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La sonata a Kreutzer e altri racconti brevi.

Autore:
Curatore: Traduzione di Giuseppe Donnini.
Editore: Casini ed. Per Club del Libro.
Data di pubbl.:
Collana: Coll.I Classici.
Dettagli: cm.16x25,5, pp.XII,340, legatura ed. Coll.I Classici.

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Pisa, Ediz.ETS 2006, cm.16x24, pp.112, brossura Coll.Progetti Linguistici. Le parti di questo libro sono brevi segmenti, cui si destina il momentaneo rilievo di un tratteggio, lungo una linea di ricerca lontana dall’essere agli autori stessi tutta evidente. Sono unite da questioni di merito (il latino e la sua proiezione romanza), ma in modo più pertinente da un accostamento metodologico: più che note di linguistica latina, appunti di una riflessione cui il latino funge da occasione. Tale accostamento non è una teoria, e non solo perché gli abbozzi di riflessione che pur soggiacciono alle descrizioni non possono aspirare a tale designazione (e si rifugge qui dall’attitudine, invalsa da decenni in linguistica, all’abuso del termine). Prima ancora che per questo, perché il tratto caratterizzante le ricerche qui presentate è zetetico e non si orienta tanto alla soluzione dei problemi investiti dall’indagine nel quadro dogmatico di una specifica scuola, quanto all’ipotetica messa a punto di un modo in cui tali problemi sono costituibili come dati linguistici primari, suscettibili di un’indagine scientifica. Insomma, i capitoli di questo libro sono contributi pre-teorici e preliminari, destinati all’impostazione metodologico-descrittiva di classici problemi di morfosintassi latina prospettivamente considerati. Nella costituzione della mitologia grammaticale che ancora oggi sta a indiscussa base ideologica della linguistica occidentale il latino ha giocato e giuoca un ruolo mitopoietico. Non è forse priva di senso di conseguenza la proposta di una scepsi che sommuova il fondamento (spesso celato) di idee ricevute tra i cui caratteri sta quello (per nulla trascurabile) d’essere non solo talvolta tecnicamente efficaci ma anche di facile ed epidemica trasmissibilità didattica: tratto del resto tipico dei luoghi comuni. In riferimento a fenomeni specifici, non meraviglierà così di vedere le pagine che seguono mettere in discussione anche nozioni categoriali (pronome? verbo? nome? persona?), provocate, per così dire, allo scopo di verificarne sperimentalmente le reazioni, e interpretazioni tràdite di processi diacronici, che lungi dall’essere veri e propri punti fermi e stabili acquisizioni della disciplina (come sono ritenute) sono totem. Dichiarare quanto a essi il proprio quieto scetticismo, come qui si fa (e adducendo, come si vedrà, qualche argomento), è anzitutto un tentativo di distacco dalla torpida acquiescenza alla ripetizione del già noto, non foss’altro per osservare anch’esso come dato e per comprenderne, ove possibile, gli effetti. È così che nozioni come quelle di grammaticalizzazione e di rianalisi, tipologie morfologiche, valori formali e significati, sono qui convocati per una volta non per (ri)trovare consolatoria conferma, ma per rendere conto della loro effettiva validità. E alla prova dei fatti, ne sortisce un’esigenza di ripristino dell’autenticità dell’appercezione sperimentale, di restauro di condizioni di un ambiente concettuale ripulito e perciò meno inadeguato al farsi fenomenologico di un’attività euristica. In questo che, come si comprende, è ancora lavorìo più che lavoro, a chi qui propone come raccolta provvisoria i provvisori risultati di ricerche altrimenti topologicamente più disperse di quanto in verità esse non siano idealmente, sono infatti apparsi più volte come ostacoli non solo i termini disponibili della disciplina, bloccati talvolta dalla consuetudine al di qua della loro potenzialità espressiva, ma i suoi stessi concetti. Ostacolo più crudamente manifesto, peraltro, ove la ricerca della pertinenza risulta minata più dall’eccesso che dal difetto e la superficiale ridondanza appare infine come manchevolezza profonda. Ma che non di ineffabilità si tratti e che esista in linguistica almeno il modo di porsi domande sperimentali è speranza, se non si vuol dire convinzione, che gli autori confidano di condividere con il lettore.

EAN: 9788846718648
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#195578 Sociologia
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EAN: 9788876483707
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#309684 Storia Antica
Roma, Salerno 2015, cm.16x24, pp.370, brossura copertina figurata. Coll.Profili,65. Verso la metà del IV secolo l'imperatore Giuliano nei "Cesari", una singolare opera satirica, ma dalle forti connotazioni personali, in cui sono passati in rassegna, con Alessandro Magno, i suoi principali predecessori, dà di Augusto una definizione peculiare: era un "camaleonte". Non è da sottovalutare questo giudizio da parte di una personalità come Giuliano che, arrivato inaspettatamente all'età di trent'anni al potere supremo, aveva concepito un disegno profondamente innovatore dello Stato romano, in primo luogo in senso religioso, e che dimostrò particolare sensibilità per le strategie comunicative. In verità Augusto risulta una personalità difficile da valutare già per gli antichi e non stupisce che tanto articolate siano state le presentazioni che la sua figura ha conosciuto anche negli studi più recenti. Appartiene senza dubbio a quel genere di personaggi poliedrici dei quali non è facile delineare un ritratto fedele e di cui è lecito privilegiare un aspetto rispetto a un altro. Giuliano è sicuramente in difficoltà a dare un giudizio netto su una figura tanto multiforme come quella di Augusto, il cui carattere autentico risulta alla fine sfuggente, soprattutto se si vuole uscire da schemi precostituiti.

EAN: 9788884029966
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