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#32746 Arte Scultura

La Scultura dell'Ottocento.

Author:
Publisher: Garzanti.
Date of publ.:
Details: cm.22,5x28,5, pp.IV-336, centinaia di illustrazioni e tavole interc. nel testo, legatura editoriale in tutta tela, con sopraccoperta figurata. Collana Storia dell'Arte in Italia.

Abstract: L'Ottocento in generale è stato troppo spesso trascurato dagli storici dell'arte; in particolare la critica si è disinteressata alla scultura, considerata retorica ed enfatica: prova ne sia che non è mai stata scritta una vera e propria storia della scultura dell'Ottocento. Il volume di Mario De Micheli colma questa grave lacuna, sia offrendo una nuova lettura delle opere dell'unico grande scultore fino ad ora riconosciuto, Canova, sia portando a conoscenza del pubblico tutta la vasta schiera di artisti che, nonostante l'altissima qualità delle loro opere, erano stati ingiustamente dimenticati.

EAN: 9788811340157
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#8249 Arte Saggi
Genova, Marietti Ed. 1987, cm.16x22, pp.VIII,270, 93 ill.bn.ft. brossura cop.fig.a col. Coll.di Saggistica,26.

EAN: 9788821165948
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#62435 Arte Pittura
Milano, Edizioni Il Torchietto 1966, cm.30,5x39, pp.167,30 tavv.a col.appl. legatura editoriale titoli in oro impressi al piatto ant.e al dorso, sopracop.fig.a colori. Coll.I Classici della Pittura.
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Note: Lievi mende alla sopracoperta.
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#132708 Arte Pittura
Milano, Edizioni Gian Ferrari 1972, cm.11x13, pp.40 nn. 5 tavv.bn.ft. brossura grigia con ali, titoli e fregio in oro al piatto anteriore. Prima edizione di 1000 copie.
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#143979 Arte Pittura
Con testimonianze di R.Carrieri, M.Valsecchi, P.C.Santini, R.Modesti. Bologna, Ediz.Bora 1983, cm.27x31,5, pp.280, alcune ill.bn.e 363 tavv.bn.e col.nt. legatura ed.in imitlin, sopracop.trasparente. Tiratura limitata in 400 esemplari.

EAN: 9788885638471
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#13934 Arte Saggi
Firenze, Uffizi,27/9/1992-10/1/1993. A cura di Luciano Bellosi. Venezia, Marsilio Ed. 1992, cm.21,5x29, pp.163, numerose illustrazioni e tavole bn.e a colori nel testo, brossura copertina figurata a colori. Coll.Piero 500 Anni 1492-1992.

EAN: 9788831757201
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Milano, Mondadori 2006, cm.15x22,5, pp.263, legatura editoriale , con sopraccoperta figurata a colori. Su Gesù sono proliferate nei secoli molte leggende e alcune autentiche fiabe, segno della curiosità di sapere chi lui fosse veramente prima che il mantello della teologia lo coprisse, celandone allo sguardo la figura storica. Corrado Augias ha dialogato su questo tema con uno dei massimi biblisti italiani, Mauro Pesce, rivolgendogli quelle stesse domande che molti di noi, cristiani e non cristiani, si pongono: sul periodo storico nel quale Gesù visse, sulle sue parole, sulla sua vita, sulla sua morte, sui tanti testi che ne parlano. Ma anche su ciò che seguì la tragica giornata del Golgota, fino alla nascita di una religione che da lui prese il nome, anche se egli non ha mai detto di volerla fondare. Il profilo di Gesù che questa "inchiesta" ci restituisce è quello di un ebreo, ligio alla Legge di Mosè, amante del suo popolo e delle sue tradizioni, eppure aspramente critico verso gli aspetti che giudicava 'superati' o 'secondari', e, soprattutto, portatore di un progetto di rinnovamento incentrato sul riscatto degli emarginati; una personalità complessa, mai svelata per intero nemmeno a chi gli era più vicino, una figura profondamente solitaria, coerente con i suoi principi fino alla morte in croce.

EAN: 9788804560012
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#334676 Regione Puglia
Società di Storia Patria per la Puglia 2019, cm.17x24, pp.224 numerose figure bn. nel testo, 32 tavole a colori fuori testo, brossura con copertina figurata a colori. Collana Storia e Tradizione " L'uomo e il mare". Il volume di Franco Mosco che abbiamo sotto gli occhi ci pone di fronte ad alcune responsabilità. E queste riguardano non già la scomparsa degli antichi mestieri, legata all’ingegno freddo e calcolativo della costituzione economica della società. Una nostra responsabilità è piuttosto nell’ignoranza ormai abissale di fronte agli antichi mestieri, ai loro strumenti e arnesi d’opera, ai loro riti. Ora il libro di Mosco ci fa riscoprire l’antico mestiere dei bottai nella complessità delle sue necessità artigiane, e nella sua proiezione commerciale a partire dal porto di Gallipoli, che fu per moltissimo tempo, lungo la via dell’olio (ma anche dei ‘vuoti’ di botte), tra i più importanti del Mediterraneo, e lo si sa. Mosco recupera un’importante documentazione iconografica, sia su questo porto, traendola da collezioni pubbliche e private, sia sugli strumenti di lavoro del bottaio, conservati anch’essi in collezione privata, e per i quali offre diverse notevoli fotografie, dando il nome dialettale di questi attrezzi e quello italiano, e dei quali l’autore ha una straordinaria conoscenza, anche se rinvia ad altra occasione lo studio delle tecniche di lavorazione delle botti, che indubbiamente costituirebbe un profilo di competenza ancor più approfondita e rara. Il mestiere del bottaio è senz’altro rilevante nel complesso della storia sociale di Gallipoli; va però subito detto che Mosco guarda a questo mestiere anzitutto e prevalentemente nel suo profilo corporativo. Questa inclinazione gli proviene naturalmente o, si potrebbe dire, iure proprio, da tradizioni familiari trasparenti a tratti nel volume, ma anche, io sospetto, dal fatto di essere, o di sentirsi, allievo di Francesco Maria de Robertis – illustre storico del diritto nonché presidente carismatico della Società di Storia Patria per la Puglia- e studioso ben noto delle corporazioni in diritto romano, un tema indubbiamente che de Robertis aveva a sua volta ripreso dal suo maestro Gennaro Maria Monti, più volte citato nel volume, e studioso non dimenticato delle corporazioni e delle confraternite nel mondo medievale, nonché, dal 1935, presidente della Regia Deputazione di Storia Patria per le Puglie. Come ogni scelta metodologica, anche questa di Mosco comporta dei vantaggi e degli svantaggi. Può darsi allora che, trattenuta in questa costruzione riservata, si perda una qualche dinamicità ed anche conflittualità della storia sociale di Gallipoli, perché, nel colossale scontro cetuale, che anima quanto meno l’intero corso della vita gallipolina del Settecento, i bottai, e certamente quelle famiglie di bottai emergenti per ricchezza, e animate da aspirazioni sociali, erano osteggiate frontalmente dagli uomini del primo ceto, e dagli intellettuali patrizi come Filippo Briganti, nelle cui allegazioni, edite da me nel 2011 (purtroppo però in un volume circolante in pochissimi esemplari), e che sono sorprendentemente aggressive e caustiche, non sono rare le invettive e le rampogne contro i bottai. E ancora a fine Ottocento costoro si consideravano “la ruota motrice della classe operaia”. E tuttavia la scelta dell’analisi corporativa del mestiere fatta da Mosco, consente degli importanti approfondimenti altrimenti, forse, sfuggenti. Così il mestiere del bottaio viene esaminato, per interesse dell’autore, non tanto nelle sue prime attestazioni (la prima pare che risalga al 1398), ma piuttosto nel momento in cui questi artigiani si uniscono in corporazione (si pensa intorno alla metà del Cinquecento), quella dei “fabri lignari”, anche altrimenti definita. Si tratta di un gruppo organizzato da vincoli solidali, spesso minutamente indagati, che l’autore estende, in base anche a fonti letterarie generali, ad altre attività collegate o forse derivate (gli intagliatori, gli scultori e architetti), e dunque rende protagonista di gran parte della storia dell’arte in Gallipoli. Così, lentamente, l’attenzione si sposta dal mero mestiere dei bottai, a quello del corpo collettivo nel quale sono inseriti, e culmina nella complessa vicenda della confluenza di questo corpo, o forse e anzitutto di alcuni suoi esponenti, nella Congregazione del SS. Crocefisso (già di San Michele Arcangelo). Questo volume di Mosco è anche, se non soprattutto, la storia di questa congregazione, dei suoi associati o confratelli, rettori e priori. Si tratta di un notevole contributo alla vicenda biografica di molti e molti personaggi spesso legati, indubbiamente, alla storia della sola Gallipoli, ma che non di rado contribuisce a chiarire il profilo di personaggi ben altrimenti noti, e farò soltanto gli esempi, distesi tra Ottocento e Novecento, dell’erudito Nicola Maria Cataldi e dello storico della città, il monsignor Francesco d’Elia, che esprime bene, e con pochi altri, la stagione positivistica della storiografia provinciale. Molti altri ricercatori potranno naturalmente avvalersi in vario modo di questa ricerca complessa e, al tempo stesso, ricca di passione.
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Traduzione di Ulrico Pannuti. Milano, Ediz.Il Saggiatore 1975, cm.15,5x21, pp.555, brossura
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