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#228483 Filosofia

Fronesis. Dall'indice:Roberto Fedi:Il povero Achille ovvero il gioco dell'umorismo e l'umorismo come gioco. Vincenzo Crescente:Cicognani Montale e il gatto con gli stivali. Lino Gambacorta: Corpo e tempo nella postmodernità (Note di fenomenologia del presente).

Autore:
Curatore: Anno 4 numero 7 gennaio-giugno 2008.
Editore: Le Cariti Ed.
Data di pubbl.:
Dettagli: cm.15x23, pp.202, brossura

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#112980 Arte Scultura
San Giovanni Valdarno, Casa Masaccio, 13 dicembre 2003 - 14 marzo 2004. A cura di Alessandra Baroni. Firenze, Edifir 2003, cm.21x28, pp. 152, 43 ill. b/n col. num. n.t., brossura cop.fig. Il volume rappresenta il catalogo della mostra che affronta il problema relativo alla fortuna di Arnolfo di Cambio, grande scultore ed architetto attivo tra fine Duecento ed inizio Trecento. L'immagine dell'artista, allievo di Nicola Pisano e tra i protagonisti assoluti del rinnovamento delle arti nel XIV secolo, viene analizzata dalle vite del Vasari fino al Novecento.

EAN: 9788879701884
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Volume con legatura di pregio in pelle lavorata con concia vegetale. Su carta Rusticus di cotone dalle cartiere Miliani di Fabriano. Il volume è impreziosito sul piatto di copertina da una formella in ceramica appositamente realizzata dal maestro Ugo Nespolo. Perugia, Ars-Edizioni d'Arte 1998, cm.30x40, pp.270, con num.figg.bn.e a col.con capilettera miniati. legatura ed.in tutta pelle, legatura a mano, con nervi e incisioni in oro al dorso.Cofanetto. Cofanetto contenitore in legno rivestito in pelle con specchiature a colori. Ediz. numerata in 999 esemplari. [esemplare in ottimo stato] . Nel panorama assai variegato del Piemonte, il castello costituisce un elemento suggestivo e molto presente. Sia nelle antiche forme medievali, sia nelle ristrutturazioni sei-settecentesche, sia come pietrose rovine, il castello piemontese è un elemento di grande fascino. Roccaforte in tempi di guerra, dimora gentílizia in tempi di pace, custodisce ancora al suo interno preziosi archivi delle famiglie che vi dimorarono o che ancora, in qualche caso, vi abitano: il maniero è allora un "bozzolo" di storia da dipanare al suo interno per far emergere e ricostruire le vicende di quanti fra quelle mura sono vissuti, laddove queste "piccole" storie intersecano le linee della "grande" storia. Al tempo stesso il castello ha costituito per molti secoli il punto di riferimento per gli uomini che vivevano protetti dai suoi bastioni, che pagavano i tributi al signore e che a questi si rivolgevano per l'amministrazione della giustizia: la rocca, allora, viene ad essere il centro in cui convergono storie di uomini e di comunità. Nel volume, curato dalla medievalista piemontese Luisa Castellani e impreziosito da una formella in ceramica creata dal Maestro Ugo Nespolo, sono ricostruite le complesse vicende delle famiglie che vollero e presiedettero alla costruzione di queste fortezze in epoca medievale, scegliendo tra quelle detenute da famiglie di grande prestigio, dominatrici di ampie zone in tutto il territorio dell'antico Piemonte. La scelta compiuta privilegia le Casate dei signori vassallo dei più studiati conti Savoia, dei marchesi di Saluzzo o di Monferrato, e mette in risalto quei personaggi e quegli avvenimenti che hanno segnato il Medio Evo e di cui rimangono tracce più che visibili nelle grandi Case padronali e nei manieri che costellano l'austero paesaggio della regione pedemontana.
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Prefazione di Roberto Peverelli. Milano, Medusa 2019, cm.14x22, pp.138, brossura sopraccoperta figurata a colori. Collana Le Porpore,117. Guardando Charlot muoversi nel mondo, e guardando il mondo attraverso lo sguardo di Charlot, scoppiamo a ridere, oggi come ieri, sorpresi forse dalla perfezione comica che questo cinema ancora oggi sa incarnare. Il riso, e lo stesso vale per il genere comico, è un oggetto osservato con una certa diffidenza all'interno della nostra storia culturale, spesso relegato ai margini della cultura autentica, se non apertamente biasimato e condannato. Platone, gli Stoici, i Padri della Chiesa sono unanimi nell'indicare nel riso, soprattutto se smodato, ma non solo, un comportamento che deve essere evitato da coloro che assolvono il compito di guidare e indirizzare, anche nello stile di vita, le comunità. E invece, ridere, scoppiare a ridere, morire dal ridere è un gesto che rinnova il nostro sguardo sulle cose, la nostra capacità di pensare il mondo e noi stessi. «Il riso è una sospensione, lascia in sospeso colui che ride. [...] Non afferma niente, non tranquillizza niente». A essere sospesa, seguendo l'indicazione di Bataille, è la nostra altrimenti immediata adesione alla macchina del mondo, alla sua apparenza di stabilità e fondamento, di solidità. Sospesa è la cieca confidenza nella stabilità, rassicurante e opprimente, dell'io. Le giravolte e le cadute di Charlot, le incongruenze che si spalancano di fronte al suo sguardo, lungo il suo buffo peregrinare nel mondo ci fanno ridere, forse, perché ci svelano che la trama del reale non è mai riducibile definitivamente alle concatenazioni di nessi logici e causali, di volta in volta differenti, in cui pensiamo di averla definitivamente intrappolata - così come l'io non è mai condannato a una definitiva, sterile, ossessiva ripetizione di sé. Morendo dal ridere, lasciamo morire ogni identità costrittiva, statica, dell'io e delle cose, e torniamo per un istante ad aprirci alla possibilità di pensare diversamente il mondo, di diventare altro da quello che siamo. L'epifania del fondo instabile delle cose e di noi stessi, la rivelazione dolorosa della fragilità, della infondatezza delle nostre aspettative e certezze, grazie al riso, può sottrarsi al rischio di tradursi in mero rancore e risentimento; si fa invece liberazione, apertura, premessa alla costruzione di pensare e agire inediti. (Roberto Peverelli)

EAN: 9788876984129
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