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«Per il bene dell'umanità sofrente». La chirurgia di Giovanni Alessandro Brambilla (1728-1800).

Autore:
Curatore: Presentazione di Paolo Mazzarello.
Editore: Cisalpino Istituto Editoriale Universitario.
Data di pubbl.:
Collana: Coll.Fonti e studi storia dell'Univ. di Pavia. 74.
Dettagli: cm.17x24, pp.IX,390, brossura copertina figurata. Coll.Fonti e studi storia dell'Univ. di Pavia. 74.

Abstract: Un tirocinio nella bottega di un barbiere o in un ospedale? Questi i percorsi pratici per diventare chirurgo nella Lombardia austriaca di metà Settecento. Giovanni Alessandro Brambilla scelse la seconda opzione. Dopo alcuni anni di servizio nell'Ospedale San Matteo di Pavia, si arruolò nell'esercito asburgico, sperimentando nella durezza delle campagne militari le sofferenze dei soldati e l'inesperienza dei chirurghi. Brambilla, dopo una brillante carriera nei ranghi, diventò un personaggio influente, chirurgo personale dell'Imperatore Giuseppe II e in grado di influenzare il sistema della sanità militare austriaca. A Pavia, nell'Archivio Storico Civico è conservato un manoscritto inedito dettato da Brambilla nei suoi ultimi anni e che ripercorre le tappe della sua vita, dedicata alla professione medica. Presso il Museo per la Storia dell'Università, inoltre, si conserva una collezione di strumenti chirurgici, progettata da Brambilla per istruire i praticanti e inviata in dono alla scuola pavese intorno al 1786, per essere utilizzata dal celebre anatomista e chirurgo Antonio Scarpa. Questo libro descrive gli oltre cinquecento strumenti, suddividendoli in base agli interventi di riferimento. Il punto di partenza sono le informazioni dell'Instrumentarium chirurgicum militare austriacum, pubblicato dal chirurgo lombardo nel 1782, donato dall'autore a Scarpa e da questi lasciato in eredità al suo allievo Luigi Porta, affinché continuasse a essere usato da un "maestro di chirurgia".

EAN: 9788820511159
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#136991 Arte Saggi
Dall'Indice: --genesi e metamorfosi della rivista:da "Vita Artistica" a "Pinacotheca" --Oltre il "senso del conoscitore" --Longhi, Caravaggio e il Sei e Settecento. --"Vita Artistica" / "Pinacotheca" e la riscoperta dell'Ottocento italiano. --Gargiulo, Ortolani e Croce:il dibattito teorico sulla rivista. --Il Novecento. --Apparati. Bibliografia. Prefazione di Gianni Carlo Sciolla. Firenze, C.B. Cartei e Bianchi 2010, cm.17x24, pp.494, brossura con bandelle. La rivista «Vita Artistica» nata a Roma nel 1926, viene fondata da Tullo Gramantieri, un giornalista e pubblicista, interessato in modo dilettantesco alle arti figurative. Dopo la prima annata il periodico conosce però una nuova fase: alle cronache mensili d'arte, si sostituiscono gli studi di storia dell'arte che a partire dal 1927 vengono proposti sulle sue pagine dai due nuovi direttori, Roberto Longhi ed Emilio Cecchi. Mentre Longhi è impegnato ad illustrare la riscoperta del Seicento (con una particolare attenzione a Caravaggio), o a dirimere numerosi problemi attributivi di opere del XV e del XVI secolo conservate nei musei italiani, Cecchi vi scrive, insieme ad alcuni collaboratori, come Michele Biancale, Sergio Ortolani e Mario Tinti, un fondamentale capitolo sull'Ottocento italiano. Ai due direttori, che nel 1928 cambieranno il titolo della rivista in «Pinacotheca», si uniscono poi altri nomi, non solo italiani, da Georg Gronau a Hermann Voss, Frederick Antal, Wilhelm Suida, Vitale Bloch, che offrono al periodico un respiro internazionale. Pur nella sua breve durata, «Vita Artistica»/«Pinacotheca», si presenta pertanto come una delle assolute protagoniste del dibattito critico sulle arti figurative in Italia nella seconda metà degli anni Venti.

EAN: 9788895686196 Note: lievi bruniture.
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