bonn il 21 marzo 1891. La sua carriera universitaria era iniziata nel 1886 alla Facoltà di Lettere di Palermo; da lì, dopo un anno, si era trasferito alla "Sapienza" di Roma, dove insegnava il grande maestro Ernesto Monaci: rimastone affascinato, Pirandello indirizzò dunque i suoi studi verso la filologia e la linguistica romanza. Un diverbio tanto banale quanto aspro con il professore di latino, Onorato Occioni, lo costrinse però ad allontanarsi da Roma, consigliato in questo senso anche da Monaci, preoccupato che Occioni, preside della facoltà, potesse in qualche modo ostacolare l'allievo. Il 6 novembre 1889 Pirandello approdò dunque alla Rheinische Friedrich-Wilhelms-Universität, con tutta probabilità spinto proprio dal suo maestro: a Bonn, infatti, insegnava Wendelin Förster, importante storico della lingua e dialettologo, oltre che collega e amico del Monaci. Sempre a Bonn, aveva insegnato il fondatore della linguistica romanza, Friedrich Diez, a cui Förster era succeduto. La Friedrich-Wilhelms costituiva, in quel periodo, la culla e il centro di irradiazione della disciplina a cui Pirandello aveva rivolto i suoi interessi di studioso. L'argomento della tesi fu scelto molto rapidamente, forse già prima dell'arrivo a Bonn: per condurre la sua ricerca Pirandello non si limitò allo studio della bibliografia pregressa, ma allargò l'analisi ai suoi stessi ricordi del dialetto siciliano, scrisse numerose lettere al fratello e agli amici chiedendo informazioni sulla pronuncia di alcune parole e le trascrizioni di canzoni popolari, racconti e poesie, e infine trascorse l'estate del 1890 in Sicilia, raccogliendo quanto più materiale possibile. La tesi di Pirandello fu giudicata «observatione accurata et docta, sed expositione probabilis», mentre il commento alla discussione orale fu «rite superavit». Considerato che il lavoro fu portato a termine in breve tempo, la valutazione è da intendersi come notevolmente positiva. -- L'attività di filologo romanzo di Pirandello si interruppe con il rientro in Italia, ma in qualche modo, ironicamente, lo scrittore aveva già preso le distanze dallo studioso
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Note: Ottimo esemplare.
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