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Ex libris italiani dei secoli XVI e XVII. Origine e fortuna. Ottima riproduz.di 140 rari e preziosi ex libris con una dettagliata scheda per ognuno, con notizie storiche e biografiche. bross. Ottimo studio storico e interpretativo, con glossario dei termini araldici, bibliografia e vari indici.

Autore:
Curatore: A cura di Angelo Bonini.
Editore: Zanetto Ed.
Data di pubbl.:
Dettagli: cm.21x30, pp.390, 140 figg.bn.nt. brossura cop.fig.

Abstract: Ex libris: molto più di semplici segni di proprietà o di meri talloncini statistici, questi piccoli fogli che dalla fine del XV secolo vengono applicati sui libri per ribadirne il proprietario prendono nome dalla locuzione latina (letteralmente dai libri quindi, in senso lato, che fa parte della biblioteca di) spesso scritta su di essi, e possono assumere l’aspetto di piccole opere d’arte, talora affidate a grandi artisti e realizzate con tecniche raffinate e ricercate. Veri e propri emblemi della personalità del possessore, costituiscono un universo estetico non sempre adeguatamente stimato, a dispetto della ricchezza di informazioni che sono in grado di fornire e dell’elevato grado di interesse culturale che rivestono.Un cospicuo passo verso la loro rivalutazione viene dall’opera di cui stiamo parlando, nella quale l’autrice ha affrontato l’argomento con un approccio partecipato ed entusiasta che impronta di sé tutto il volume. In 140 schede ella attentamente esamina altrettanti ex libris nostrani dei secoli XVI e XVII, dando per ognuno la descrizione, la storia e le vicende del singolo manufatto, e soprattutto quelle del suo titolare e del suo artefice. Ma non è affatto un libro di sole schede: nella lunga ed accurata premessa introduttiva, veramente da centellinare, si passa in esame l’intero fenomeno exlibristico inquadrandolo nelle sue peculiarità e generalità, per poi dettagliare mode, forme e gusti che legano ognuno di tali “pezzetti di carta” al periodo storico, sociale e artistico in cui fu voluto e creato.Sono pagine ricche e doviziose di spiegazioni, con numerosi e notevoli spunti di riflessione coerenti con l’approccio interdisciplinare derivato dalla vasta preparazione culturale dell’autrice.Nei secoli passati in rassegna dal volume l’araldica godette di vasto uso, e quindi è ovvio che buona parte del testo coinvolga appieno la nostra scienza. Negli ex libris realizzati fra XV e XVII secolo, inoltre, è statisticamente provato che l’aspetto araldico prevalse su ogni altro (per poi andare in calo progressivo e costante): conscia di tutto ciò, a p. 63 l’autrice compie un esame estetico e critico del fenomeno araldico, e lo fa con attenzione rara per un non specialista, giungendo a valutazioni talora generalizzanti ma sempre dettate da un pragmatico buon senso (come a p. 64: “Leggere correttamente lo stemma significa poter arrivare al suo titolare”) e dalla solida preparazione del suo mestiere di storica dell’arte, che le permette di evitare improvvidi scivoloni (come alla pagina seguente, dove accenna alla simbologia sfiorando il tema delle esagerazioni barocche, ma riuscendo a non divenirne preda).Degno di nota è il capitolo di p. 71, una dozzina di dense e cospicue pagine dedicate alle imprese, fenomeno para-araldico alquanto affine agli ex libris: è merito dell’autrice l’osservazione che queste due branche dell’arte dell’immagine sono accomunate da una medesima forma espressiva, essendo entrambe concretizzate in un disegno ed un testo strettamente collegati fra loro in forme sintetiche, essenziali ed efficaci.Del massimo interesse è l’approfondimento sul mestiere rinascimentale di facitore di imprese, seguito da cenni e menzioni dei principali fra essi (Giovio, Ruscelli, Bargagli e altri). Grazie al parallelo che l’autrice ha acutamente riscontrato, e che l’ha spinta ad approfondirne lo studio, possiamo finalmente dire che esiste un testo moderno in cui l’interessantissimo e misconosciuto universo simbolico ed iconologico delle imprese è stato afferrato e rivalutato a dovere.Grandi e nitide immagini completano l’interessante volume con un ricco apparato illustrativo, tutto in bianco-nero (a favore oltretutto del costo): data la natura normalmente monocroma di codesta forma d’arte, ciò non provoca nessun rimpianto per il colore. Esse costituiscono il cuore del lavoro, ordinate cronologicamente nelle 140 schede del Catalogo, tutti ex libris italiani, quasi tutti figurati e spesso con stemma (ed i cui titolari sono talora impersonali, come conventi e accademie): una parata di esempi interessantissimi, dotati della genuinità delle fonti primarie e dove le difformità di stili, mani, epoche e scuole diventa un pregio per lo studioso. Dalle nitide incisioni degli ex libris di principi-vescovi altoatesini ad altre di stile e fattura molto più semplici, in ogni caso si tocca con mano come questi manufatti di pochi centimetri quadrati bastino per dare lezioni di arte e di storia.La tangibile ammirazione dell’autrice verso il dato araldico prevale sui piccoli refusi tecnici inevitabili per un non specialista, e ci piace sottolineare la sensata attenzione con cui ella, non sentendosela di blasonarli, si limita a descrivere gli stemmi: ammirevole segno di modestia dello studioso che rispetta uno strumento che non conosce a fondo, oltre che pragmatica e condivisibilissima maniera per evitare errori (i pochi che si rilevano le derivano dalle fonti da cui ella ha attinto). Lodevolmente, nei casi più dubbi e negli stemmi più complessi la Duò evita persino tali descrizioni. Fuori Catalogo, va aggiunto che il testo riporta altri disegni di ex libris dal 1472 agli anni ‘70, anche non italiani. Il volume si chiude con un sintetico dizionarietto araldico (un Glossario di 103 voci desunto da una nota e celebre opera recente sulla nostra scienza, qui condensata con tutti i suoi pregi e difetti) e da un dovizioso apparato bibliografico, nove pagine dense e fitte con molti titoli dedicati a imprese e sigilli, comprensive di autori storici e noti (Bascapè, Sansovino, Dolfi, Menestrier, Ginanni, Litta, Crollalanza, Manno, Pasini Frassoni, Spreti, fra i principali). (Maurizio Carlo Alberto Gorra, IAGI).

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Con la collab.di A.Cremonese. Milano. Gorlich 1972, 2 voll. cm.25x33, pp.250,264,num.ill.e tavv.bn.e col. molte a p.pag. legg.editoriali blu, fregi ai piatti con cofanetto.
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Prefazione di Isa Belli Barsali. Lucca, Pacini Fazzi 1984, cm.21x28, pp.286, 211 fig.bn.e col.nt.6 carte ripieg. Legatura editoriale sopraccoperta figurata a colori. [ottimo esemplare]
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#304464 Storia Moderna
Ristampa anastatica dell'edizione di Lyon, 1793. Milan, Edhis Editions d'Histoire Sociale 1970, cm.12x19,5, pp38, tabella piu volte piegata nt. legatura editoriale cartonata. Le tirage a ete limite a 500 exemplaires numerotes sur papier verge a la man plus trente exemplaires hors commerce.
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Note: Ex libris cartaceo applicato in appendice.
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#306853 Storia Moderna
El Rey Planeta imperatore malinconico di due mondi ta sfarzo e declino. Roma, Salerno 2021, cm.15x23, pp.312, legatura editoriale all'olandese, copertina figurata a colori. Coll.Profili,94. Filippo IV fu l’interprete della malinconia di un impero, quello spagnolo, che, nel giro di qualche decennio, oscillò tra apogeo e declino, tra delirio imperialistico e speranza di restare il centro del mondo, tra sfarzo e decadenza. Regnò dal 1621 al 1665, un periodo sconvolto dalla guerra dei Trent’anni (1618-1648), da rivoluzioni e trasformazioni socio-economiche che colpirono tutta l’Europa. Nei primi vent’anni del suo regno fu il sovrano della prima e unica grande potenza mondiale della storia. Ma a metà secolo quella potenza era già in declino, il mondo stava cambiando: nuovi protagonisti si affacciavano sulla scena. Tuttavia Filippo si dimostrò uno statista di primo piano, capace di gestire uno dei periodi più travagliati della storia dell’impero su cui “non tramontava mai il sole”. La sua epoca fu l’apoteosi del barocco e Madrid ne fu la capitale: nella vita e nella società di Corte, nel suo cerimoniale, esempio e modello per Versailles; nel mecenatismo del re e del suo favorito Olivares; nelle vite parallele di Filippo, Rubens, Velazquez e Calderon. Gli eccessi del tempo si riflettevano nelle stanze dei suoi palazzi: la sessualità di Filippo fu sfrenata, tanto che qualcuno lo definì “sultano poligamo”. Fu attratto da donne nobili e popolane, prostitute, attrici, cantanti. Ebbe molti figli, legittimi e non: alcuni morirono appena nati o bambini. Ebbe una vita familiare sfortunata, colpita da lutti che lasciarono un segno indelebile su di lui, malinconico come il suo impero.

EAN: 9788869735721
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