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Fahrten nach Mond und Sonne. Studien insbesondere zur französischen Litteraturgeschichte des XVII Jahrhunderts.

Author:
Curator: E. Franck's Buchhandlung (George Maske), ma copertina da carta adesiva d'epoca per coprire l'editore e sostituirlo con.
Publisher: Verlag von Wilhelm Gronau.
Date of publ.:
Details: cm.15,5x23,5, pp.51, brossura.

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#38997 Arte Scultura
Bologna,Galleria Giordani. A cura di A.Panzetta. Bologna, Galleria Giordani 1996, cm.21x27, pp.133, 56 tavv.col.nt. legatura editoriale in tutta tela, sopraccoperta figurata a colori.
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Firenze, Accademia della Crusca--Le Lettere 1999, cm.17x24, pp.490, brossura. Dall'Indice: --Francesco Sestito. Sull'alternanza "che" / "il quale" nell'italiano antico. --Carmelo Scavuzzo. Sull'indicativo irreale nella poesia italiana. --Antonietta Scarano. Storia grammaticale dell'aggettivo. Da sottoclasse di parole a parte del discorso. --Teresa Poggi Salani. Sulla dialettalità del Pascoli. --Angela Ferrari. Tra rappresentazione ed esecuzione: indicare la «causalità testuale» con i nomi e con i verbi. --Fabio Rossi. «Non lo sai che ora è?» Alcune considerazioni sull'intonazione e sul valore pragmatico degli enunciati con dislocazione a destra. --Nicoletta Maraschio. Presentazione: «Momenti di storia della grammatica» --Gunver Skytte. La grammatica nel mondo romanzo e nel mondo anglosassone-germanico. --Mirko Tavoni. Storia della lingua e della coscienza linguistica: appunti medievali e rinascimentali --Tina Matarrese. Alle soglie della grammatica: imparare a leggere (e a scrivere)tra Medioevo e Rinascimento. --Anna Antonini. La riflessione linguistica di Alessandro Citolini. --Alberto Mancini. Consonantismo occlusivo protoindoeuropeo e ostruenti germaniche. Alcuni aspetti della discussione sulla legge di Grimm. --Guido Lucchini.Il giovane Ascoli e la tradizione ebraica. --Paola Manni. Policarpo Petrocchi grammatico. --Maria Pia Marchese. Fonema e «unité irréductible» in Saussure. --Alberto Nocentini. Per una storia degli studi di tipologia. --Bernard Colombat. Genesi di un progetto: il «Corpus representatif des grammaires et des traditions linguistiques»
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Firenze, Accademia della Crusca--Le Lettere 2014, cm.17x24, pp.372, brossura. Dall'Indice: --Roberta Cella. Fenomeni innovativi nel fiorentino trecentesco. La terza persona plurale dei tempi formati con elementi perfettivi. --Andrea Cecchinato. Le forme perfettive sintagmatiche di I e II p.p. in area veneta: un quadro d'insieme. --Gaia Guidolin. «Uno stile chiaro, esatto e niente più». Aspetti linguistici della prosa di Pietro Verri negli scritti della maturità. --Miriam Voghera. Da nome tassonomico a segnale discorsivo: una mappa delle costruzioni di tipo in italiano contemporaneo. --Riccardo Gualdo. Il "parlar pensato" e la grammatica dei nuovi italiani. Spunti di riflessione. --Neri Binazzi. La frequente rinuncia al chenel parlato fiorentino: caratteristiche del fenomeno e spunti di riflessione per la lingua comune. --Anna-Maria De Cesare, Davide Garassino, Rocío Agar Marco, Ana Albom, Doriana Cimmino L'italiano come lingua pluricentrica? Riflessioni sull'uso delle frasi sintatticamente marcate nella scrittura giornalistica online. --Sommari degli articoli in italiano e in inglese.
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Prefaz.di Giovanni Nencioni. Pisa, Ediz. Marlin 1973, cm.17,5x24, pp.XX,55, legatura editoriale in tutta tela blu, titoli in oro al piatto anteriore. Collana Testimonia,1. Ristampa anastatica dell'ediz. Halle, 1891. Testo in tedesco. Nel marzo del 1891 Pirandello fece stampare presso la «Tipografia dell'Orfanotrofio» di Halle la sua tesi di laurea sul dialetto di Agrigento: alla brossura erano indicati non solo i dati bibliografici, ma anche tutti i dati dell'università, precisi riferimenti ai nomi dei commissari di tesi e addirittura alla data e all'orario della discussione. Insomma, la pubblicazione aveva l'aspetto delle comuni tesi di laurea che ancora oggi si vedono nelle aule universitarie. In fine, inoltre, alle pp. 50-52, vennero inseriti anche il curriculum del laureando e le «Thesen» (gli argomenti di discussione). Pirandello decise però di stampare anche un'emissione differente, che avesse l'aspetto di un vero e proprio libro: il testo rimase in tutto identico, ma alla brossura e al frontespizio furono conservati solo il titolo e i dati bibliografici, eliminando dunque tutti i riferimenti alla discussione e i dati dell'università. E ancora, Pirandello sostituì le pagine finali, contenenti il suo curriculum e le «Thesen», con una sua recensione del «Saggio di fonetica siciliana» di Giacomo De Gregorio. Nencioni fotografa la situazione parlando di esemplari «non ufficiali e tirati successivamente», ma è verosimile si tratti di emissioni differenti, volute entrambe dall'autore, di un'unica tiratura originale. -- L'emissione "in forma di libro" risulta di estrema rarità: ne è censito un solo esemplare nella Biblioteca "Bombace" di Palermo. -- Pirandello discusse la sua tesi di laurea in filologia romanza, dedicata alla fonetica del dialetto del Girgenti, a Bonn il 21 marzo 1891. La sua carriera universitaria era iniziata nel 1886 alla Facoltà di Lettere di Palermo; da lì, dopo un anno, si era trasferito alla "Sapienza" di Roma, dove insegnava il grande maestro Ernesto Monaci: rimastone affascinato, Pirandello indirizzò dunque i suoi studi verso la filologia e la linguistica romanza. Un diverbio tanto banale quanto aspro con il professore di latino, Onorato Occioni, lo costrinse però ad allontanarsi da Roma, consigliato in questo senso anche da Monaci, preoccupato che Occioni, preside della facoltà, potesse in qualche modo ostacolare l'allievo. Il 6 novembre 1889 Pirandello approdò dunque alla Rheinische Friedrich-Wilhelms-Universität, con tutta probabilità spinto proprio dal suo maestro: a Bonn, infatti, insegnava Wendelin Förster, importante storico della lingua e dialettologo, oltre che collega e amico del Monaci. Sempre a Bonn, aveva insegnato il fondatore della linguistica romanza, Friedrich Diez, a cui Förster era succeduto. La Friedrich-Wilhelms costituiva, in quel periodo, la culla e il centro di irradiazione della disciplina a cui Pirandello aveva rivolto i suoi interessi di studioso. L'argomento della tesi fu scelto molto rapidamente, forse già prima dell'arrivo a Bonn: per condurre la sua ricerca Pirandello non si limitò allo studio della bibliografia pregressa, ma allargò l'analisi ai suoi stessi ricordi del dialetto siciliano, scrisse numerose lettere al fratello e agli amici chiedendo informazioni sulla pronuncia di alcune parole e le trascrizioni di canzoni popolari, racconti e poesie, e infine trascorse l'estate del 1890 in Sicilia, raccogliendo quanto più materiale possibile. La tesi di Pirandello fu giudicata «observatione accurata et docta, sed expositione probabilis», mentre il commento alla discussione orale fu «rite superavit». Considerato che il lavoro fu portato a termine in breve tempo, la valutazione è da intendersi come notevolmente positiva. -- L'attività di filologo romanzo di Pirandello si interruppe con il rientro in Italia, ma in qualche modo, ironicamente, lo scrittore aveva già preso le distanze dallo studioso
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Note: Ottimo esemplare.
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