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Tre furori. Tre testi esemplari della follia nella letteratura, nell'arte, nella religione.

Author:
Curator: Traduzione di Silvia Giacomoni.
Publisher: Garzanti Editore.
Date of publ.:
Details: cm.12,5x19, pp.130, brossura. Collana Gli Elefanti. Saggi.

EAN: 9788811675358
ConditionsUsato, molto buono
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Seguito da: Nadia Boccara, Il giuoco del rovesciamento: Starobinski tra Montaigne e Rousseau. Presentaz.di Gaetano Platania. Roma, Archivio Guido Izzi 2002, cm.14,5x21, pp.115, brossura, cop.fig. Stato di nuovo. Pubblicaz. dell'Università degli Studi della Tuscia, Facoltà di Lingue e Letterature Straniere..

EAN: 9788885760950
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Prefaz.di Yves Bonnefoy. A cura di Daniela De Agostini. Milano, SE Ediz. 2006, cm.10,5x19,5, pp.96,num.tavv.bn.ft. brossura con bandelle,copertina figurata a colori. Coll.Piccola Enciclopedia,197.

EAN: 9788877106551
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Traduz.di Silvia Giacomoni. Milano, SE Ediz. 2017, cm.13x22, pp.129, brossura con bandelle, cop.fig.a col. Coll.Testi e Documenti,158. «Tre furori. Tre notturni. Tre possessioni. Gli studi qui riuniti riguardano tutti situazioni estreme in cui, nella violenza o nell'inerzia, l'individuo subisce la legge di un potere superiore: Aiace massacra gli armenti; l'indemoniato di Gerasa urla tra le rocce e i sepolcri; la dormente si abbandona allo spavento. Tre poteri oppressivi: Atena, il demone Legione, l'incubo. Figure nelle quali è designato, delineato con chiaro tratto, su sfondo di tenebra, il nemico che toglie all'uomo la padronanza del proprio agire. Figure ostili, nate forse dall'interpretazione che diamo dei nostri stati di impotenza. Figure concepite anche dal desiderio perverso di abbandonarci a chi è più forte di noi, di affidarci a una forza sconosciuta, foss'anche malefica, e di precipitare, nera liberazione, la perdita, lasciando che si verifichi il peggio. Tre accecamenti: la nube fallace oscura la vista di Aiace; il demone rifiuta di sottomettersi al Salvatore; gli occhi della dormente sono chiusi. Gli ossessi sono individui separati: non hanno accesso alla luce. La sciagura, l'errore sta nell'aver cessato di disporre di sé nel momento in cui hanno cessato di dispone della luce. Ma le tre opere mostrano anche il ritorno doloroso e trionfante della coscienza potenziata, il rinascere del soggetto a se stesso, lo spossessamento superato. Dopo l'eclissi demenziale, Aiace ritrova se stesso alla luce di un sapere affilato che esige la morte. Reso libero, l'indemoniato riceve la missione di raccontare la propria liberazione e di diffondere il verbo che l'ha sottratto al Nemico. L'opera di Füssli è la testimonianza di una coscienza incantata ma non sgomenta: l'intelligenza si fa spettatrice dell'accecamento, vede e mostra, in un chiaro disegno, la donna con gli occhi chiusi, la vittima delle tenebre. Un nuovo sapere, una nuova parola, una nuova vista: ecco dove si giunge, quando si è traversato il furore e l'assenza. Ma occorre che le energie spese per il ritorno a sé siano forti a sufficienza. Altrimenti non si giunge in alcun luogo e il furore non è altro che un inabissarsi e un dissolversi nella notte».

EAN: 9788867234615
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Prefaz.di Yves Bonnefoy. A cura di Daniela De Agostini. Milano, SE 2022, cm.10,5x19,5, pp.96, num.tavv.bn.ft. brossura con bandelle,cop.fig.a col. Coll.Piccola Enciclopedia,197. “La malinconia ha un profondo legame con la riflessione e gli specchi. Forse nasce nel punto in cui lo sguardo s’incontra nello specchio, questa «trappola di cristallo». Baudelaire è stato un mirabile testimone della congiunzione di specchio e malinconia. Un tale motivo, che ha dato vita ad allegorie e a rappresentazioni molteplici, esigeva un ascolto attento. Un ascolto qui consacrato ad alcune poesie, tra cui Le Cygne, autentico capolavoro. A questo si aggiunge, sotto l’influenza di Saturno, tutta la serie di «figure chinate», di occhi che si abbassano su altri sguardi, su sguardi che si rivolgono alle lontananze della patria assente o del vano riflesso. «Vedo tua madre» si legge in La Lune offensée «che piega la greve massa dei suoi anni verso lo specchio, imbellettando artisticamente il seno che t’ha nutrito!».” (Jean Starobinski)

EAN: 9788867236855
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A cura di Guglielmo Cavallo, Paolo Fedeli, Andrea Giardina. Roma, Salerno Editrice 1993-2012 tutto il pubblicato 7 volumi cm.17,5x25, pp.515; 625; 687; 531; 730, numerose tavv.in bn.e a a colori ft., legature editoriali in tutta tela, titoli in oro al dorso, sovraccoperte. figurate a colori Stato di nuovo. A cura di G.Alessio, V.Attolini, A.Barchiesi, G.Baudelli, M.Bettini, S.Boesch Gajano, M.Bretone, M.Cagnetta, G.Cambiano, L.Canfora, G.Cavallo, G.Chiarini, M.Citroni, G.B.Conte, P.Cugusi, M.De Nonno, P.De Paolis, C.Di Giovine, P.Fedeli, V.Fera, L.Gamberale, M.Geymonat, G.Gianotti, A.Giardina, I.Gualandri, R.Guerrini, M.Guglielminetti, R.Lizzi, M.Maniaci, D.Musti, E.Narducci, P.G.Parroni, O.Pecere, A.Pennacini, A.Perutelli, G.Piccaluga, O.Polara, A.L.Prosdocimi, C.Questa, R.Raffaelli, M.Scotti, M.Silvestrini, M.Spallone, G.Susini, A.Tartaro, A.Traina, S.Valzina, C.Villa. Vol.I:La Produzione del Testo. (Testo scritto e testo non scritto, Modelli culturali e caratteri originali, I saperi strumentali).pp.520, 48 tavv.ft. Vol.II:La circolazione del Testo. ( Lingua e lingue, La comunicazione orale, La comunicazione scritta, Le dislocazioni letterarie, I vettori ideologici). pp.624, 64 tavv.ft. Vol.III:La ricezione del Testo. (La cultura davanti a se stessa, Le riconversioni del testo, I modi di tradizione, I recuperi). pp.692, 64 tavv.ft. Vol.IV:L'attualizzazione del Testo. (La rivisitazione degli archetipi, Le interpretazioni, I mass-media). pp.532, 48 tavv.ft. Vol.V:Cronologia e bibliografia della letteratura latina.(Cronologia della letteratura latina, Bibliografia della letteratura latina, Indici analitici generali). pp.736, 32 tavv.ft.
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#305767 Epigrafia
Venezia, Stab. Kirchmayr e Scozzi 1880, cm.19x25,5, pp.24, con una tavola e tabelle dove sono ilustrate le iscrizioni con la descrizione. fascicolo, copertina muta.
Usato, buono
Note: frontespizio con porzione mancante.
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#334675 Regione Puglia
Società di Storia Patria per la Puglia 2019, cm.17x24, pp.255 numerose figure a colori nel testo, brossura con copertina figurata a colori. Collana Storia e Tradizione " L'uomo e il mare". Nota di lettura del Prof. Giancarlo Vallone - Chi di noi può elencare i privilegi della bellezza? Così chiedeva il poeta. Ora Franco Mosco tenta di farlo per la sua Gallipoli, che per lui, e per noi, è Gallipoli “la bella”, “la bianca”, “la luminosa”. Questa volta, però, per Mosco, la bellezza non è quella del patrimonio artistico della città, e non ha il tratto morale della sua tradizione associazionistica, già ripetutamente indagati. Ora è la natura che anima la passione di Mosco: Gallipoli nella sua posizione terrena e quindi, evidentemente, il mare. Terra e mare non si affrontano, in questo volume, nella loro sintesi umana, che ha conosciuto anche gli assedi, le cadute, la paura, e la morte che viene dal mare. Terra e mare sono qui unità nella quale la stessa città si dissolve come se ci fosse sempre stata dall’inizio dei tempi, e in fondo è quasi così se pensiamo alla vicenda della preistorica Anxa, che Cremonesi ci ha rivelato decenni fa. Terra e mare sono estremi che qui, a Gallipoli, si toccano unendosi, ed è questo che ora interessa Mosco; l’oggetto del suo studio è la ‘costa’ di Gallipoli, il suo litorale. Si tratta di una costa che egli intende in senso corografico, e non certo negli angusti limiti della sua confinazione giuridica, dato che la descrizione include luoghi ad esempio a nord della città, come la Montagna Spaccata e la spiaggia delle Conchiglie, che non fanno parte, oggi, del distretto amministrativo di Gallipoli, ma che, evidentemente, sono nella costituzione territoriale della sua costa. Per descrivere gli oltre trenta chilometri di lunghezza di questa doppia baia – i Due Mari – divisi dalla città che penetra in mare come vertice a congiunzione dei due archi, o, dice l’autore, come testa di un gabbiano ad ali spiegate nel volo, Mosco impegna un genere letterario poco frequentato nelle ricognizioni costiere, ma di illustre tradizione nelle escursioni montane, ed in particolare alpine, le Promenades. Ci offre una ‘passeggiata’, così la definisce più volte, lungo la costa a nord e a sud della città e, per così dire, nella città stessa. Il suo però non è l’interesse del geografo in senso stretto, ma piuttosto, del viaggiatore e del ricercatore che dei luoghi visitati indaga “le varie denominazioni...che faranno risalire alla loro natura, alla loro origine”; ne indaga insomma la storia, né solo quella onomastica o etimologica. Siamo insomma di fronte anche ad un libro di storia, ma si tratta di una storia diversa e particolare, per nulla o per poco antropocentrica; una storia invece fortemente condizionata dalla geografia e, come sempre in Mosco, riccamente corredata di iconografia, anche inedita o rara, come dipinti tratti da collezioni private, o fotografie quasi sconosciute degli inizi del Novecento. Qualcosa come La montagne à travers les âges della letteratura alpina. Ho anni sufficienti per cogliere il tratto evocativo di queste scritture di Mosco, e cioè la capacità loro di suscitare partecipazione; e questo nasce dal tipo di letteratura impiegata, la passeggiata, il percorso, o il viaggio, che già di per sé inclina a produrre ripetizioni, ricordi, collegamenti, aggiunte. Così rammento di antichi villeggianti, nella vicina e bellissima Santa Maria, che narravano di escursioni, loro bambini, tra le due guerre, lungo viottoli sterrati tra gli scogli, fino a a valicare la Montagna, ancora integra (sarà ‘spaccata’ negli anni Trenta), per bagnarsi nell’acqua tersa delle Conchiglie, allora guardata da una sola villa di un notabile di Sannicola. Ed anche per questo luogo mitico, la Montagna Spaccata, si narrava di donne misteriose improvvisamente apparse a sbarrare la via alle corriere in transito notturno, come se il monte rimpiangesse la sua perduta unità, così come a Torre Sabea, più a sud, Mosco ci narra del timore, al tramonto, di fantasmi; e tra la Montagna e la Torre, s’intravede, muta, la chiesetta basiliana di San Mauro, sfregiata nei suoi pochi affreschi sopravvissuti a barbare e recenti asportazioni, e posta ai margini dell’antichissima via da Nardò a Gallipoli, nel Medioevo luogo reale di agguati e di briganti. Più sul mare, la punta di Rivabella oggi purtroppo interamente edificata, era un tempo frequentata solo da allevatori e mercanti di cavalli, per le polle d’acqua dolce dove gli animali s’abbeveravano liberamente. Percorsi, forse meno noti, almeno per quanti conoscono da sempre la baia a nord, ci vengono proposti per la baia a sud, diciamo dalla Torre San Giovanni fino ‘al Cotriero’ (la Punta Cutrieri), ma al centro di queste due baie c’è la città, ed è forse qui, nella descrizione di Gallipoli, che il lavoro di Mosco diventa più vivo e articolato, ed anche più ‘storico’. Quel che qui interessa Mosco è quanto di Gallipoli sporge sul mare, è l’interazione tra terra e mare, tra uomini e cose per la vita sul mare e dal mare. I cantieri navali, anzitutto, ed anche qui Mosco si mostra eccezionale conoscitore d’un antico mestiere: il costruttore d’imbarcazioni con i suoi infiniti attrezzi; quindi le darsene e, naturalmente il porto, con la sua illustre storia di commercio, fiorente fino al declinare dell’Ottocento. Alle spalle, la città, ma quel che della città è per il mare e che Mosco vede dal mare. Perciò la stessa piattaforma di scoglio su cui la città vecchia si erge, come nell’antica descrizione del Galateo, e la cinta muraria, abbassata, evidentemente, rispetto alla sua genesi, ma sopravvissuta per la stessa conformazione insulare del sito. Colpisce il lettore l’individuazione di antichi metodi per difendere le costruzioni dalla risalita dell’acqua incombente, come i grossi tronchi di pino conficcati in profondità nel terreno, prima delle mura. Tratto dopo tratto, il lettore riscopre i tanti punti notevoli, i fortini, le torri, i baluardi, gli scogli, i porticcioli, gli scali, gli isolotti che, visti dal mare, evocano una storia diversa della città, che riguarda non soltanto i mestieri del mare: gli artieri di barca, i pescatori, i palombari, ma anche la gioia del mare: gli stabilimenti di città, i bagnanti ricchi e poveri, gli sport marittimi, e la vela in particolare, il turismo dalle origini alle sue recenti esplosioni. Ogni angolo, ogni posizione congiunge storia e memoria, conoscenza temperata dalla necessità di proseguire il percorso, che però si offre a traccia suscitativa di suggestioni e, forse, di racconti. Senza terra, ma tutta sul mare, era poi la famosa ‘tonnara’, fonte fino al disarmo (1973) di ricchezza ma anche di contenzioso con Nardò e le sue marine, e che Mosco descrive con estrema attenzione alle sue tecniche di pesca, e con rara competenza, in pagine che sono forse le più animate del volume. Quindi, in specie oltre la città, gli stabilimenti balneari ed in particolare il Lido San Giovanni, celebre fino agli anni Ottanta e gli altri, fino alla la Punta Cutrieri, che chiude la baia del sud. Qui finisce anche il libro che, come avviene, ha lasciato però l’orma per ritornare
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Note: Internamente è presente una cartolina completamente scritta, molto fitta con dedica dell'Autore.
EUR 23.00
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Con i Sermoni di Gasparo Gozzi e Satire di Orazio Flacco. Capolago, Tipografia Elvetica 1832, cm.8x14. pp.460, rilegatura cartonata con dorso in pelle marrone. titoli in oro al dorso.
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Note: Aloni, imperfezioni, bruniture, normali tracce d'uso e comprensibili segni del tempo.
EUR 34.00
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