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#200967 Archeologia

Reti della cultura. In margine al convegno internazionale di studi «servizi e contenuti digitali. Gli elementi di base della società della conoscenza» Il volume raccoglie contributi di specialisti italiani ed europei sui nuovi strumenti digitali di studio e comunicazione dell'Antico.

Curator: A cura di Rossana Valenti. Pubbl.dell'Univ.degli Studi di Napoli Federico II.
Publisher: Naus.
Date of publ.:
Details: cm.21x24, pp.112, brossura cop.fig.a col. [volume nuovo]

EAN: 9788874780150
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Pisa, Ediz.ETS 2001, cm.14x22, pp.144, brossura cop.fig.con bandelle. Coll.Poiesis e Critica Mitica,30. Il momento idilliaco viene evocato come una sorta di antidoto contro forze centrifughe che tendono a debordare dagli argini, infrangendo ogni barriera come un fiume in piena. All'idillio, accompagnato e incorniciato sul piano letterario dal senso del limite e della forma, si contrappone l'angoscia dello sconfinamento, l'irruzione di qualcosa di inquietante e minaccioso che proviene dall'esterno, un «unheimlicher Gast» senza il quale la quiete protetta non avrebbe un senso. Hölderlin sfrutta abilmente il parallelismo presente in Orazio tra la ribellione dei Titani e quella del fiume Tevere, mentre Giove deve ristabilire la propria autorità: in Der Rhein, il fiume si ribella al padre Zeus allo stesso modo in cui gli si rivolse contro la stirpe dei Titani. Inoltre l'immagine oraziana di Giove, ora adirato, ora fautore di una pace che doveva simboleggiare la pax Augusta, costituiva un antecedente illustre per una trascrizione in chiave mitica degli eventi del presente, allorché Hölderlin si accinge a cantare, dopo le campagne napoleoniche, la pace di Lunéville e gli sforzi per una riconciliazione.

EAN: 9788846704016
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#173750 Archeologia
Introduz.di Sir Maurice Bowra. traduz. dall'inglese di maria Attardo Magrini. Milano, Garzanti 1965, cm.15,5x23, pp.331, 118 ill.in bn.nt., legatura ed.in tutta tela bicolore, impress. al piatto ant., titoli in oro al dorso, sovraccop. fig. Eccellente esempl.
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#199132 Archeologia
Pisa, ETS 2014, cm.17x24, pp.258, 19 tavv.a col.ft. brossura cop.fig.a col. Coll.Agri e chorai tra Magna Grecia e Etruria (6). C’è un solo punto dal quale è possibile, oggi come ieri, il controllo del litorale tirrenico dell’odierna Calabria centro-meridionale: la città di Vibo Valentia. Il possesso e l’organizzazione militare ed insediativa di Hipponion-Vibo Valentia in età greca, brettia e romana e la complessa stratificazione della città, che documenta una tenace continuità di frequentazione dell’altura, sono leggibili solo attraverso esili tracce. Nei primi anni dell’Ottocento, per un ricercatore attento e permeato dall’inarrestabile curiosità per la storia e l’archeologia, com’era il conte Vito Capialbi, quelle tracce hanno rappresentato il punto fermo da cui partire per l’approfondimento dei suoi studi e per la stessa costituzione della sua rinomata collezione archeologica, oltre che dell’annessa ricca biblioteca. Un particolare gruppo di reperti archeologici della collezione Capialbi, rinvenuti nella città e nel suo territorio (la ceramica a vernice nera), consente ora, sottoposto ad analisi, di accertare, attraverso la rilettura dei suoi scritti - grazie al raffronto con tutto il materiale presente nella collezione - che lo studioso aveva eseguito scavi ‘programmatici’ e ‘in estensione’ in un fondo di sua proprietà, ubicato sulla cima del colle, il Cofinello, sede di una necropoli non però di età classica, com’è stato generalmente ritenuto: la peculiarità del rituale funerario consente in effetti di inquadrarla tra la seconda metà del IV e la fine del III secolo a.C. “Ricucendo” il legame tra i materiali della collezione e gli scritti del conte, la fase italica della necropoli al Cofinello (e non solo) conferma sia il mantenimento da parte della città di una spiccata vivacità commerciale in età brettia, che un’abile quanto peculiare strategia insediativa italica, attenta ai rapporti di convivenza con l’elemento italiota: il tutto grazie agli inediti tasselli offerti alla ricostruzione storica dall’ illuminato studioso dell’Ottocento.

EAN: 9788846740908
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Prefazioni, trad.e note di Demetrio Vittorini. Introduzione di N.D'Agostino. Testo inglese a fronte. Milano, Garzanti Ed. 2008, cm.11,5x19, pp.XLVI,222, brossura cop.fig.a col. Coll.I Grandi Libri. "Il racconto d'inverno", scritto probabilmente nel 1611, insieme a "La Tempesta", trae ispirazione da un romanzo d'intrigo e d'avventura che da vent'anni continuava a riscuotere grande successo: Pandosto. Eliminando le parti cupe e sinistre e portando in primo piano i temi a lui cari della perdita e del ritrovamento, della restaurazione dell'innocenza calunniata, del perdono, il genio di Shakespeare ne fa uno spettacolo popolare di altrettanto successo, una sorta di fiaba-commedia "adatta alle lunghe serate d'inverno, che s'estende su un periodo di molti anni e viaggia per molti paesi, una storia malinconica, triste, commovente, ma - scrive Demetrio Vittorini nella prefazione - che fa anche ridere e che tiene in sospeso l'ascoltatore fino all'ultimo e poi gli dà una sorpresa e un lieto fine".

EAN: 9788811364368
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