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El Hadj. Testo decorato con 6 composizioni fuori testo e 12 composizioni nel testo, tutte a colori, nello stile delle miniature persiane, di Mirza Ali Ispahani.

Autore:
Curatore: Le incisioni sono state colorate da Maurice Beaufumé.
Editore: Éditions d'Ispahan / NRF.
Data di pubbl.:
Dettagli: cm.23x29, pp.68, brossura con sopraccoperta rimboccata, copertina illustrata. Edizione numerata , nostro esemplare n. 556/1060 facente parte del terzo stato su velin d'Arches. Testo in francese. Prima edizione.

CondizioniUsato, come nuovo
Note: eccellente esemplare.
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Il volume presenta 24 xilografie originali di Morin-Jean. E' rilegato insieme a "Bella, histoire des Fontranges", di Jean Giraudoux con 22 xilografie originali di Renefer (edizione del 1931), e a "La main tendue", di Philippe Hériat con 40 xilografie originali di Ch.J.Hallo (edizione del 1934). Paris, Arthème Fayard et Cie, Editeurs 1935, tre romanzi rilegati in un volume., cm.18x23,5, pp.126,126,124, 24 xilografie originali. rilegato in tela. Collect.Le Livre de Demain.
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EUR 18.00
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Avec une préface. Paris, Ediz.Gallimard 1966, cm.11x18, pp.848, legatura ed.in t.pelle,titoli in oro al dorso. Coll.Bibl.de la Pleiade,65. Ottimo esemplare.
EUR 29.00
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Traduz. di Franco Fortini. Milano, Longanesi & C. su licenza Einaudi 1969, cm.11,5x18, pp.301,(13), tascabile, cop. fig. a colori. Coll. I Libri Pocket, 224. "Il libro è scritto in forma di diario e racconta il lungo viaggio di Gide e del suo compagno Marc Allegret, nel Congo francese, in un arco di tempo che va dal luglio 1925 al giugno 1926. Al ritorno Gide presentò un rapporto al Ministro delle Colonie Léon Perrier, come documento della missione ufficiale che gli era stata affidata. La pubblicazione dell’opera letteraria che ne seguì fece molto scalpore e suscitò infinite polemiche perché Gide non risparmiò di narrare al pubblico le azioni violente imposte dai francesi alla popolazione locale e, soprattutto, le nefandezze che le grosse Compagnie in concessione perpetravano localmente e sistematicamente, riducendo alla fame e alla miseria interi villaggi, o decimandoli in caso di rivolta. Viaggio al Congo è un libro di denuncia, suo malgrado; e infatti Gide non volle mai schierarsi politicamente perché riteneva che la letteratura non sopporti alcuna costrizione. Eppure è un libro estremamente politico, nel senso più alto: parla di quel malgoverno che porta un paese al dissanguamento e parla di quella mancanza di lungimiranza economico-amministrativa che rende povero un potenziale effettivo altissimo; se proprio non vogliamo raccogliere sotto la voce "politica" una certa sensibilità nei confronti dei diritti umani. Strano libro perché, allo stesso tempo, può essere la delizia di un etnologo e un mondo di sorprese per un naturalista, o addirittura un libro di cacce, dal momento che Gide coltiva la passione per l’entomologia, l’erboristeria e la caccia. Neppure la letteratura viene messa da parte perché, durante il viaggio, Gide legge e racconta quello che legge; anche se, immersi in quel mondo esotico e duro, quelle considerazioni letterarie suonano false e fuori luogo, e al lettore vien la voglia di saltarle pari pari per tornare subito alla foresta del Congo. Moliere in Congo? E le Affinità Elettive? In un paese dove il vocabolario locale non contempla la parola "grazie" e le signore francesi residenti ne deducono che i negri siano animali (e va be’; lo snobismo razziale ha larghe vie), ma anche senza riconoscenza?" (Antonella Beccari)
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Traduz.di Maria Gallone. Milano, Fratelli Fabbri Ed. 1985, cm.12,3x18,5, pp.301, legatura ed.soprac. Coll.I Grandi della Letteratura.
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