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Letteratura Medievale

Le carte autografe di tutti i protagonisti della letteratura e della cultura quattrocentesca. A cura di Francesco Bausi, Maurizio Campanelli, Sebastianmo Gentile, James Hankins. Roma, Salerno Ed. 2013, cm.21,5x30, pp.240, 160 tavv.ft.e nt. legatura editoriale in tutta tela, sopraccoperta figurata a colori. Coll.Pubblicazioni del Centro Pio Rajna. Avviato nel 2006, il progetto degli "Autografi dei letterati italiani" intende realizzare un censimento delle carte autografe dei principali letterati attivi tra le Origini e la fine del Cinquecento. L'opera è articolata in tre serie divise cronologicamente (Le Origini e il Trecento; Il Quattrocento; Il Cinquecento), curate da un'equipe di studiosi, per uno sviluppo complessivo di otto tomi. I tomi sono costituiti da una serie di schede monografiche, redatte da specialisti. Ogni scheda si apre con una ricostruzione della storia dei manoscritti dell'autore (con indicazione delle linee di indagine per eventuali ampliamenti), seguita da un elenco di tutti gli autografi noti, con sezione autonoma riservata ai postillati, elenco redatto nella forma agile di uno short-title e corredato da riferimenti bibliografici essenziali. La scheda è completata da un dossier di immagini, commentato in una Nota sulla scrittura: illustrate e ragionate, le riproduzioni intendono mettere in luce i tratti distintivi della grafìa dell'autore e tracciarne, laddove possibile, le linee di evoluzione, offrendo uno strumento primario, e dalla funzionalità immediata, per il riconoscimento dell'autografia. Ogni volume, infine, è corredato di ampi indici: dei nomi, dei manoscritti, dei postillati. Così impostata, l'opera è frutto del contributo di storici della letteratura, filologi italiani e romanzi, paleografi, storici della lingua e dell'arte... Consulenza paleografica di Teresa De Robertis.

EAN: 9788884028891
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Roma, Editrice Il Calamo 1995, cm.16x24, pp.378, brossura. Biblioteca di Ricerche Linguistiche e Filologiche,37.
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Presentazione di Ettore Orsomando. Centro di Ricerche Federico Frezzi 2020, cm.17x24, pp.144, ill.a colori. brossura copertina figurata a colori. La Frottola de' cento Romiti, scritta da Marco Rasilius (Foligno, metà sec. XV - t 1508), è una narrazione in versi di un'esperienza soprannaturale, ambientata in un virtuale mondo-altro, cristiano e pagano insieme: un affastellamento di parole italiane, latine, dialettali, di neologismi, accozzaglia di suoni in forma di parole mai udite, elencazioni di nomi di pietre magiche, nomi di piante taumaturgiche, unite dai ritmi dei versi dissimili nel numero delle sillabe: un genere burlesco che si inserisce a pieno nel clima culturale del Rinascimento italiano. L'Autore, che si dichiara poeta, medico, filosofo, compone, oltre a La Frottola de' cento Romiti, sonetti, egloghe, strambotti, rispetti d'amore, capitoli d'amore, pastorali, epistole.

EAN: 9788894585704
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Roma, Salerno Ed. 2000, cm.15x21, pp.289, brossura copertina figurata a colori. Coll.Sestante,3.

EAN: 9788884022912
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A cura di Francesco G.b. Trolese, Chiara Ponchia, Daniela Goldin Folena, Sandro Bertelli. Roma, Salerno 2016, cm.21x27,5, pp. 172, con 56 pp. di tavole f.t. a colori. brossura sopraccoperta figurata a colori. Collana: Opere fuori collana, 5. Il manoscritto noto come l’Officiolo di Francesco da Barberino, di cui a lungo è stata rimpianta la temuta perdita, fino al fortunoso ritrovamento nella primavera-estate del 2003, non solo ha riportato di attualità un tema di eccezionale interesse – la figura e l’opera di uno straordinario intellettuale toscano vissuto tra il secondo Duecento e il primo Trecento, Francesco da Barberino, recuperate in collegamento con il suo lavoro piú celebrato e piú suggestivo –, ma ha schiuso orizzonti nuovi nel campo dell’alta cultura dell’Italia mediana, tosco-emiliano-veneta, tra la fine del XIII e gli albori del XIV secolo, focalizzata sui nomi illustri di Giotto per l’arte figurativa, di Dante sul piano linguistico e letterario (con tutto ciò che si muove intorno a loro). L’Officiolo di Francesco si distingue come il piú antico “libro d’ore” italiano conosciuto a quella altezza cronologica (1304-1309): il primo libro di preghiere, costruito « nell’uso di Roma », cui viene aggiunto in fine un originale (e finora inedito) trattato allegorico sulla Speranza (ai ff. 165r-172v), che dà una connotazione del tutto inusuale a tale tipo di compilazioni. Si aggiunga che, nella prospettiva dell’alta cultura linguistica e letteraria italiana in formazione, mentre si va plasmando la nuova lingua volgare e Dante, operando la sua ardita, geniale opzione per il toscano contro il latino, fonda la letteratura italiana con quella che resterà la piú complessa e fascinosa opera letteraria di tutti i tempi, la Commedia (poi La Divina Commedia); Francesco – già noto come il primo che ne abbia lasciato menzione (ante 1314), forse il primo che ne abbia avuto conoscenza diretta, almeno dell’Inferno, quando ancora il poema era in corso di scrittura – si scopre ora autore di quell’Officiolo che si segnala come il probabile primo documento della suggestione esercitata dagli scenari infernali di Dante sull’immaginario dei suoi lettori contemporanei e postumi. Al tempo stesso, mentre nelle aree piú avanzate dell’Italia mediana e settentrionale (ma non solo di queste) si sviluppa una vivace dialettica tra l’arte figurativa e la scrittura, mentre Giotto va elaborando nuove forme espressive che porteranno a un rivoluzionario rinnovamento della pittura italiana sullo scorcio del Medioevo, l’Officiolo di Francesco da Barberino offre la prima attestazione del fascino esercitato da Giotto, soprattutto l’affrescatore della Cappella degli Scrovegni, sull’arte pittorica contemporanea impiegata a illustrazione del discorso verbale. La riproduzione in facsimile dell’Officiolo, fedelissima all’originale, offre una preziosa documentazione, aperta alla fruizione del grande pubblico, della piú spettacolare invenzione iconografica nell’arte della miniatura italiana fra Due e Trecento: il capolavoro, imprevedibile nella sua magnificenza, di uno straordinario intellettuale dell’autunno del Medioevo. Questo Commentario, affidato alle cure di studiosi tra i piú esperti nei diversi settori di indagine, tenta di operare una prima focalizzazione storica del manoscritto, ormai definito come l’Officiolo di Francesco da Barberino, e dei suoi possibili o probabili rapporti con la piú alta cultura letteraria e figurativa contemporanea.

EAN: 9788869732195
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A cura di Benedetta Aldinucci. Roma, Salerno Editrice 2019, cm.14,5x22, pp.XLIII,160, brossura con bandelle. Coll.Testi e Documenti di Letteratura e di Lingua,XLIII. Edizione numerata in 999 esemplari. L'identità e la produzione del notaio e rimatore fiorentino ser Jacopo Cecchi sono state per oltre quattro secoli indissolubilmente legate al nome di Dante Alighieri: consacrata sotto la paternità dantesca dalla stampa della 'Giuntina di rime antiche' del 1527, la fortunatissima canzone Morte, perch'io non trovo a cui mi doglia è rimasta legata al nome dell'Alighieri fino alla fine dell'Ottocento, in virtù di una lettura da parte della critica che la voleva tessera estravagante della Vita nuova, necessaria a "completare" un capitolo del libello - quello sulla infermità, morte e assunzione in cielo di Beatrice - avvertito come carente. Copisti ed editori di Dante hanno dunque inteso la canzone quale accorato planctus del sommo poeta cagionato dalla mortale malattia di Beatrice, al punto di oscurare l'identità del meno celebre rimatore fiorentino, riportato all'attenzione degli studi solo sul finire dell'Ottocento, allorché ha cominciato a delinearsi la fisionomia di un poeta minore, mediocre autore di rime amorose, ma abile imitatore di Dante e del Petrarca. Attivo nelle istituzioni fiorentine dal 1315-'26 al 1369, Jacopo Cecchi svolse l'incarico di ambasciatore per il Comune di Firenze e ricoprì l'ufficio di notaio della Signoria per il quartiere San Giovanni. Nel volume viene puntualmente ricostruita, grazie a nuove ricerche d'archivio, la sua identità storica, introduttiva all'edizione critica commentata del piccolo corpus rimico, che annovera, oltre alla canzone alla Morte, la canzone Lasso, ch'i' sono al mezzo della valle e il capitolo ternario O sconsolate a pianger l'aspra vita, ora per la prima volta proposto a stampa. Seguono in Appendice la canzone O Morte, che la vita schianti e snerbi (forse del Cecchi, se lo Jacobus de Florentia cui la assegna il ms. Paris, Bibliothèque nationale de France, n.a. 1745, coincide con il rimatore fiorentino) e l'anonimo rifacimento tardo quattrocentesco o cinquecentesco, Morte, da che convien pur ch'io mi doglia, testimone dell'ampia fortuna arrisa alla canzone Morte, perch'io non trovo. Ogni componimento, opportunamente inquadrato all'interno del panorama poetico coevo, è corredato di apparato giustificativo che consente di verificare le scelte testuali diffusamente discusse anche nella Nota ai testi; mentre il commento è a servizio della comprensione del testo e indica i riferimenti letterari che si sono reputati più probabili e certi.

EAN: 9788869734496
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Seconda ediz.riveduta e ampliata. Padova, Editrice Antenore 2000, cm.17,5x25, pp.VIII,290, brossura Intonso. Coll.Medioevo e Umanesimo,22.

EAN: 9788884550187
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A cura di Emiliano Picchiorri. Roma, Salerno 2013, cm.14,5x22, pp.XLIII,256, brossura con bandelle. Coll.Testi e Documenti di Letteratura e di Lingua,XXXIV. Edizione numerata in 999 esemplari. Nel variegato panorama della lirica aragonese del secondo Quattrocento, l'opera di Giovanni Antonio Petrucci (1455 ca.-1486) si caratterizza per una fisionomia del tutto particolare, che appare strettamente legata alla vicenda biografica dell'autore: figlio del segretario personale del re di Napoli Ferdinando I d'Aragona, fu condannato a morte per il coinvolgimento nella cosiddetta "congiura dei baroni" e compose tutto il canzoniere durante i quattro mesi di prigionia nella Torre di San Vincenzo, nei pressi di Castel Nuovo, dedicando l'opera al proprio carceriere. L'eccezionalità della sua condizione di prigioniero ha influito in modo determinante sulle tematiche dei "Sonetti": sebbene non manchi l'argomento amoroso, il canzoniere è dominato dalle riflessioni sul fato e sulla morale, dalle considerazioni sulla storia e dai ricordi della vita da uomo libero. Ne emerge la figura di un giovane di raffinata cultura, cresciuto tra gli agi della corte e gli studi filosofici, che si interroga sui rivolgimenti della sorte e sulla natura dei comportamenti umani. Quella che si presenta qui è l'edizione dell'unico manoscritto relatore dei "Sonetti", conservato alla Biblioteca Nazionale di Napoli (segnatura XIII D 70) e precedentemente pubblicato, nel secondo Ottocento e poi nel primo Novecento, in una veste linguistica non fedele all'originale.

EAN: 9788884028174
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Commentario all'edizione in fac-simile. A cura di Ennio Sandal, Giordana Mariani Canova, Giuseppe Frasso. Roma, Salerno 2016, cm.21x28, pp. 240, con 44 tavole f.t. brossura, sopraccoperta figurata a colori. Il volume di Commentario è un indispensabile completamento della riproduzione in facsimile dell’incunabolo G V 15 della Bibl. Queriniana di Brescia: Francesco Petrarca, Canzoniere, Trionfi, stampato a Venezia, da Vindelino da Spira, nel 1470 e splendidamente illustrato da Antonio Grifo, poeta e miniatore veneziano. Il Commentario è formato da tre ampi saggi, i cui autori sono tra i massimi studiosi di Petrarca e di storia del libro e della miniatura: ENNIO SANDAL si è occupato della Prima edizione delle opere volgari di Petrarca; GIUSEPPE FRASSO di Antonio Grifo postillatore dell’incunabolo queriniano G V 15; GIORDANA MARIANI CANOVA di Antonio Grifo illustratore dell’incunabolo queriniano G V 15. Chiudono il volume una Postfazione di Giuseppe Frasso, che dà conto dei più recenti studi sul Queriniano e su Antonio Grifo, e gli indispensabili indici finali.

EAN: 9788869732218
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EUR 98.00
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EUR 76.00
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Roma, Editrice Antenore 2004, cm.17x25, pp.CCXVI,104, brossura a fogli chiusi. Coll.Studi sul Petrarca,30. il volume conduce un'indagine a tutto tondo sul piu' rilevante fra i corrispondenti in volgare del Petrarca: sennuccio del bene. sul piano biografico, il ritrovamento di alcune tracce documentarie inedite permette di collocare il rimatore nella vita fiorentina di fine duecento e primo trecento. la presente edizione critica delle rime si basa su una recensio dei testimoni molto arricchita e offre un testo finalmente sicuro e affidabile. il commento, organizzato su materiale di prima mano, esamina la cultura poetica di Sennuccio, allontanandolo dalla parziale immagine di epigono dello stilnovo e illuminandone i tratti esemplari di eclettico trecentista. anche i contatti e le convergenze con petrarca e boccaccio vengono sottolineati, in rapporto all'indirizzo ancora prevalentemente dantesco che polarizza la formazione linguistica e stilistica sennucciana.

EAN: 9788884555762
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EUR 32.00
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EUR 24.00
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A cura di Gianni Villani. Roma, Salerno Ed. 2005, cm.12x19,5, pp.212, brossura copertina figurata a colori. Coll.Faville,25. Il presente volume offre tre importanti scritti che ci consentono di conoscere alcuni particolari biografici sul Petrarca. Il testo principale è la prima biografia del poeta di Arezzo, elaborata nel 1342 da Giovanni Boccaccio, con il testo originale De vita et moribus Francisci Petracchi poetae (in latino) e la traduzione a fronte. Il Boccaccio incontrò piú volte e conobbe personalmente Petrarca, del quale accettò il suggerimento di non distruggere il suo capolavoro, il Decameron. Importante testimonianza per la storia della letteratura, il De vita boccacciano concentra la sua attenzione sull’erudizione di Petrarca latinista, tramandandone quest’immagine che dominò per oltre un secolo. L’edizione è completata in Appendice da due lettere “senili” dello stesso Petrarca (anch’esse in latino, con traduzione a fronte) in cui egli racconta la propria vita: la famosa Posteritati .

EAN: 9788884024367
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Roma, Antenore 2016, cm.14x22, pp.64, brossura copertina figurata. Collana Arezzo e Certaldo. Boccaccio fu traduttore di classici e lettore curioso e attento di alcune fra le più brillanti traduzioni di testi antichi o tardo-antichi. La vivace presenza dei volgarizzamenti nella testura delle sue opere induce a rivedere la valutazione della loro ricezione. I lettori erano affascinati dall'emulazione del mondo antico e dalle ambientazioni anticheggianti del racconto ma non padroneggiavano gli strumenti linguistici per attingere direttamente ai classici. Ed è per soddisfare le esigenze di questo pubblico semicolto che lo scrittore ricorre alla mediazione dei volgarizzatori. Il fatto che tenesse aperti sullo stesso tavolo - come parrebbe - testo latino e versione volgare ce lo fa intravedere dunque in cerca di uno stile "latineggiante". Le “Heroides” ovidiane di Filippo Ceffi e la “Consolatio” boeziana di Alberto della Piagentina furono determinanti per la sua ispirazione, sul piano inventivo e della ricerca di una forma moderna per testi che miravano ad ammantarsi di antico, specie per la “Comedia delle ninfe fiorentine” e l'”Elegia di madonna Fiammetta”.

EAN: 9788884557018
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EUR 8.00
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Roma, Editrice Antenore 2010, cm.17x25, pp.XIX,184, brossura. Coll.Studi sul Petrarca,39. Intonso. Íñigo Ruiz Arzálluz ricostruisce in questo volume la storia della trasmissione manoscritta della Vita Terrentii di Petrarca, breve saggio scritto, probabilmente intorno al 1340, in occasione di una edizione delle commedie di Terenzio. Il testo, frutto di un'operazione filologica tipicamente petrarchesca, non è una semplice introduzione alla vita e all'opera del commediografo, ma un'interpretazione originale e diversa dagli altri scritti coevi dedicati all'autore latino. Si tratta di un documento molto importante anche perché non abbiamo notizia di scritti simili del poeta aretino su nessun altro autore antico. Un caso editoriale del tutto eccezionale: nessuno degli oltre ottanta manoscritti della Vita Terrentii che sono stati tramandati contiene altri scritti di Petrarca. Ricostruendo la storia della trasmissione manoscritta del testo, l'autore offre, per la prima volta, l'edizione critica.

EAN: 9788884556479
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EUR 16.00
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A cura di Francesca Sanguineti. Roma, Salerno 2020, cm.14,5x22, pp.LII,116, brossura con bandelle. Coll.Testi e Documenti di Letteratura e di Lingua,XXXV.. Edizione numerata in 999 esemplari. Tra i rimatori italiani delle Origini, Ruggeri Apugliese (nativo di Siena e attivo nel XIII secolo) è uno dei più importanti rappresentanti della produzione detta "giullaresca". Ancora oggi questa risente di un'etichetta romantica ormai scaduta, che ne predica la sostanziale "perifericità" in quanto prodotto vicino alla poesia "popolare". Il fenomeno giullaresco merita invece di essere riconsiderato nel suo complesso, prendendo spunto dall'analisi dei suoi connotati essenziali: ed è quanto si propone in queste pagine Francesca Sanguineti, attraverso l'esame delle rime di Ruggeri. Il nome dell'autore compare per esteso solo in due componimenti: la canzone "Umile sono ed orgoglioso", contenuta nel famoso codice della tradizione lirica predantesca, il Vaticano Latino 3793, e il sermone "L'amore di questo mondo è da fuggire", una sorta di macabro testamento. Al medesimo rimatore è, tuttavia, possibile ricondurre altri tre pezzi: il vanto "Tant'aggio ardire e conoscienza", che ci è pervenuto in due redazioni, l'una fiorentina, l'altra caratterizzata da una patina linguistica lucana; una tenzone di argomento politico, lacunosa nella sezione iniziale e scambiata probabilmente con il capo ghibellino Provenzano Salvani (ricordato da Dante nell'XI canto del Purgatorio); infine una parodia della passione, "Gienti, intendete questo sermone."

EAN: 9788884028273
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EUR 9.90
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A cura di Gino Belloni, Furio Brugnolo, H.Wayne Storey e Stefano Zamponi. Padova, Edit.Antenore 2005, cm.21x31, pp.404, 18 figg.bn.in tavv.ft. legatura editoriale in tutta tela, titoli in oro al piatto ant.e dorso. Coll.Itinera Erudita,5.

EAN: 9788884555847
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Edizioni e glossario a cura di Arrigo Castellani. Introduzione e commenti, indici a cura di Ignazio Del Punta. Roma, Salerno Ed. 2005, cm.15x22, pp.XXIX,290, brossura intonso. Coll.Testi e Documenti di Letteratura e di Lingua,XXV. Ediz.numerata in 999 esemplari. Intonso.

EAN: 9788884025135
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EUR 25.00
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A cura di Roberto Fedi, Tatiana Crivelli. Roma, Antenore 2015, cm.21x30, pp.XXXII,277, brossura. Coll.Studi sul Petrarca. "Svanire dalla memoria storica senza lasciare traccia di sé è stato destino comune a molte delle poetesse arcadiche del XVIII secolo: sebbene ritenute degne, in vita, di essere annoverate tra le fila della più prestigiosa accademia letteraria italiana, la maggior parte di loro non trovò poi spazio nei repertori che, a Ottocento inoltrato, codificarono il canone letterario nazionale; e questa prima esclusione sancì tacitamente il loro secolare oblio. Pellegra Bongiovanni non costituisce, in tal senso, un'eccezione: mentre la sua fama poteva renderla ancora, a due secoli di distanza, plausibile personaggio di 'quella sorta di Gattopardo del romanzo popolare' ambientato nella Palermo dei primi del Settecento che, secondo Umberto Eco, sono I Beati Paoli di Luigi Natoli, la cultura ufficiale l'andava invece cancellando dal proprio archivio. Cosi, le scarse notizie biografiche che la riguardano si attingono da repertori che cronologicamente non si collocano oltre il primo trentennio del XIX secolo; quasi all'unanimità, poi, le storie letterarie posteriori ne ignorano il nome o si limitano a riproporre minimi cenni, spesso dai toni scettici, sulla sua opera maggiore, creando in tal modo un disinteresse critico che, col passare del tempo, non poteva che rendere estremamente ardua ogni ulteriore ricerca documentaria." (dall'Introduzione)

EAN: 9788884556882
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Note: Intonso
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A cura di Amelia Juri. Roma, Salerno 2020, cm.14,5x22, pp.LX,77, brossura con bandelle. Coll.Testi e Documenti di Letteratura e di Lingua,XLIV. Edizione numerata in 999 esemplari. «Pietro Bembo (1470-1547), cardinale e uomo di lettere di assoluta preminenza nel Rinascimento europeo, è presente nella memoria collettiva soprattutto per la sua opera di grammatico ? basti pensare alla funzione fondamentale svolta dalle Prose (1525) ? e per il suo ruolo di fondatore del classicismo lirico, anche se non disdegnò di esercitarsi in molti generi, non solo di registro alto. Tra i suoi scritti "minori", particolare rilievo assumono le Stanze: composte nel 1507, in occasione del Carnevale urbinate, sono un poemetto in 50 ottave incentrato sull'invito primaverile all'amore, rivolto alla duchessa Elisabetta Gonzaga e alla nobildonna Emilia Pio. Questo testo, oggi quasi dimenticato, godette ai suoi tempi di una straordinaria fortuna e rappresentò un punto nodale nella storia della letteratura rinascimentale e dell'ottava rima: insieme alla canzone Alma cortese e dopo gli Asolani (1505), le Stanze indicarono infatti la via per la nascita del petrarchismo cinquecentesco. Al poemetto Bembo dedicò assidue cure e continuò a ritoccarlo attraverso un paziente lavoro di lima che durò almeno fino al 1545: segno dell'importanza, al di là dell'occasione che lo generò, ad esso riconosciuta dal suo illustre autore. Trasferendo la lezione linguistica e formale di Petrarca in un altro genere, di livello umile, e appoggiandosi alla propria vasta cultura umanistica, Bembo diede l'esempio di una poesia moderna profondamente classica e insieme adatta ai gusti di un pubblico largo. Il volume offre un nuovo commento e un'ampia introduzione al testo che permettono al lettore di apprezzare il senso dell'operazione di Bembo sia sul versante serio dell'innovazione letteraria sia sul fronte giocoso dell'occasione carnevalesca da cui esso nacque, due aspetti fondamentali della cultura rinascimentale non sempre adeguatamente valutati. Il commento, oltre a chiarire puntualmente il significato del testo, si concentra sugli aspetti linguistici, variantistici e intertestuali al fine di restituire un'immagine completa del progetto letterario sotteso alle Stanze, illustrandone il rapporto non solo con Petrarca ma anche con i classici latini e con la tradizione in ottave e quattrocentesca (Boccaccio, Boiardo, Lorenzo e Poliziano).» (Amelia Juri)

EAN: 9788869734441
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Ediz.critica del Corpus Occitanico. A cura di Francesca Gambino. Introduz.e nota ai testi di Speranza Cerullo. Roma, Salerno Ed. 2009, cm.14,5x22, pp.834, brossura .con sopracop. intonso. Coll.Testi e Documenti di Letteratura e di Lingua,XXIX. Gli inediti della lirica provenzale: le lettere d'amore dei poeti. L'intero corpus dei salutz occitani commentati e tradotti. I versi dei poeti nelle lettere dedicate all'amata lontana, spesso bellissimi, brillanti e originali, ma confinati a margine della produzione lirica provenzale, ricevono qui la loro edizione scientifica corredata di un ampio commento dei testi originali (con traduzione a fronte) e una importante introduzione di Speranza Cerullo con un'indagine sulle possibili fonti. Francesca Gambino è docente di lingua e letteratura provenzale presso l'Università di Padova. Hanno collaborato a questo studio Paolo Squillacioti, Fabio Zinelli, Anna Radaelli, Ute Limacher-Riebold, Luca Barbieri, Sabina Marinetti, Giovanni Borriero, Ilaria Zamuner, Luca Morlino, Zeno Lorenzo Verlato, Elisa Gaudagnini, Antonella Martorano.

EAN: 9788884026545
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EUR 45.00
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Presentazione di Gianfranco Folena. Padova, Ed.Antenore 1974, cm.17,5x25, pp.C,356, 3 ill.e 6 tavv.bn.ft. brossura a fogli chiusi. Coll.Medioevo e Umanesimo,16.

EAN: 9788884550132
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EUR 38.00
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Roma, Salerno Edit. 2017, cm.15x21,5 pp.274, brossura copertina figurata a colori. Coll.Sestante,41. Membro di una famiglia di poeti, anch'essi tutt'altro che trascurabili (i fratelli Luca e Bernardo, la cognata Antonia), Luigi Pulci, l'iniziatore del poema cavalleresco d'autore, è uno dei più straordinari poeti del Rinascimento volgare. Una biografia, la sua, travagliata, segnata da sintonie culturali con Lucrezia Tornabuoni e soprattutto dal legame quasi morboso per Lorenzo de' Medici, alternato di connivenze e tradimenti, e costellato da virulente polemiche. Il saggio prende in esame tutte le singole opere di Pulci: le Frottole (spassosa la parodia muliebre di Le galee per Quaracchi, lungo elenco di impiastri per la cosmesi femminile), gli strambotti, la Beai da Dicomano, che va a formare un dittico, forse eccessivamente sensuale, con la piti celebre Nencia da Barberino; la novella la Giostra, sintomo di ancestrali antipatie tra Fiorentini e Senesi, attenta descrizione di sopravvivenze cavalleresche in pieno Rinascimento; oppure celebrazione della supremazia del suo Lorenzo sulle altre famiglie oligarchiche fiorentine, l'altro poema Griffo Calvaneo, che, riletto attentamente, ha squarci di straordinario funambolismo linguistico e comico, i sonetti contro disparati avversari e quelli di parodia religiosa. E infine una dettagliata analisi del suo capolavoro, il Morgante, con l'individuazione della rete sotterranea di interferenze tra vita e arte (il re Marsilio è Marsilio Ficino, Margutte Antonio di Guido, Astarotte Luigi Pulci, Pallante Piero de' Medici, ecc.), del quale si analizzano singoli cantari e si segnalano le molte, se non tutte, possibili fonti, e al quale alla fine viene resa giustizia: non è, come ipotizzava Rajna, un pedissequo plagio dell' Orlando laurenziano che è, invece, orrenda trascrizione canterina del Morgante.

EAN: 9788869732171
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A cura di Michele Rinaldi. Roma, Salerno 2021, cm.14,5x22, pp.XL,164, brossura con bandelle. Coll.Testi e Documenti di Letteratura e di Lingua,XLV. Edizione numerata in 999 esemplari. Intonso. "La Caccia di Diana" è con ogni probabilità la prima opera in versi di Giovanni Boccaccio. Se il titolo ne denuncia l'ambientazione mitologica e la materia venatoria, questo poemetto in terzine, composto in lode delle dame appartenenti alle maggiori famiglie della corte di Roberto d'Angiò, è attraversato anche da una forte componente amorosa: tra le nobildonne napoletane invitate da Diana in persona a prendere parte a una battuta di caccia c'è anche una fanciulla senza nome, la «bella donna il cui nome si tace», amata dal poeta e a lui destinata; sarà lei a guidare la ribellione quando, conclusa la caccia, le dame insorgeranno contro la fredda Diana decise a diventare fedeli di Venere. Una metamorfosi prodigiosa sancirà il trionfo della dea dell'amore: le prede catturate diventano prima uomini e poi amanti. Anche il poeta partecipa al miracolo, trasformandosi da bestia ad amante cortese. Le diverse tradizioni che Boccaccio fonde nella Caccia sono illustrate nell'introduzione del volume, nella quale si affrontano le principali questioni poste dal poemetto: oltre a ripercorrerne la storia dell'attribuzione e il problema relativo alla sua cronologia, se ne indaga la struttura metrica (l' opera ha un posto di qualche rilievo nella fortuna della terza rima) e la ricchezza del lessico. Il volume pubblica il testo critico della Caccia, fondato sul riesame dell'intera tradizione manoscritta, accompagnato da un commento che mira a valorizzare i rapporti con la tradizione precedente, a partire dal modello narrativo di Dante, puntando anche a far emergere la componente popolare e giullaresca rimasta finora più in ombra rispetto alla dimensione galante. La nuova edizione offre un testo rinnovato ed è corredata di una nota al testo che dà conto delle scelte editoriali legate alla sostanza e alla lingua del poernetto. Destinata a svolgere un ruolo importante nel Quattrocento, la Caccia è di fatto un prodotto letterario nuovo, che ai lettori moderni consente anche di osservare in nuce molti dei temi che saranno poi centrali delle opere più mature di Boccaccio.

EAN: 9788869736018
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Roma, Antenore 2012, cm.17x24, pp.XXXIV,178, brossura. Coll.Studi Petrarcheschi,40. Uno studio per comprendere meglio il "Canzoniere" e l'immaginario poetico del Petrarca. Il lavoro di Maurizio Fiorilla indaga il Petrarca filologo e lettore di testi classici e il Petrarca autore di rime in volgare: mettere in relazione questi due momenti consente di ricostruire più concretamente l'immaginario letterario di un'opera complessa come il "Canzoniere", sapientemente elaborata attraverso l'intreccio di fonti diverse. Vengono presi in considerazione i manoscritti contenenti sia testi poetici sia opere in prosa (storiche, geografiche, enciclopediche, retoriche, filosofiche e narrative). Per ogni autore vengono per prima cosa presentati i testimoni appartenuti a Petrarca con notizie sul periodo in cui entrarono a far parte del suo scrittoio e furono da lui annotati, con particolare attenzione ai casi problematici in cui la datazione o la stessa autografia delle glosse è ancora sub iudice. Vengono quindi registrate e discusse le annotazioni collegabili al Canzoniere ancora inedite o già pubblicate in studi precedenti ma riesaminate alla luce di nuovi elementi e di più esatte letture paleografiche. L'indagine, oltre all'acquisizione di nuove schede esegetiche a commento di singoli luoghi del "Canzoniere", permette di analizzare quindi il complesso e sottile rapporto che lega le varie tipologie di note vergate da Petrarca in margine ai suoi libri alla sua memoria e scrittura poetica. Il volume è corredato da 16 tavole con immagini in bianco e nero dei manoscritti.

EAN: 9788884556745
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Padova, Ed.Antenore 1963, cm.14x21,5, pp.192, brossura a fogli chiusi. Coll.Proagones. Studi,6.

EAN: 9788884551764
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