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Carmen.

Autore:
Curatore: Introduzione di Guido Paduano. traduzione e note di Eva Fontana. Edizione con Testo a fronte.
Editore: ETS.
Data di pubbl.:
Collana: Coll.Melusina,Testi a Fronte,6.
Dettagli: cm.14x21, pp.204, brossura Coll.Melusina,Testi a Fronte,6. In appendice il libretto della Carmen di Bizet di H.Meilhac , L.Halévy

Abstract: Con la sua narrazione sobria e serrata, "Carmen" di Mérimée definisce il paradigma della distruttività dell'amore. La passione per la zingara Carmen stacca il giovane ufficiale don José dalla società e dal sistema di valori a cui appartiene e fa di lui un bandito; quando Carmen non lo amerà più, in nome del proprio insopprimibile bisogno di libertà, l'amore che sopravvive disperatamente in lui lo porterà a ucciderla. Queste caratteristiche del testo risultano più chiaramente se lo si pone a confronto (un confronto illuminante in entrambe le direzioni) con l'opera-comique che trent'anni dopo ne trasse Bizet, e che da allora domina i palcoscenici di tutto il mondo.

EAN: 9788846707314
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Introduz.e.note di Primo Zanotti. Torino, Lattes & C.Editori 1947, cm.12x19,5, pp.XV,207, 1 foto bn.dell'autore in antip. brossura sopracop.fig. Coll.Scrittori Stranieri Moderni. Testo in francese.(laceraz.alla soprac.).
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A cura di Anton Francesco Filippini. Milano, Club degli Editori su licenza Edizioni Casini 1963, cm.13,5x20,5, pp.XVII,314, legatura ed.cartonata. [copia in buono stato] Coll.Caleidoscopio,27.

EAN: 9782010007255
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Con disegni e xilografie di Victor Stuyvaert. Traduz. e note bibliografiche di Francesco Carbonara. Bruxelles-Gand, Ed. Psiche - Imprimerie des Invalides 1932, cm.12,5x19,5, pp.XI,108, un ritratto di P.M. in antip.e alcune testate e finalini, brossura intonso, cop.rimboccata. A p.I invio autogr. del Trad. al prof. Guglielmo Ferrero. Eccellente esempl. Edizione in 500 esemplari num. (il ns. reca il n.293).
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Testo in francese. Napoli, Morano Ed. 1995, cm.12,7x19, pp.159, brossura cop.ill.a col. Coll.Du Coq a l'Ane.
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#107287 Facsimili
Archimede, Trattati (Riccardiano 106). A cura di Roberto Manescalchi. Grafica European Center of Fine Arts, per i tipi di VIMER Industrie 2007, 2 voll. in cofano. cm.21,5x29,5, pp.86 carte in recto e verso di facsimile, pp.332 di testi e apparati. Il manoscritto contenente i trattati di Archimede, recentemente riconosciuto autografo di Piero della Francesca, è con tutta probabilità passato per le mani di Leonardo. Leonardo da Vinci infatti, nelle carte che ci sono pervenute, ci ha lasciato alcune citazioni riferite alle opere di Archimede. Due, in particolar modo, paiono interessantissime; testimoniano, infatti; la voglia del maestro di possedere codici con le opere del grande matematico siracusano. La prima: "Archimede è intero appresso al fratello di monsignore di Santa Gusta, in Roma. Disse di averlo dato al fratello che sta in Sardigna. Era prima nella libreria del Duca di Urbino. Fu tolto al tempo del Duca Valentino". La seconda: "Borges ti farà avere Archimede del vescovo di Padova e Vitellozzo quello da il Borgo a San Sepolcro". La seconda è certamente l'annotazione più interessante: Vitellozzo Vitelli era alla presa di Urbino assieme al Valentino e l'Archimede, che avrebbe dovuto dare (non è certo che questo sia avvenuto) a Leonardo, potrebbe essere uno dei codici della biblioteca di Federico oggetto di predazione, i quali furono dispersi dopo la capitolazione della città … una cortesia da parte di uno dei generali del Valentino nei confronti di Leonardo, che, del medesimo principe, era ingegnere militare. Se così fosse, alla luce della recente identificazione dell'autografo pierfrancescano della Riccardiana, sarebbe più che plausibile l'ipotesi della presenza, nella biblioteca di Federico II, di un codice di Piero con la trascrizione di opere di Archimede; testo che, aggiunto al trattato di prospettiva e al Libellus, porterebbe almeno a tre il numero delle opere del Borghigiano presenti in tale biblioteca. Nell'ottica di "codice depredato" potrebbe anche e forse spiegarsi l'assenza del frontespizio (prima carta che spesso conteneva la dedica e lo stemma del proprietario) del Riccardiano 106. Questo è già di per sé un codice interessantissimo e, per ovvi motivi, di valore inestimabile: sembrerebbe di percepire, ancorché in assenza di trascrizione, un tentativo di Piero, assolutamente innovativo, di applicazione di notazioni algebriche alla geometria archimedea. La possibile ipotesi che Leonardo possa aver studiato Archimede attraverso la trascrizione e l'interpretazione di Piero, contenuta nel Riccardiano. 106, aggiunge certamente al codice un fascino di enorme presa nell'immaginario collettivo; fascino che, ovviamente, risulta del tutto particolare anche per gli studiosi. L'opera edita da Grafica European Center of Fine Arts, per i tipi di VIMER Industrie Grafiche Italiane, consta di due volumi, rilegati e cartonati, ambedue dalle dimensioni esterne di mm 293x215 (il cofanetto cartonato che li racchiude ha uno spessore di mm 55). Il primo volume è composto da 82 carte (in recto e verso): è l'edizione facsimile del manoscritto, conservato presso la Biblioteca Riccardiana di Firenze con l'indicazione numerica 106 (il manoscritto originale è cartaceo - filigrana: aquila iscritta in un cerchio - diviso in 8 fascicoli, quinterni e sesterni). Esso contiene un vero e proprio "corpus" di trattati di Archimede, contrassegnati da rubriche che ne indicano i titoli: De Sphaera et cilindro, Circuli dimensio, De conoidalibus et sferoidibus figuris, Archimedis inventa circa elicas hoc est spirales lineas et spatia dictis lineis contenta, Archimedis Planorum aeque ponderantium inventa vel centra gravitatis planorum, Archimedis de his que aeque ponderant, Archimedis quadratura parabule, Archimedis tractatus de arene numero. Il secondo volume, di corredo al precedente, raccoglie invece i contributi di presentazione alla realizzazione facsimilare del Riccardiano 106. Introdotto dalle presentazioni di Luciano Scala (Direttore Generale per i Beni Librari e gli Istituti Culturali del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali), Riccardo Nencini (Presidente del Consiglio Regionale della Toscana) e Giuseppe Fanfani (Sindaco della Città di Arezzo), si apre con la sezione in italiano di 55 pagine (tradotta in cinque lingue - inglese, francese, spagnolo, tedesco, arabo - per un totale di 332 pagine) con la seguente ripartizione saggistica: - " Piero della Francesca e il manoscritto 106 sulle opere di Archimede" (J. R. BANKER) - "L'Archimede di Piero" (G. LAZZI) , - "Intorno ai manoscritti di Piero della Francesca e alla fortuna storica dell'opera teorica del medesimo" (R. MANESCALCHI) - "Piero e la tradizione del testo di Archimede nel Quattrocento" (P. D. NAPOLITANI) - "Piero della Francesca e i manoscritti scientifici: il caso dell'ottica" (R. BELLÉ) "La scoperta di un altro autografo di Piero della Francesca costituisce già di per sé una notizia emozionante e degna di grande rilievo: se poi questa scoperta riguarda un manoscritto che non contiene opere personali, ma vede il grande artista nella veste di straordinario copista della più alta mente matematica dell'antichità, allora il valore e il significato sono tanti e tali da ben giustificare l'onere economico e il peso del lavoro che comporta la realizzazione di un facsimile, reso possibile grazie all'impegno di uno sponsor privato, che ha abbracciato con entusiasmo questa causa." (dalla presentazione di L. Scala) "La riproduzione fac-similare dell'Archimede di Piero della Francesca non è solo un'operazione culturale di grande respiro; è anche un contributo alla rivalutazione di aspetti a volte considerati "minori" dell'opera complessa di uno dei personaggi che hanno fatto grande la Toscana. È un po' come risalire alle radici e al più profondo sentire di un grande artista come Piero, di cui era nota la ricerca delle basi della cultura scientifica. Il suo sguardo era rivolto ad Euclide e ai matematici greci, e l'interesse per Archimede ne veniva quasi come una conseguenza naturale e logica. Il pittore della luce e delle forme perfette - come è stato definito - rientra a tutto tondo nell'immagine degli artisti dell'epoca, che accompagnavano sicurezza e agilità del tratto a studi prospettici profondi e ad una preparazione anche nelle scienze matematiche di alto livello. Anche questa riproduzione rientra nella concezione dell'uomo "centrale" e "universale", artefice del proprio destino, versato in ogni ramo del sapere, protagonista di ogni progresso, motore e interprete di quell'esaltante periodo di storia del mondo che fu il nostro "Rinascimento". Un'iniziativa editoriale importante, che restituisce alla collettività parte di un patrimonio letterario che spesso tende a rimanere accessibile solo agli studiosi." (dalla presentazione di R. Nencini) L'opera su Archimede è una testimonianza della poliedrica figura del maestro di Borgo San Sepolcro, perfetto interprete dello spirito del Rinascimento: artista stupefacente, ma anche indagatore attento della natura e delle leggi che la governano. L'opera ci consente di toccare con mano l'attenzione - non meramente erudita, ma finalizzata ad una migliore conoscenza e descrizione del mondo - che si aveva verso i classici nella Toscana del Quattrocento, dalla quale uscirono tante geniali personalità. Non soltanto Piero, ma anche un Leonardo o un Leon Battista Alberti e, non ultimo, un altro biturgense come frate Luca Pacioli, che definiva Piero "monarca dei matematici" (dalla presentazione di G. Fanfani)
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#109846 Orientalistica
Traduz.di Ugo Benassi. Milano, Luni Ed. 1994, cm.14x21,5, pp.208, brossura con bandelle, copertina figurata a colori. Coll.Le Vie dell'Armonia, Racconti,1. Delle male lingue sussurrano che Nasr Eddin Hodja non sia mai esistito, se non nell'immaginazione dei Turchi, degli Arabi e dei Persiani, i quali gli fanno preferire, da secoli e più, tutte le assurdità possibili ed immaginabili - che si trovano ad essere, per quanto poco le si guardi da vicino, piene di una bizzarra saggezza, saggezza fondata sull'arte del paradosso, e che colti volentieri i discorsi senza capo né coda, la facce quand'essa sia piacevolmente indecente, e che si nutre della mirabolante assurdità del mondo. Al punto che i poeti sufi dell’età classica faranno, delle avventure del divino Hodja, altrettanti soggetti di meditazione filosofica - storie per liberarsi del "serio", che è il più sicuro impedimento alla vera libertà dello spirito. Il corpus più completo delle avventure di Nasr Eddin Hodja raccoglie diverse centinaia di storie, tra le quali, molte di origine recente. Differenti «traduzioni» d’abbellire o educolare, a modo suo, queste storielle, che devono il meglio della loro arguzia, alla loro brevità e al carattere profondamente provocatorio di cui sono intrise. La presente raccolta, pazientemente messa insieme da Jean-Louis Maunoury, intende distaccarsi da questa tradizione del racconto combinato, per restituirci un Nasr Eddin conforme alle fonti più antiche, sistemate senza nulla loro aggiungere. In queste duecentoquarantun storie, da gustare nel loro succo, si scoprirà un volto inatteso dell'Islam: contadino, truculento, quasi sguaiato, e con un'innata irriverenza. La Tradizione scaturisce da queste storie come l’acqua sgorga dalla roccia, nella sua implacabile veridicità. Sì, decisamente, il divino Hodja ha ancora molto da dirci. Jean-Louis Maunoury, profondo conoscitore dell'Oriente musulmano, e in particolar modo della Turchia, - benché rifiuti l'etichetta di «orientalista», ha compilato, in quest'opera, le mille e una versioni delle storie di Nasr Eddin Hodja che circolano nel mondo sfiorandosi, ed essi, nel proporre una raccolta che rientrasse il meno possibile nei normali criteri del raziocinio, propri dell'uomo occidentale.

EAN: 9788879840071
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#164741 Varia
Lyon, Editions aux Arts 2003, cm.10x15, pp.59, numerose figg.in seppia nt., brossura cop.fig. Stato di nuovo.

EAN: 9782840100492
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3 copie
Traduz.di Roberto Pasini. Illustratore A.Ripamonti. Novara, De Agostini Ed. 2003, cm.17x24, pp.156, alcune tavv.a col.ft. legatura ed.cop.fig.a col. Coll.I Birilli. I Grandi Classici della Letteratura per Ragazzi. Mowgli, il cucciolo d'uomo rapito dalla tigre Shere Khan, viene adottato da un branco di lupi. Oltre a Mamma Lupa e Babbo Lupo, il piccolo è circondato dall'affetto della pantera Bagheera, dell'orso Baloo e del serpente Kaa che, con modi spesso curiosi e divertenti, lo iniziano alla legge dura ma giusta della giungla. Le rocambolesche avventure della bizzarra combriccola faranno di Mowgli un vero "uomo", consapevole della propria identità e natura. Ma questa straordinaria raccolta di racconti è popolata anche da altri animali che rispettano le leggi mai scritte dell'amicizia e della fedeltà, come Rikki-Tikki-Tavi, l'eroica mangusta, e l'indomito Kerick, la foca bianca che lotta per trovare un posto sicuro per i suoi compagni. Età di lettura: da 10 anni.
Usato, come nuovo
Note: Timbro alla prima carta bianca.
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