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#177970 Arte Scultura

Da Martini a Mitoraj. La scultura moderna in Italia 1950/2000.

Autore:
Curatore: Vicenza, Basilica Palladiana 28 maggio / 25 Settembre 2005. A cura di Alessandro Zanchi.
Editore: Arthemisia.
Data di pubbl.:
Dettagli: cm.15x23, pp.112, 80 figg.a col.nt. leg.ed.cartonata, cop.fig.

Abstract: L’esposizione, a cura di Alessandra Zanchi e con il contributo scientifico di Rossana Bossaglia, si compone di 46 capolavori emblematici di 27 artisti (una selezione tra i nomi più rappresentativi). Il fine è di illustrare le caratteristiche e i cambiamenti della scultura nel cinquantennio successivo alla seconda guerra mondiale. Attraverso opere di grande impatto visivo per le notevoli dimensioni e per la qualità stilistica, la mostra illustra le problematiche formali e tematiche affrontate dagli artisti, che a partire dalle lezioni storicamente affermate di Arturo Martini, Marino Marini, Giacomo Manzù e Francesco Messina, si aprono a nuovi percorsi - Lucio Fontana e Fausto Melotti sono i portavoci delle prime nuove ricerche informali e concettuali - fino alle tendenze più attuali. La mostra entra nel vivo facendo convivere gli esiti scultorei degli anni Sessanta in poi, in oscillazione continua tra figurazione e astrazione. La tendenza aniconica è esemplificata dalla ricerca di Pietro Consagra sulla scultura “frontale” e prosegue con la produzione di Carlo Ramous, Giuseppe Uncini, Giuseppe Spagnulo, Mauro Staccioli; autori che si confrontano con la tecnologia contemporanea e l’uso di materiali industriali. Restano invece fedeli al marmo e al bronzo Andrea e Pietro Cascella, Francesco Somaini, Arnaldo e di Gio’ Pomodoro, mentre la figurazione come espressione di un messaggio ideologico sull’uomo contemporaneo, resta punto di riferimento per artisti quali Alik Cavaliere, Augusto Perez, Giuliano Vangi e Floriano Bodini. La scultura dell’immagine e dell’oggetto che risente delle influenze della Pop Art in Italia è esemplificata infine dai risultati tra il rassicurante quotidiano e il fantastico inquietante, di Mario Ceroli e Valeriano Trubbiani. Luciano Fabro, esponente dell’Arte Povera, traduce invece in scultura la purezza di immagini allo stato originario. La mostra si conclude con uno sguardo alla scultura “al femminile” rappresentata da Cordelia Von den Steinen e Alba Gonzales e alle ricerche ormai senza limiti di tecnica e di spazio dell’ultimo ventennio. L’esempio di Mimmo Paladino illustra come la scultura possa essere (a partire dal 1985 con le grandi opere in bronzo) una tra le molteplici tecniche sperimentate e scelte dall’artista per esprimere il proprio mondo interiore. D’altro canto l’attività di un artista straniero in Italia quale Igor Mitoraj, con la sua rilettura e interpretazione della scultura classica, dimostra come la scultura in senso tradizionale possa ancora stupire oggi. .

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