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#254634 Facsimili

Tavola Ritonda. Il ms. Palatino 556, straordinario prodotto della cultura delle corti padane, porta la data del 20 luglio 1446; fu realizzato dal copista Zuliano degli Anzoli e dai suoi collaboratori.

Curatore: Commentario di Cardini, Roberto; Delcorno Branca, Daniela; Bertolini, Lucia; Faietti, Marzia; Hoffmann, Annette; Tordella, Piera Giov.
Editore: Treccani.
Data di pubbl.:
Dettagli: cm.20x27,5, pp.348, 289 disegni. facsimile con legatura in velluto, contenuto insieme al commentario in una teca rilegata in pelle. Edizione in facsimile e commentario. Edizione limitata in 750 esemplari.

Abstract: Il manoscritto Palatino 556 (Tavola Ritonda) si inserisce nella tradizione letteraria e illustrativa del ciclo bretone, legato alla mitica figura di Artù e ispirato alle vicende cavalleresche di argomento amoroso. Il genere, sorto nell’Alto Medioevo e affermatosi in Francia, si diffuse in Italia dall’inizio del XII secolo, e la sua fortuna continuò anche nei secoli successivi. Nelle biblioteche signorili, in particolare dell’Italia settentrionale, abbondavano i manoscritti illustrati che rievocavano le avventure della civiltà cortese-cavalleresca, e il loro successo è testimoniato dalla grande quantità di codici pervenuti fino a noi. Il ms. Palatino 556, straordinario prodotto della cultura delle corti padane, porta la data del 20 luglio 1446; fu realizzato dal copista Zuliano degli Anzoli e dai suoi collaboratori. Si tratta di un’opera di grande fascino sia sotto il profilo letterario sia dal punto di vista artistico. Quanto ai contenuti, il testo rielabora le storie connesse all’epopea arturiana, incentrate sulla ricerca del Santo Graal e sulle imprese dei cavalieri della Tavola Rotonda, intrecciate alle vicende amorose di Lancillotto e Ginevra e di Tristano e Isotta. La redazione in volgare dialettale è arricchita da un cospicuo apparato illustrativo costituito da 289 disegni, eseguiti quasi esclusivamente a penna, che commentano il racconto, visualizzandolo in sequenza narrativa a ogni pagina. La presenza di tali disegni, distribuiti su 171 carte, accresce l’importanza che il codice riveste nell’ambito dell’illustrazione dei romanzi arturiani. Per la loro attribuzione sono state avanzate varie ipotesi che riguardano due esponenti della famiglia Bembo – Bonifacio, il più famoso tra i pittori della famiglia, e Ambrogio, noto come miniatore , oltre allo stesso Zuliano degli Anzoli. Riguardo alla committenza, è stato possibile formulare delle ipotesi sulla base di alcune caratteristiche iconografiche del codice: così, la particolare attenzione posta nell’illustrazione della liturgia del Santo Graal ha suggerito un legame diretto con i Gonzaga, mentre la raffigurazione ricorrente del ghepardo con collare e guinzaglio ha indotto a ricercare il committente nella cerchia delle famiglie cremonesi o nel contesto della famiglia viscontea; motivi prevalentemente legati all’araldica e agli stretti rapporti con la corte milanese hanno invece fatto ipotizzare una committenza di ambito parmense, nella persona di Pier Maria Rossi (1413-1482), conte di Berceto e di Corniglio, marchese di San Secondo. All’approfondimento delle problematiche legate ai diversi aspetti del codice è dedicato il volume di saggi, curato da Roberto Cardini, che accompagna l’edizione in facsimile della Tavola Ritonda. Il volume si apre con il contributo di Daniela Delcorno Branca sulla specificità del Palatino 556 nell’ambito della tradizione arturiana italiana; seguono l’imponente saggio linguistico di Lucia Bertolini sull’influenza esercitata nella redazione del codice dalla lingua del copista; lo studio storico-artistico condotto da Marzia Faietti sul complesso rapporto tra testo e immagine; l’accurata indagine iconografica di Annette Hoffmann sui rapporti del codice con l’illustrazione figurativa precedente e coeva, e sulle novità che esso presenta. L’analisi degli aspetti tecnici della scrittura, quali le tipologie degli inchiostri, le loro combinazioni e la dinamica delle varie fasi del disegno è invece affrontata da Piera Giovanna Tordella, cui fa seguito lo studio di Adriana Di Domenico sulla committenza. Completano il volume la descrizione codicologica del manoscritto e un’accurata trascrizione del testo.

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