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#261995 Letteratura

La lotta col drago. L'universo fantastico inglese da Beowulf a Tolkien.

Curatore: A ura di Carlo Pagetti.
Editore: Mondadori.
Data di pubbl.:
Collana: Coll.Oscar Narrativa.
Dettagli: cm.13x19,5, pp. brossura copertina figurata a colori. Coll.Oscar Narrativa.

EAN: 9788804340553
CondizioniUsato, buono
Note: Impreziosito da un Ex-Libris al frontespizio. Tracce d'uso.
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Firenze, Sansoni Ed. 1955, cm.12x16, pp.80, 5 facsimili, brossura intonso. Coll.Amor di libro. Edizione numerata in 333 esemplari.
Usato, molto buono
EUR 13.00
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Milano, La Biblioteca di Repubblica su licenza Mondadori Ed. 2005, cm.24x29, pp.360,num.ill.col.nt. legatura editoriale cartonata, copertina figurata a colori. Coll.Grande Enciclopedia Per Ragazzi.
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Segrate, Arnoldo Mondadori Editore 2016, 15x22, pp.168, legatura editoriale. Collana Saggi. Tra il 1943 e il 1945, nell'Italia dilaniata dalla guerra civile, furono migliaia i carabinieri che si rifiutarono di aderire alla Repubblica sociale di Salò, disobbedirono agli ordini di Mussolini e svolsero un ruolo fondamentale nelle file della Resistenza. Dandosi alla macchia e unendosi alle forma/ioni partigiane, molto più spesso scendendo in campo al di là di pregiudiziali politiche, rispondendo solo ai valori incarnati dalla propria divisa e sempre dalla parte della popolazione civile, che nell'Arma vedeva l'ultima istituzione cui aggrapparsi in un Paese in dissoluzione. Per organizzare la guerriglia, conduce azioni di sabotaggio contro le milizie nazifasciste, impegnarsi in missioni di supporto agli Alleati servivano armi e una preparazione militare, e i carabinieri disponevano di entrambe. Ma era necessario agire anche a un secondo livello, mantenendo il ruolo di presidio del territorio e garantendo - grazie alla capacità di spionaggio e depistaggio - contatti, riferimenti, preziose imbeccate ai partigiani e agli angloamericani impegnati nella lenta risalita dell'Italia da Sud a Nord, fino alla liberazione, il 25 aprile 1945. Dopo una lunga ricerca nell'Ufficio storico e nei comandi dell'Arma, e rintracciando i pochi testimoni sopravvissuti e i famigliari, Andrea Galli ha ricostruito in queste pagine una stagione troppo spesso trascurata dalla storiografia ufficiale sulla Resistenza, raccontando episodi e vicende che videro protagonisti carabinieri chiamati a operare in segreto, osteggiati dalle SS e dai repubblichini, spesso catturati, seviziati, deportati. Una storia che coinvolse in prima linea ufficiali, ma anche brigadieri e marescialli, che lasciarono mogli e figli per imbracciare le armi e combattere. Con pochi mezzi, e con la necessità di reagire a questa mancanza con il coraggio e la tenacia. Non per la gloria, ma in nome della libertà del proprio Paese.

EAN: 9788804670988
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#334676 Regione Puglia
Società di Storia Patria per la Puglia 2019, cm.17x24, pp.224 numerose figure bn. nel testo, 32 tavole a colori fuori testo, brossura con copertina figurata a colori. Collana Storia e Tradizione " L'uomo e il mare". Il volume di Franco Mosco che abbiamo sotto gli occhi ci pone di fronte ad alcune responsabilità. E queste riguardano non già la scomparsa degli antichi mestieri, legata all’ingegno freddo e calcolativo della costituzione economica della società. Una nostra responsabilità è piuttosto nell’ignoranza ormai abissale di fronte agli antichi mestieri, ai loro strumenti e arnesi d’opera, ai loro riti. Ora il libro di Mosco ci fa riscoprire l’antico mestiere dei bottai nella complessità delle sue necessità artigiane, e nella sua proiezione commerciale a partire dal porto di Gallipoli, che fu per moltissimo tempo, lungo la via dell’olio (ma anche dei ‘vuoti’ di botte), tra i più importanti del Mediterraneo, e lo si sa. Mosco recupera un’importante documentazione iconografica, sia su questo porto, traendola da collezioni pubbliche e private, sia sugli strumenti di lavoro del bottaio, conservati anch’essi in collezione privata, e per i quali offre diverse notevoli fotografie, dando il nome dialettale di questi attrezzi e quello italiano, e dei quali l’autore ha una straordinaria conoscenza, anche se rinvia ad altra occasione lo studio delle tecniche di lavorazione delle botti, che indubbiamente costituirebbe un profilo di competenza ancor più approfondita e rara. Il mestiere del bottaio è senz’altro rilevante nel complesso della storia sociale di Gallipoli; va però subito detto che Mosco guarda a questo mestiere anzitutto e prevalentemente nel suo profilo corporativo. Questa inclinazione gli proviene naturalmente o, si potrebbe dire, iure proprio, da tradizioni familiari trasparenti a tratti nel volume, ma anche, io sospetto, dal fatto di essere, o di sentirsi, allievo di Francesco Maria de Robertis – illustre storico del diritto nonché presidente carismatico della Società di Storia Patria per la Puglia- e studioso ben noto delle corporazioni in diritto romano, un tema indubbiamente che de Robertis aveva a sua volta ripreso dal suo maestro Gennaro Maria Monti, più volte citato nel volume, e studioso non dimenticato delle corporazioni e delle confraternite nel mondo medievale, nonché, dal 1935, presidente della Regia Deputazione di Storia Patria per le Puglie. Come ogni scelta metodologica, anche questa di Mosco comporta dei vantaggi e degli svantaggi. Può darsi allora che, trattenuta in questa costruzione riservata, si perda una qualche dinamicità ed anche conflittualità della storia sociale di Gallipoli, perché, nel colossale scontro cetuale, che anima quanto meno l’intero corso della vita gallipolina del Settecento, i bottai, e certamente quelle famiglie di bottai emergenti per ricchezza, e animate da aspirazioni sociali, erano osteggiate frontalmente dagli uomini del primo ceto, e dagli intellettuali patrizi come Filippo Briganti, nelle cui allegazioni, edite da me nel 2011 (purtroppo però in un volume circolante in pochissimi esemplari), e che sono sorprendentemente aggressive e caustiche, non sono rare le invettive e le rampogne contro i bottai. E ancora a fine Ottocento costoro si consideravano “la ruota motrice della classe operaia”. E tuttavia la scelta dell’analisi corporativa del mestiere fatta da Mosco, consente degli importanti approfondimenti altrimenti, forse, sfuggenti. Così il mestiere del bottaio viene esaminato, per interesse dell’autore, non tanto nelle sue prime attestazioni (la prima pare che risalga al 1398), ma piuttosto nel momento in cui questi artigiani si uniscono in corporazione (si pensa intorno alla metà del Cinquecento), quella dei “fabri lignari”, anche altrimenti definita. Si tratta di un gruppo organizzato da vincoli solidali, spesso minutamente indagati, che l’autore estende, in base anche a fonti letterarie generali, ad altre attività collegate o forse derivate (gli intagliatori, gli scultori e architetti), e dunque rende protagonista di gran parte della storia dell’arte in Gallipoli. Così, lentamente, l’attenzione si sposta dal mero mestiere dei bottai, a quello del corpo collettivo nel quale sono inseriti, e culmina nella complessa vicenda della confluenza di questo corpo, o forse e anzitutto di alcuni suoi esponenti, nella Congregazione del SS. Crocefisso (già di San Michele Arcangelo). Questo volume di Mosco è anche, se non soprattutto, la storia di questa congregazione, dei suoi associati o confratelli, rettori e priori. Si tratta di un notevole contributo alla vicenda biografica di molti e molti personaggi spesso legati, indubbiamente, alla storia della sola Gallipoli, ma che non di rado contribuisce a chiarire il profilo di personaggi ben altrimenti noti, e farò soltanto gli esempi, distesi tra Ottocento e Novecento, dell’erudito Nicola Maria Cataldi e dello storico della città, il monsignor Francesco d’Elia, che esprime bene, e con pochi altri, la stagione positivistica della storiografia provinciale. Molti altri ricercatori potranno naturalmente avvalersi in vario modo di questa ricerca complessa e, al tempo stesso, ricca di passione.
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Note: Esemplare con ampia dedica autografa dell'Autore.
EUR 23.00
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