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#110095 Arte Pittura

Renato Natali. Un prestigiatore del colore verso le avanguardie. Diviso tra il realismo toscano del secondo Ottocento e l'ambizione di procedere oltre la tradizione macchiaiola, Renato Natali (1883-1979) interpreta quel vento di avanguardia che, dalla Spagna e dalla Francia, arriva fino alla Toscana. La sua produzione, assai prolifica, attraversa quasi l'intero Novecento. Inizia all'insegna di una pittura visionaria che fa della sua Livorno una città di stridenti contrasti di luce, percorsa e animata da una folla oscura e indistinta. Le tele fissano in immagini scene raccolte in vicoli e angiporti, l'esigenza di modernità lo spinge in luoghi imprevedibili, verso l'ibrida vitalità di una città misteriosa e malfamata, nei cui meandri si aggira come un flâneur. Con gli anni la sua opera scivola verso una lingua più domestica, un dosaggio di luci e ombre che dal dramma pittorico approda a una dimensione più consolatoria, verso una sorta di narrazione pittoresca. Il volume raccoglie circa un centinaio delle sue maggiori opere, pubblicate tutte a colori e a piena pagina. In apertura il saggio di Dario Matteoni Un prestigiatore del colore verso le avanguardie . Concludono l'opera un testo biografico e una bibliografia aggiornata. Prefazione di Sira Borgiotti.

Author:
Publisher: Mauro Pagliai Editore.
Date of publ.:
Series: Coll.I maestri della luce in Toscana,1.
Details: cm.17x24, pp.128, num.figg.a col.nt. brossura copertina figurata a colori. Coll.I maestri della luce in Toscana,1.

EAN: 9788856400045
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#307506 Arte Saggi
Numero monografico della rivista: Livorno cruciale. Quadrimestrale di Arte e Cultura, Numero 9. Pisa, ETS 2012, cm.17x24, pp.96 ill.a colori. brossura copertina figurata a colori.

EAN: 9788846733207
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#307509 Arte Saggi
Numero monografico della rivista: Livorno cruciale. Quadrimestrale di Arte e Cultura, Numero 4. Pisa, ETS 2010, cm.17x24, pp.96 ill.a colori. brossura copertina figurata a colori. Livorno Cruciale dedica questo numero al tema dell'architettura degli interni: nella sezione intitolata al XX secolo abbiamo voluto presentare i casi emblematici, peraltro assai poco noti se non inediti, di due importanti allestimenti di spazi privati realizzati nella Livorno degli anni '30. Si tratta di opere di micro-architettura dovute al disegno di Roberto Uccelli e Piero Bottoni, il primo, ingegnere che ha svolto la sua attività a Livorno con interventi di pregevole qualità, il secondo, personalità di spicco dell'architettura razionalista italiana. Se ne trae l'indubbia convinzione che Livorno, in quel torno di tempo, fosse ricettiva alle novità dell'architettura contemporanea; e tale attenzione si può ritrovare anche in altre architetture di questi anni, come la casa dello Strologo di Piero Bottoni, la villa Tavani di Giancarlo Palanti e ancora, il palazzo del Governo, segnato dagli interventi di Alberto Legni e Armando Sabbatini, vincitori di un concorso nazionale che aveva visto la partecipazione delle maggiori personalità del Novecento italiano. Immediato è quindi il riferimento alla situazione presente: non è certo un caso che proprio questo numero della rivista offra, nelle rubriche dedicate all'attualità, affondi, decisamente polemici, su alcune tematiche cardine per l'architettura e l'urbanistica della Livorno del nuovo millennio. Ci riferiamo al progetto del nuovo centro, ora ribattezzato Quartiere San Martino, e all'ipotesi, non ancora tradotta in termini di disegno, del nuovo ospedale. Non è nostra intenzione in questa sede entrare nel merito degli aspetti procedurali e amministrativi che hanno condotto alla previsione di diversa dislocazione dell'attuale attrezzatura sanitaria, decisione che rischia di incidere pesantemente sull'immagine architettonica della città dei prossimi decenni. Ci siamo limitati a segnalare come tale decisione avvenga all'oscuro di una strategia di più ampio respiro, lasciando troppi punti indefiniti, a partire dal destino urbanistico e architettonico dell'antico nosocomio. Si finge di ignorare che si tratta di un tema assai delicato che, ove la previsione di tale spostamento fosse assunta in maniera definitiva, coinvolge il riuso e la riconversione di un immenso patrimonio architettonico, patrimonio ormai acquisito, anche da punto di vista storiografico, alle vicende del Novecento italiano. Non pochi sono i dubbi che sorgono, se pensiamo alla manchevole sensibilità che nel recente passato si è voluto dimostrare nei confronti di analoghe testimonianze architettoniche, valga per tutte la demolizione della fabbrica della Peroni o del cinema Odeon. Non siamo necessariamente affezionati allo star system dell'architettura, anche se non possiamo non ricordare che proprio recentemente a Pisa, in un caso analogo, si è scelto di affidare, tramite un concorso internazionale, l'elaborazione del master plan delle aree dell'antico ospedale ad uno dei più noti studi europei. La nostra riflessione diventa tanto più opportuna, se ci volgiamo alle scelte progettuali adottate per il nuovo centro, disastrosamente anonime, che sembrano addirittura mutuate dalle pagine di qualche rivista patinata degli Emirati arabi e che ben poco mostrano di relazionarsi con lo spirito del luogo o con le nuove tendenze dell'architettura contemporanea. Tale giudizio non può non estendersi anche ai risultati dei recenti concorsi banditi dall'Ammnistrazione Comunale nell'ambito dei PIUSS (Piani Integrati di Sviluppo Sostenibile), risultati completamente disattesi, sembra per problemi procedurali, e sostituiti con una nuova progettazione affidata agli uffici interni all'Ente. Le immagini recentemente divulgate di queste architetture non sono con tutta sincerità convincenti: si tratta di una progettazione di routine, forse anche corretta da un punto di vista tecnico, ma certo non tale da offrire alcuno slancio all'immagine della Livorno futura. È un bilancio assai amaro quello che, a nostro giudizio, si profila: al di là delle affermazioni trionfalistiche ufficiali, la città si mostra assente sulle impegnative sfide dell'architettura contemporanea.

EAN: 9788846728463
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#307514 Arte Saggi
Numero monografico della rivista: Livorno cruciale. Quadrimestrale di Arte e Cultura, Numero 3. Pisa, ETS 2010, cm.17x24, pp.96 ill.a colori. brossura copertina figurata a colori. Antonio Antony de Witt, coltissimo portavoce del dibattito europeo relativo agli scambi tra Oriente e Occidente, in un articolo del 1936, dal titolo Italia e Cina nell’arte, si soffermava sulle note indagini berensoniane riguardo all'orientalismo di certi trecenteschi e quattrocenteschi toscani, in particolare senesi, concludendo: «Quel che conta (...) è il poter riconoscere un'affinità d'elevata natura spirituale tra certe posizioni dell'intendimento artistico senese e l'altro di alcuni popoli d'Oriente, una spiccata raffinatezza in entrambi di facoltà diciamo trascendentali e una congrua dotazione di mezzi acconci a tradurle nella rappresentazione artistica». Ed è proprio de Witt che elencava le prerogative comuni tanto ai Senesi quanto agli artisti dell'Estremo Oriente, quali «il disegno immaginativo» e «una coloritura tutt'altro che grassa e corposa, sibbene piatta», fino a citare certe dichiarazioni di Emilio Cecchi riguardo all’affinità del cromatismo di Pietro Lorenzetti con le lacche cinesi. Il tema dell'oriente, scelto come tema monografico di questo numero della rivista, trova quindi un suo fondamento in un programma di rivisitazione critica di un fenomeno figurativo nelle sue tangenze con la cultura artistica del Novecento italiano e segnatamente toscano. Un collezionista di libri aveva ingaggiato lo scrittore americano Henry Miller affinchè scrivesse in cambio di cento dollari al mese racconti erotici; l'autore del Tropico del Capricorno aveva accettato, ma poi aveva passato la commissione alla sua amica Anaïs. "Così - racconta la Nin - incominciai a scrivere ironicamente, divenendo così improbabile, bizzarra ed esagerata, che pensai che il vecchio si sarebbe accorto che stavo facendo una caricatura della sessualità. Ma non ci fu nessuna protesta". Il ricco collezionista, ricevuti i primi testi, raccomandò meno poesia e più dettagli specifici sul sesso. La Nin rispose a tale invito con una lettera che illumina ancora oggi sulle modalità con cui affrontare i temi dell'erotismo: "Il sesso - scrive Anaïs - perde ogni potere quando diventa esplicito, meccanico, ripetuto, quando diventa un'ossessione meccanicistica. Diventa una noia. Lei ci ha insegnato più di qualunque altro quanto sia sbagliato non mescolarlo all'emozione, all'appetito, al desiderio, alla lussuria, al caso, ai capricci, ai legami personali, a relazioni più profonde che ne cambiano il colore, il sapore, i ritmi, l'intensità (...). Questo è quel che conferisce al sesso la sua struttura sorprendente, le sue trasformazioni sottili, i suoi elementi afrodisiaci. Lei sta rimpicciolendo il mondo delle sue sensazioni". E ancora: "Il sesso deve essere innaffiato di lacrime, di risate, di parole, di promesse, di scenate, di gelosia, di tutte le spezie della paura, di viaggi all'estero, di facce nuove, di romanzi, di racconti, di sogni, di fantasia, di musica, di danza, di oppio, di vino. Quanto perde con questo periscopio sulla punta del pisello, quando invece potrebbe godersi un harem di meraviglie tutte diverse e mai ripetute!". E come la giovane modista di Parigi, quella Matilde descritta in un racconto della Nin, anche la modella della copertina di questo numero si guarda allo specchio in un sottile gioco erotico dove compiacimento e provocazione si mescolano indissolubilmente. Tra l'altro la nostra scrittrice affermava giustamente che scrivere di sesso era diventata una strada verso la santità invece che verso la dissolutezza e, se vogliamo, la pittura di Vittorio Corcos, mirabilmente analizzata nel saggio di Francesca Cagianelli, non indica proprio questo cammino?
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Firenze, Sansoni 1972, cm.17x24, pp.204, brossura cop.fig. Coll.I Problemi di Ulisse proposti da M.L.Astaldi.
Usato, molto buono
Note: Dedica.
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#159137 Arte Saggi
Milano, Abscondita Ed. 2009, cm.11x20, pp.141, brossura con bandelle, copertina figurata a colori. Coll.Miniature,70. 9788884168399 Enrico Baj (1924-2003), il "patapittore" - come lo definì il poeta Jean-Clarence Lambert -, uno tra i più fervidi seguaci di Alfred Jarry e della sua Patafisica, sposa i contenuti di questa "scienza delle soluzioni immaginarie" portandoli a vessillo del proprio universo culturale. Baj matura negli anni una sua visione della Patafisica che proietta nella propria opera e che utilizza come arma contro le contraddizioni e le costrizioni del mondo e della società. L'irriverenza, l'ironia e il gusto del paradosso, propri di questa scienza, costituiscono per l'artista gli "anticorpi dell'uomo contemporaneo contro l'oppressione e la massificazione della burocrazia, dei codici fiscali, postali, telefonici, bancomatici, internettici eccetera". La Patafisica, che Baj riassume col motto "Imago ergo sum", in opposizione alla razionalità matematica cartesiana, è nello stesso tempo musa e linfa vitale che rinnova e rinvigorisce la forza dell'immaginazione. Per Baj, infatti, il pittore, come il Patafisico, rifiuta le spiegazioni scientifiche definitive non riconoscendo al valore nessuna valenza morale né estetica. Allo stesso modo egli azzera con la fantasia, facoltà "che può valicare le più alte vette e superare ogni difficoltà", la comune tensione a trovare una soluzione logica a ogni problema.

EAN: 9788884162144
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EUR 8.00
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#205463 Letteratura
«Racconto ai miei amici di Caltanissetta della Jugoslavia e di voi: con entusiasmo, con affetto» A cura di Ricciarda Ricorda. Firenze, Olschki Ed. 2015, cm 17 x 24, xii-232 pp. con 6 figg. n.t. e 16 tavv. f.t. a col. Sciascia scrittore europeo - Associazione «Amici di Leonardo Sciascia», 2. Il volume esplora l’area, poco conosciuta, dei rapporti di Sciascia con il mondo jugoslavo, avviati alla fine degli anni Cinquanta e destinati a trovare nell’amicizia e nella relazione intellettuale con il poeta sloveno Ciril Zlobec il riferimento più duraturo. Il libro procede lungo le tappe dei viaggi reali e mentali dello scrittore siciliano, ricostruisce i motivi del suo interesse per quel mondo mentre, sull’altro versante, indaga sulla sua fortuna critica. / This volume sheds light on the little known question of Sciascia's relationship with the Yugoslav world, started at the end of the Fifties and destined to find a long lasting connection in the personal and intellectual friendship with the Slovenian poet Ciril Zlobec. Retracing the stages of Sciascia's real or intellectual travels, the book reconstructs the reasons of his interest for that world, and, on the other side, studies his critical reception. 

EAN: 9788822263476
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#338871 Agricoltura
Segrate, Arnoldo Mondadori Editore 2009, cm.15x21, pp.208, brossura con sopraccoperta figurata a colori. Collana Strade Blu. Non Fiction, 271. "Abbracciare gli alberi" significa, in senso letterale ma anche metaforico, ritrovare il giusto equilibrio con il nostro ambiente, significa piantarli, coltivarli, difenderli per tutto quello che rappresentano e quello che danno alla nostra civiltà e al nostro benessere individuale. Significa imparare, in modo molto concreto, a farli crescere nel proprio giardino o sul proprio balcone, accompagnati dalle storie e dai segreti sulla loro vita che un grande agronomo siciliano ha raccolto in una vita di studio e di lavoro. Significa anche impossessarsi di nuovo di quell'arte di cui i nostri nonni erano maestri e che noi abbiamo dimenticato: la capacità di riconoscerli, di distinguerli, di raccoglierne i frutti e di farne una fonte di ricchezza concreta. In un momento storico di forte allarme ambientale e di grande preoccupazione economica, Giuseppe Barbera ci insegna cosa dobbiamo fare per appropriarci di tutta la forza e le virtù di una grande risorsa della natura, di un amico profondo dell'uomo, di un fattore di energia, sicurezza e tranquillità: gli alberi. Un grande libro fatto di piccole storie, di racconti che appartengono all'origine della civiltà ma anche di consigli e segreti per coltivare piante meravigliose e circondare la propria vita di salute, forza e bellezza.

EAN: 9788804587439
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