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Giardini, mode e architetture isolite.

Autore:
Editore: Pontecorboli Ed.
Data di pubbl.:
Dettagli: cm.20x20, pp.298, num.ill.bn.nt. brossura copertina figurata a colori.

EAN: 9788888461410
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Prefazione di Silvio Calzolari. Angelo Pontecorboli Ed. 2008, cm.14,5x21, pp.95, alcune tavole bn. nel testo brossura con bandelle, copertina figurata a colori.

EAN: 9788885207561
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Pres.di Litta Maria Medri. Firenze, Angelo Pontecorboli Ed. 2016, cm.20x20, pp.215, num.figg.bn.nt. brossura con bandelle,copertina figurata a colori. Coll.Studi e Ricerche. Giardini, paesaggio e architettura. Fin dall'antichità vediamo emergere alcune figure di donne, per lo più appartenenti ad una ristretta cerchia e ad un elevata classe sociale, appassionate di giardinaggio ma soprattutto vere e proprie "creatrici" di parchi e giardini secondo un raffinato gusto che tradisce una profonda cultura e sensibilità. Nelle geografie del giardino si riflettono i complessi universi dell'animo femminile. Se il giardino è palcoscenico di sussurri d'amore, confidenze intime o intrighi e complicità, una sorta di stanza tutta per sé, è anche, metafora di un viaggio nell'interiorità dell'anima femminile.

EAN: 9788899695057
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Presentazione di Antonio Paolucci. Fotografie di Franco Bellato. Firenze, Octavo 1995, cm.26x29, pp.160, 110 tavole fotografie in bn. nel testo , brossura con sopraccoperta figurata

EAN: 9788880300663
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Milano, Casa Editrice Il Saggiatore 1966, cm.15x20,5, pp.288, 73 disegni e 47 foto in bn.nt., legatura ed.in tutta tela, sovraccop.fig. a col. Coll.Uomo e Mito,49.
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#293778 Arte Pittura
Henri Charles Manguin. Albert Marquet. Maurice de Vlaemick. Raoul,Dufy, Kees Van Dongen, Othon Friesz, Charles Camoin, André Derain, Georges Braque. Milano, Il Sole 24 Ore 2007, cm.23x29, pp.340, ill.colori. brossura copertina figurat a colori. Custodia. Coll.I Grandi Maestri dell'Arte. L'artista e il Suo Tempo. Il Salon d'Automne di Parigi del 1905 tenne a battesimo l'esordio ufficiale di un piccolo gruppo di giovani artisti accomunati da un percorso formativo analogo, dall'amore per la luce calda e le ombre lunghe del Midi, dal costante riferimento alla ricerca pittorica di Cézanne. Riuniti in un'unica sala, i loro paesaggi, ritratti e idilli domestici abbagliarono visitatori e recensori. Per definirne l'eccentricità formale e denotarne la carica eversiva, il critico Louis Vauxcelles coniò una delle formule più celebri della storia dell'arte novecentesca: "fauves", selvaggi della moderna scena parigina. Spietata fedeltà alla percezione retinica, traduzione del dato visivo in termini di toni e timbri cromatici, composizioni sghembe furono interpretate da Matisse, Derain, Braque, Friesz, Camoin, Marquet, Van Dongen, Dufy come l'antidoto necessario alle derive di fine secolo: al facile realismo, da un lato, e alla dogmatica scienza del colore divisionista, dall'altro. Ma in assenza di un programma o di una base teorica, il gruppo si disperse a brevissimo giro in ricerche differenti, talora contraddittorie. Derain, dopo un fortunato sodalizio con Matisse, scopri al British Museum di Londra l'arte primitiva e ne sposò eleganze e monumentatila, in un percorso di progressivo avvicinamento all'esperienza coeva di Picasso. Braque accentuò, insieme a Friesz, la cifra accattivante dei suoi paesaggi portuali, per poi tornare decisamente sui suoi passi e approdare alla solidità e al cromatismo ribassato del cubismo, di cui sarà, con Picasso, tra i protagonisti riconosciuti. Camoin, Dufy e Marquet adottarono per i loro intimi quadretti bagnati dalla luce mediterranea formule garbate, di immediata presa sul collezionismo internazionale, in particolare russo. Van Dongen piegò le accensioni di colore tipiche dei fauve a un repertorio affollato di personaggi circensi, scene mondane, nudi, secondo una cifra aggressiva, quasi pre-espressionista, che ne avrebbe dettato la fortuna soprattutto in Germania. Solo Matisse, nel corso di tutta la sua carriera, tornò a più riprese a interrogare l'esperienza fauve, per discuterne i presupposti e rileggerne le acquisizioni. Ripercorrere le sue opere principali, da Luxe, calme et volupté (1904) fino alla cappella di Vence (1948-52), attraverso le serie degli anni Trenta, la decorazione Barnes e i papiers découpés, significa in questo senso confrontarsi con un percorso di ostinata, inattaccabile fedeltà al colore, e all'irrisolta tensione tra colore e disegno: perché "il colore - avrebbe detto Matisse verso la fine della vita - è una liberazione".
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#331551 Storia Antica
Oxford, Routledge 1997, cm.15,5x23, pp.XV,320, 36 figure bn.nt. brossura copertina figurata a colori. Cheese, wine, honey and olive oil - four of Greece's best known contributions to culinary culture - were already well known four thousand years ago. Remains of honeycombs and of cheeses have been found under the volcanic ash of the Santorini eruption of 1627 BC. Over the millennia, Greek food diversified and absorbed neighbouring traditions, yet retained its own distinctive character. In Siren Feasts, Andrew Dalby provides the first serious social history of Greek food. He begins with the tunny fishers of the neolithic age, and traces the story through the repertoire of classical Greece, the reputations of Lydia for luxury and of Sicily and South Italy for sybaritism, to the Imperial synthesis of varying traditions, with a look forward to the Byzantine cuisine and the development of the modern Greek menu. The apples of the Hesperides turn out to be lemons, and great favour attaches to Byzantine biscuits. Fully documented and comprehensively illustrated, scholarly yet immensely readable, Siren Feasts demonstrates the social construction placed upon different types of food at different periods (was fish a luxury item in classical Athens, though disdained by Homeric heroes?). It places diet in an economic and agricultural context; and it provides a history of mentalities in relation to a subject which no human being can ignore.

EAN: 9780415156578
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