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#205521 Religioni

Epicureismo e pederastia. Il «Lucrezio» e l'«Anacreonte» di Alessandro Marchetti secondo il Sant'Uffizio.

Autore:
Editore: Olschki Ed.
Data di pubbl.:
Dettagli: cm 17 x 24, viii-108 pp. Corrispondenze (le) letterarie, scientifiche ed erudite dal Rinascimento all'età moderna - Subsidia, 18.

Abstract: L’Autore studia la fortuna di due traduzioni del poeta-scienziato Alessandro Marchetti (1633-1714): Della natura delle cose (basata sul De rerum natura di Lucrezio) e l’Anacreonte (basato sui carmi anacreontici). Furono condannate entrambe per il materialismo epicureo e per l’amore greco, come risulta dalla ricca documentazione inedita, pubblicata in appendice, che proviene dall’Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede, Città del Vaticano. / Costa examines the fortune of two verse translations by Alessandro Marchetti (1633-1714), a distinguished scientist and an elegant poet, who is considered a minor Italian classic: Della natura delle cose (based on Lucretius’s On the Nature of Things) and Anacreonte (based on the Anacreontics). Both of them were condemned by the Roman Catholic Church for their Epicurean materialism and sexual perversion, as appears from the documents published in the appendix, that come from the Archive of the Holy Office (now the Congregation for the Doctrine of Faith).

EAN: 9788822261298
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Bari, Editori Laterza 1972, cm.14x21,5, pp.XXIV,288, brossura con sopraccoperta figurata. Coll.Biblioteca di Cultura Moderna,731.
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Roma, 20-26 settembre 1936. Roma, Tipografia del Senato 1939-1940, 2 voll. cm.18,5x25, pp.618,740, brossura Coll.Studi Bizantini e Neoellenici,5,6.
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Firenze, Olschki Ed. 2008, cm 17 x 24, xvi-236 pp. Corrispondenze (le) letterarie, scientifiche ed erudite dal Rinascimento all'età moderna - Subsidia, 10. Giorgio Tonelli e Norbert Hinske hanno messo in evidenza come le fonti dell’aristotelismo tedesco siano necessarie per chiarire l’uso kantiano del termine «trascendentale», ma non sono riusciti a documentare legami diretti. Grazie a nuovi ritrovamenti, l’Autore propone Franz Albert Aepinus come «l’anello di congiunzione» cercato sovente anche da altri. Su questa base, la filosofia trascendentale kantiana viene interpretata come una risposta al problema strutturale della filosofia trascendentale scolastica: la necessità e impossibilità di pensare un ambito antepredicativo. / Giorgio Tonelli and Norbert Hinske showed that sources of the German Aristotelianism are necessary to clear the Kantian use of the term «transcendental», but they could not find a direct source. Thanks to new evidences, the Author proposes Franz Albert Aepinus as this often searched for «missing link». On this basis, the Kantian transcendental philosophy is interpreted as an answer to the structural problem of the Scholastic transcendental philosophy: the necessity and impossibility of a prepredicative plane.Noti studi di Giorgio Tonelli e Norbert Hinske avevano evidenziato come, da un punto di vista di storia delle fonti, l’uso kantiano del termine «trascendentale» non possa essere chiarito se non ricorrendo ad autori dell’aristotelismo tedesco di impronta scolastica. Grazie al recente ritrovamento degli Ordini degli studi settecenteschi dell’Università di Königsberg, l’Autore può individuare un «anello di congiunzione» tra Kant e l’aristotelismo tedesco nella philosophia transcendentalis di Franz Albert Aepinus. Su tali basi, e seguendo altresì le questioni dell’analogia, del rapporto tra analitica e dialettica, del metodo delle dispute, e dei termini primi, l’Autore mette in evidenza ulteriori elementi di continuità tra pensiero critico e aristotelismo tedesco, e in particolare una vicinanza con i pensatori della cosiddetta «ortodossia luterana». L’insieme di questi elementi permette infine anche una proposta interpretativa, secondo cui nel transcendentale scolastico e in quello critico, prima di ogni presunta differenza tra «ontologia» e «teoria della conoscenza», andrebbe rinvenuto un problema analogo, che percorre la storia dell’idea sin dalle sue origini nel XII e XIII secolo, e che tuttavia in Kant emerge con particolare radicalità e viene impostato su nuove e più efficaci basi: la questione della paradossale necessità e impossibilità di pensare un ambito antepredicativo. Una paradossalità che è propria anche dell’analogia come problema teorico.

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