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#312662 Filosofia

Miscellanea II. Alle fonti dell'Europa. In principio era l'arte.

Author:
Publisher: Lipa Ediz.
Date of publ.:
Series: Coll.Pubblicazioni del Centro Aletti.
Details: cm.17x24, pp.259, brossura con bandelle, cop.fig.a col. Coll.Pubblicazioni del Centro Aletti.

Abstract: Il mistero del mondo non si conosce violandolo, ma sbirciando dentro, per quanto ci permette, attraverso i simboli. Così si riesce a vedere tutto in una infrastruttura coesiva di fili che legano e connettono insieme ogni parte della creazione, e questo infonde nuovo significato alle cose, dal momento che fa vedere come ogni cosa è capace di assumere un significato più profondo. Per questo gli uomini di oggi hanno nostalgia della bellezza. Ma c'è bellezza e bellezza. C'è la cosmetica, e c'è la bellezza, che è organicità redenta, contemplazione dell'unità che abbraccia la terra, l'uomo e Dio, che fa del mondo un oceano di simboli e delle sue espressioni un'anticipo della trasfigurazione che il dito della mano di Dio opererà alla fine dei tempi. Un'arte che si mette al servizio di questa bellezza è anzitutto arte di vivere, cioè capacità di trasformare la nostra vita, da fragile e corruttibile, in una vita incorruttibile. L'arte diventa un rivestire i nostri corpi e la nostra realtà creaturale con l'anticipazione di quella vita che è vera proprio perché rimane e non tradisce. Diventa chiaro allora perché in principio la teologia era vicina all'arte. "Le cose visibili sono approfondite attraverso quelle invisibili", dice Massimo il Confessore nella sua Mistagogia. Il mistero si rivela, pur restando sempre al di là e apparendo come nelle fenditure delle cose, in questo trasparire degli esseri e delle cose. Allora il mondo non è più esteriore, né qualcosa di muto. Tutto è un indicatore verso Dio e il suo piano di salvezza, tutto va visto in una visione spirituale, in tutto c'è una parola di Dio indirizzata all'uomo che l'uomo deve comprendere e a cui deve rispondere con parole sue.

EAN: 9788889667064
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Traduzione di Orsola Nemi. Roma, Edizioni del Borghese 1966, cm.12x20,5, pp.312, legatura editoriale, sopraccoperta.
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Alessandria, Edizioni dell'Orso 1988, cm.13x22,5, pp.240, brossura, copertina figurata a colori. Coll.Letteratura e Letterarietà. I codici del silenzio sono quelli usati in modo solipsistico dall’emittente per costringere il destinatario a tacere, eliminandolo come essere umano; dalla Conquista spagnola alle violenze dei nostri decenni. Ma, nella comunicazione letteraria, l’emittente può, in modo più innocuo, agire sul destinatario e sul suo orizzonte d’attese con un’altra aggressione, rivolta non contro di lui ma contro i codici stessi, all’interno di una apparente fedeltà che in realtà è trasgressiva. Questi saggi hanno dunque come filone unificante quello che ieri faceva parlare di tradizione e innovazione, e che oggi porta a discorsi di modelli e scarti, di intertestualità e interdiscorsività, di memoria dei poeti e sistema letterario. Alla loro base c’è quasi sempre il rapporto di testi con testi o enunciati preesistenti: si tratti di scritti creativi che ne presuppongono altri (Cervantes e i modelli folcloristici, Góngora e i precedenti petrarchisti, Neruda e Ronsard); si tratti di scritti critici (come le pagine teoriche del Rinascimento spagnolo alla ricerca dei propri classici e quelle di Borges che legge Dante); si tratti, per Neruda, di una riscrittura della propria storia poetica. Sullo sfondo, un problema di ricezione: il pubblico italiano e la poesia di Góngora.

EAN: 9788876940231
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