Lo Cascio,Elio.
Il census a Roma e la sua evoluzione dall'età "Serviana" alla prima età imperiale.
Estratto da Mélanges de l'Ecole Française de Rome. Antiquité, Tome 113-2001-2.
Roma, Ecole Française de Rome
2001,
cm.17x24,
pp.565-603,
brossura.
Interventi in italiano, francese e inglese.
In età repubblicana, il census conosce diverse fasi in base alle varie ripartizioni del corpo civico prese in considerazione e in base alle categorie di maschi adulti di condizione cittadina che, per conseguenza, sono prese in considerazione. Da una fase nella quale l’elenco è quello dei mobilitati e più tardi dei mobilitabili, suddivisi per classi e centurie, si passa a un elenco, sempre per classi e centurie, di mobilitabili e di non più mobilitabili, astretti a obblighi di natura fiscale e ammessi a esercitare taluni diritti politici. L’ulteriore evoluzione (che sembra di potere datare, con qualche precisione, agli anni immediatamente successivi al 338) vede la sostituzione a questo elenco per classi e centurie di un nuovo elenco, per tribù. La registrazione su base tribale non viene meno dopo la Guerra Sociale, come non viene nemmeno a cadere l’obbligo, per il singolo sui iuris, di venire a Roma a farsi registrare. L’innovazione radicale in questo senso è quella introdotta da Cesare, con la norma sul census che leggiamo nella Tabula Heracleensis : le procedure del census vengono decentrate nelle singole municipalità, e una procedura ad hoc, a noi nota da un luogo della biografia svetoniana, è stabilita per i cittadini domiciliati a Roma. Gli elenchi, d’ora in avanti, non saranno più per tribù, ma per singola municipalità. È ormai la possibilità di esercitare i propri diritti di cittadinanza romana a livello locale a divenire lo scopo prevalente del census, per i cittadini comuni fuori di Roma, mentre per quelli di Roma lo è il poter essere ammessi a quei benefici che il possesso della cittadinanza, unito al domicilio a Roma, assicura.
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