Ippogrifo violento. Studi su Calderon, Lope e Tirso.

Milano, Feltrinelli Ed. 1960, cm.14x22, pp.116, brossura Coll.Univ.degli Studi di Pisa. Studi di Filologia Moderna,5.

Prefaz.di Domenico Starnone. Premio Strega 1978. Torino, UTET Fondazione Maria e Goffredo Bellonci onlus 2006, cm.12x18, pp.XX,162, legatura editoriale in tutta tela, sopraccoperta, cofanetto. Collez.Premio Strega. I 100 Capolavori.

Milano, Rizzoli 1971, cm.14,5x22,5, pp.230,(6), legatura ed.cartonata, cop.fig.a colori, sopraccop.trasparente.

Traduzione di Silvia Rota Sperti. Milano, Feltrinelli 2007, cm.14x22 pp.327, brossura copertina figurata a colori. Coll.I Canguri. A Liverpool si sono da poco conclusi i festeggiamenti per il nuovo millennio. È il 2 gennaio del 2000, nei pub e per le strade la gente smaltisce una sbornia colossale di alcol, droghe e musica a tutto volume. Nella confusione generale, due ragazzi hanno trovato qualcosa di meraviglioso: un'attrazione forte, irresistibile e dolcissima, che travolge Kelly e Victor sotto le luci soffuse del Magnet. Un approccio sulle prime timido e impacciato, ma che si trasforma presto in una storia d'amore passionale e graffiante, che per pochi giorni brillerà sullo sfondo di una città devastata dai festeggiamenti e dalla rabbia per una realtà scandita dalla noia, dallo squallore urbano e dall'impossibilità di farsi strada nel mondo del lavoro. Kelly e Victor si amano in maniera ingenua e violenta, ma capiscono presto che l'amore può essere una droga molto più pericolosa di quelle che si trovano per strada. Attraverso due narrazioni speculari, la loro storia di tenerezza e desiderio si carica di tinte sempre più ossessive e violente, sfociando in un finale tragico che chiuderà la parabola della loro disperata ricerca di unione e purezza, di magia e mistero, in un mondo che nega la magia e rifiuta la purezza.

Edizione italiana a cura di Alessio Catania. Milano, Mondadori 2010, cm.11x18, pp.654, legatura editoriale cartonata, fregi al dorso. Cofanetto. Collezione I Meridiani. I Classici della Storia,7.

Prefazione di Luana Salvarani. Milano, Medusa 2015, cm.14x22, pp.65, brossura sopraccoperta figurata a colori. Collana Le Porpore,95. Nel primo dei due testi che compongono questo volume, una conferenza agli studenti giapponesi del 1916, al culmine della notorietà concessagli in quanto primo premio Nobel di lingua orientale, Tagore si concede un'osservazione singolare: "Pensavo che non sarei stato in grado di vedere il Giappone così come è, ma avrei dovuto accontentarmi di vedere il Giappone che assume un orgoglio acrobatico nell'apparire violentemente qualcos'altro". Ma questo è l'Occidente!, ci viene voglia di esclamare. Anch'esso, per quanto molto più prosaicamente, vuole apparire violentemente qualcos'altro, e con quanta maestria e dispiego di potenza e forza! Solo che il Giappone lo fa, secondo Tagore, perché vuole imitare l'Occidente, e non solo superficialmente negli oggetti, negli apparati e nelle forme esteriori, ma appropriandosi, pericolosamente, della forza motrice della civiltà occidentale "come sua propria". Da questo punto di vista il Giappone sarebbe più occidentale dell'Occidente stesso, perché assumendo come interpretazione propria ciò che è particolare di un'altra civiltà, non farebbe altro che perpetuare l'errore occidentale di muoversi