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Indice di medicine giovevoli ad un corpo umano e di altre notizie.

Autore:
Curatore: Da un manoscritto di C.Baroni Curato di Piazza.
Editore: Valleri.
Data di pubbl.:
Dettagli: cm.15,5x21, pp.94, brossura cop.fig.

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#153065 Firenze
Firenze, Edizioni della Meridiana 1998, cm.16x24, pp.272, brossura, copertina figurata a colori.

EAN: 9788887478006
Nuovo
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#184914 Firenze
Prefazione di Giorgio Spini. Firenze, Giorgi & Cambi 1978, cm.21x30, pp.n.n., numerose foto d'epoca a un col.nt., brossura, sovraccop.fig.
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Note: Tracce di adesione per umidità alla base.
EUR 7.00
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#330542 Firenze
Firenze, Bonechi Ed. 1994, cm.15x23, pp.174, alcune ill.bn.nt. legatura editoriale cartonata. Tutti conoscono il Tabernacolo delle Fonticine, posto in Via Nazionale, molti hanno osservato quelle minuscole lapide Ile angolari al Canto di Candeli in Borgo Pinti o a quello della Mela in Via Ghibellina, ma pochi, penso, hanno individuato in questi segni i ricordi tangibili del mondo affascinante ma del tutto inedito delle Potenze fiorentine. Erano questi piccoli potentati, da qui il nome, che avevano i loro dominii all'interno delle mura cittadine ed erano formati da quella moltitudine di "subpositi" alle Arti che con il loro lavoro fecero la fortuna di Firenze. Questi lavoratori, afflitti dalla miseria, dalla fame, dalle pestilenze, ebbero come unica risorsa per sopportare i disagi di una vita così dura quella di riunirsi in gruppi, solitamente per mestiere e partecipare alle "allegrezze" cittadine, decretate per celebrare il Santo Patrono, la nascita di un Principe o l'elezione di un Papa. In queste occasioni le Potenze, o Signorie Festeggianti, si "risentivano" e gli ascritti alle varie brigate si esibivano in parate, ognuno con una propria livrea, si affrontavano nelle "armeggerie" e in cruente sassaiole; la sera poi concludevano con una generale sbicchierata, dimenticando per un giorno le misere condizioni di sfruttati. Ogni Potenza era organizzata come un vero e proprio stato e come tale aveva un vessillo, un territorio chiaramente delimitato nei suoi confini. AI vertice gerarchico esistente all'interno di ogni Potenza stava il Signore al quale erano riconosciuti titoli altisonanti come il Gran Monarca della Città Rossa, da S. Ambrogio o il Vice-Imperatore de' Camaldoli in Oltrarno. E questi Monarchi erano il tramite fra la Potenza ed il potere costituito. Nelle numerose lettere scritte con mano incerta da questi Signori si vede con quanta seriosa dignità uno scardassiere o un calzolaio interpretasse il suo ruolo. Vero è che quasi sempre le missive erano richieste di "benigni donativi", ma con ambiziosa fantasia si prometteva in cambio " . che avendo bisogno il S.mo Granducha io gli metterò in ordine cento mila cavalli e duecento mila fanti . ". Le Potenze erano nate nel 1343, per volere del Duca d'Atene e cessarono di esistere fra il 1629 e il 1630 per il mutato contesto sociale, ma soprattutto per la qrave pestilenza che colpì Firenze in quegli anni. L'epidemià cancellò quei Reami, Principati e Baronie che avevano procurato un po' di spensieratezza a molte generazioni del Popolo Minuto
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Tutte le tavole sono protette da velina. Fondazione Collodi, luglio 1999. 1999, cm.26x36,5, Cartella contenete con 7 calcografie che ritraggono: Pinocchio, la Fata Turchina, Geppetto, il Grillo Parlante Lucignolo, Mangiafuoco e il Gatto e la Volpe Tutte le tavole sono protette da velina. artella in mezza tela chiusa da legacci, itoli in oro al piatto anteriore. Esemplare II/V. N. II di soli V esemplari, tutti numerati e firmati dall’artista fiorentino, che donò alla Fondazione Nazionale Collodi i suoi lavori « realizzati nell’arco di quasi un ventennio: dai numerosi disegni realizzati tra il 1981 ed il 1983 per le celebrazioni ufficiali del Centenario di Pinocchio, ai disegni preparatori per la piazza-mosaico-pedana di gioco realizzata a Firenze in Via Pistoiese, a lavori più recenti di pittura, grafica e scultura. » Il testo è tratto dalla carta di presentazione dell’opera, ove figurano due scritti: uno di Ciabani e uno della Fondazione Collodi. Bell’insieme in tiratura limitatissima.
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Tradotti per la prima volta dall'originale francese di Rusticiano di Pisa e corredati d'illustrazioni e di documenti da Vincenzo Lazari, pubblicati per cura di Lodovico Pasini membro effettivo e segretario dell'I. R. Istituto Veneto. Venezia, Coi Tipi di Pietro Naratovich 1847, cm.15,5x23,5, pp.LXIV,484, carta geografica più volte ripiegata di cm.60x57, in fine delle regioni visitate e descritte da Marco Polo. brossura amat.muta. Segno all'antip.di antico restauro ben fatto e leggere fioriture. (Soranzo 6269. Raro).
EUR 240.00
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#135966 Archeologia
Fascicolo I contenente: --Luisa Banti. Geografia dell'italia antica. --Piero Baroncelli. Popolazioni dell'Italia preistorica. -- Massimo Pallottino. Popolazioni storiche dell'italia antica. Roma, Edizioni della Bussola 1947, cm.16x22,5, pp.102, alcune figg.bn.nt. brossura
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#213179 Storia Moderna
s.l., s.E. s.d.(1617), cm.15,5x21, pp.n.n.(20), brossura con 3 punti di refe, copertina muta originale. Al frontespizio la scritta di mano coeva "Proibita". Esemplare in ottimo stato.
EUR 70.00
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Milano, Medusa 2017, cm.12x15, pp.99, brossura copertina figurata a colori. Collana Le Api,25. Per tutto il corso del Novecento, fino agli anni Ottanta e Novanta, la sceneggiata è stata la forma di spettacolo prediletta dal proletariato napoletano e campano, dal cosiddetto sottoproletariato urbano - in realtà proletariato marginale - e dal mondo contadino che, quando era costretto a entrare in città, trovava il suo svago al teatro Duemila o al Trianon, vicini alla stazione ferroviaria e a piazza Garibaldi. Gli spettacoli erano tre al giorno, la mattina alle 11, il pomeriggio alle 6, la sera alle 9 e il programma cambiava di settimana in settimana, e si provava il nuovo copione nell'unica mattina in cui il teatro era chiuso. Come nel teatro dell'Ottocento, la compagnia aveva attori in ruoli fissi: al centro, "isso, essa e 'o malamente" e la coppia comica. La scena era il vicolo, e simili erano le storie narrate: l'innocenza insidiata, i buoni e i cattivi, un vicinato partecipe. Tutto diventava pubblico, tutto tornava strada. Al quinto atto, la canzone che dava il titolo a ogni testo e ne riassumeva vicenda e sentimenti. Ci fu un tempo in cui il popolo produceva la propria cultura, le proprie forme di spettacolo, la propria musica. Aveva gusti e idee propri e non quelli imposti dal potere attraverso comunicazioni di massa artefici di una cultura omologata e massificata. È utile ricordarlo.

EAN: 9788876983832
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